martedì 5 novembre 2013

IL MESE DI NOVEMBRE PER LA SOLIDARIETA' AL POPOLO BASCO

Doppio contributo che parla di Euskal Herria e del problema dei prigionieri politici baschi,col primo articolo preso da Infoaut che parla dell'inizio dello sciopero della fame che una decina di compagni ha intrapreso nel carcere di Siviglia per denunciare le condizioni al limite di quello che si possa definire"umano"in cui vivono.
Il secondo è un comunicato congiunto di"Un caso basco a Roma",l'associazione nata quando Lander Fernandez Arrinda(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/06/lander-askatu.html )è stato arrestato nella città capitolina per poi venire estradato in Spagna,e di tutta la rete degli amici ed amiche del popolo basco che ha sedi su tutto il territorio nazionale.
Questo testo parla del mese di novembre,importante per alcune scadenze nelle quali si terranno importanti processi a carico di attivisti per l'indipendenza basca e simpatizzanti del movimento Aht Gelditu(No Tav basco)e l'arrivo in Italia di alcuni attivisti di Segi,organizzazione giovanile indipendentista di Euskal Herria illegalizzata dallo Stato fascista spagnolo.

Prigionieri politici baschi iniziano sciopero della fame.
 
I prigionieri politici baschi detenuti nel carcere di Siviglia II hanno dichiarato oggi l'inizio di uno sciopero della fame per le gravi condizioni di vita a cui sono costretti all'interno della prigione. Dei 13 prigionieri politici baschi che si trovano nel carcere andaluso, undici (Iker Agirre, Gurutz Agirresarobe, Koldo Aparicio, Asier Arzalluz, Juan Mari Etxebarri, Garikoitz Etxeberria, Jesus Goikoetxea, Manuel Gonzalez, Juan Lorenzo, Roberto Lebrero e Urtzi Paul) hanno iniziato uno sciopero della fame ad oltranza, mentre altri due (Javi Agirre e Iñaki Arakama) non hanno iniziato lo sciopero anche se si sono uniti alla protesta.
Sebbene siano note le condizioni in cui in generale i prigionieri e le prigioniere politiche basche versano all'interno delle carceri in cui sono rinchiusi, nel carcere di Siviglia si vive da tempo una situazione di grande tensione e di pessime condizioni di vita. Da quando sono stati trasferiti nella casa circondariale di Siviglia, quattro mesi fa, i prigionieri politici si trovano in regime di isolamento, non viene loro concesso di fare nessun tipo di attività mentre hanno il permesso di uscire all'aria aperta solo 4 ore al giorno, di tre in tre, non prima di averli fatti passare attraverso il metal detector e di averli perquisiti da capo a piedi. Affinché non coincidano in più di tre persone ogni due giorni sono obbligati a passare 26 ore senza uscire dalla loro cella. A questo si aggiungono le continue umiliazioni e perquisizioni corporali ad ogni visita con i famigliari e la scarsa assistenza medica che a volte si riduce a una volta al mese.
Durante questi mesi, i prigionieri politici hanno più volte fatto richiesta al direttore del carcere di migliorare le condizioni cui sono sottoposti, allo stesso modo hanno presentato denunce e istanze alle istituzioni penitenziarie e ai giudici, senza ricevere nessuna risposta. Lo sciopero della fame iniziato oggi, ha quindi come obiettivo quello di ottenere delle condizioni minime di dignità che spettano a tutti i prigionieri oltre che a denunciare pubblicamente il trattamento a loro riservato all'interno delle carceri spagnole e non solo.
AMNISTIA E LIBERTA’ IN EUSKAL HERRIA
Hamaika herri borroka bakarra -Tanti popoli un' unica lotta
La solidarietà fa andata e ritorno
 
Parlare di Paesi Baschi vuol dire parlare di noi. Questo è vero da sempre e appare ancora di più con il passare degli eventi e delle fasi politiche. Il paese negato si trova al centro di quella Europa dove la dittatura della finanza impone controllo e crisi senza risparmiare nessuno. In particolare i baschi devono subire le politiche di attacco ai diritti sociali e nazionali da parte di due governi, spagnolo e francese. Anomalia che si aggiunge al fatto che questi stati e le loro forze di polizia occupano e militarizzano gran parte del territorio in questione.  La richiesta di autodeterminazione è un’urgenza democratica, che non solo affonda le proprie radici in una diversità culturale e politica storica, ma che oggi appare anche come l’unica possibile uscita dalla crisi, attraverso la costruzione di un modello sociale e politico altro, di ispirazione socialista  che nel contesto basco ha da tempo creato le condizioni strutturali e di massa per concretizzarsi.
L’attualità del Paese basco è data anche dal fervente dibattito che lì si sta sviluppando circa la fase politica in corso. Abbandonata la lotta armata, il movimento indipendentista basco sta ridefinendo l’assetto interno di una composizione complessa ed unica nel quadro della sinistra europea. Fanno parte del movimento in modo organico l’organizzazione giovanile Ernai, il sindacato di classe LAB e un partito politico come SORTU. A questi si devono aggiungere le associazioni di massa, le occupazioni,i collettivi contro lo sfruttamente del territorio, i movimenti sociali, collettivi e associazioni culturali per la difesa della lingua e della culutra basca, le organizzazioni che si occupano di internazionalismo e dei pres@s politici, e i pres@s stessi, organizzati in collettivo politico,l' EPPK, che vuole partecipare attivamente alla vita politica e sociale di Euskal Herria.
La solidarietà con i Paesi Baschi si alimenta e si rinnova nella connessione delle lotte di oggi. Una discussione sulla repressione o la militarizzazione dei territori, ovunque si faccia, deve tenere in considerazione anche quello che accade quotidianamente nei Paesi Baschi I comitati contro il TAV che si sono determinati in Val di Susa e in Euskal Herria si conoscono, si parlano, si scambiano conoscenza, strumenti ed esperienze di lotta, perché più intensi e simili tra loro di quelli sviluppati altrove contro l’alta velocità. Il dibattito che sta nascendo sulla tortura e sull’amnistia nel contesto italiano, può attingere dalla triste esperienza fatta dai movimenti baschi in questi lunghi decenni.
Insomma parlare di Paesi Baschi vuol dire parlare di noi.
 
Ad ottobre si è scatenata la macchina repressiva dello Stato spagnolo, senza che questo rappresenti una novità con il passato, nonostante il nuovo scenario di superamento della lotta armata iniziato ormai da ben due anni. Sono stati arrestati 18 compagn@ di Herrira, l’organizzazione basca che lotta per i diritti e la liberazione dei pres@s politici, con l’accusa di sostegno alla lotta armata. In particolare gli viene contestato l’organizzazione di ONGI ETORRI, atti  politici di benvenuto che si celebrano in occasione della scarcerazione dei\delle prigionier@. Sono stati rilasciati una settimana dopo in libertà condizionale in attesa del processo. La notte di domenica 13 ottobre dopo un intervento violento e diverse cariche è stato rotto il muro del popolo (HERRI HARRESIA) a Iruna. La città si era stretta, infatti, intorno a Luis Goñi, giovane condannato a sei anni di detenzione per appartenenza all’organizzazione giovanile della sinistra indipendentista, SEGI. Tutto ciò non ha purtroppo impedito l’arresto, anzi ha dato il via alla settimana dei grandi processi contro il movimento indipendentista basco: quasi 200 compagn@, giovani, responsabili di partiti, di associazioni, di herriko taberna sono coinvolt@ nell’operazione, basata sul solito copione accusatorio del “tutto è ETA”. In questo caso l’accusa richiede più di 400 anni di carcere complessivo.
La Spagna ha però subito da poco un duro colpo. La Corte  Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha condannato definitivamente la “dottrina Parot”, che prevede l’allungamento arbitrario delle condanne, creando delle situazioni di ergastolo di fatto, pur essendo questo formalmente vietato dall’ordinamento spagnolo. In seguito alla sentenza di Strasburgo è stata scarcerata Ines del Rio, dopo 26 anni di prigionia, e si delinea la possibilità di liberare in questo modo quasi 60 pres@s politic@ considerati “storici”. Non si è fatta attendere la risposta di Madrid, dove hanno manifestato contro questa decisione la destra estrema e parte del governo, per ribadire la loro contrarietà alla liberazione dei\delle prigionier@ ma soprattutto ad ogni progetto di autodeterminazione e liberazione sociale; la loro soluzione continua ad essere “giustizia per una fine con vincitori e vinti”. Il mese si è chiuso con la decisioni dei\delle prigionier@ politic@ baschi detenuti nel carcere di Siviglia II di iniziare uno sciopero della fame per le gravi condizioni di vita a cui sono costretti all'interno della prigione.
 
Novembre, dunque, si prevede come un mese particolarmente significativo e vogliamo attraversarlo in modo attivo e solidale.
 
·        Il primo appuntamento sarà quello dell’11, in cui saremo a Madrid, dove di fronte ai giudici dell’Audiencia Nacional saranno processati Lander e Aingeru. Questo processo si basa su una finta testimonianza estorta sotto tortura, come ha potuto documentare nel suo ultimo rapporto sulla Spagna, anche il Relatore Speciale dell’ONU contro la Tortura, Theo Van Boven. La Spagna è stata più volte condannata per aver violato i diritti dell’uomo ma continua noncurante a torturare e a proseguire con i processi politici contro la dissidenza sociale e politica basca. Saremo a Madrid e in diverse piazze in Italia per denunciare le politiche repressive spagnole e francesi e chiedere la liberazione dei nostri compagni, rilanciando una soluzione collettiva per il ritorno a casa di tutte e tutti i priginier@ e gli esiliat@. Entrambi sono già detenuti, Lander in particolare ha vissuto negli ultimi due anni a Roma, in modo attivo e militante, contribuendo all’inizio di un percorso che ha rimesso in agenda la questione basca nella città.  Ad aprile è stato estradato, con la complicità delle autorità italiane, dopo 10 mesi di arresti domiciliari. Anche in questa occasione non li lasceremo soli.
 
·        A metà novembre saranno in Italia delle/i compagn@ di SEGI. Hanno ottenuto un permesso speciale per questo viaggio, sono infatti parte del maxi-processo 26\11, un vero e proprio processo politico che coinvolge circa quaranta giovani baschi senza accusa di reati specifici. Parte di loro ha già scontato complessivamente 50 anni di detenzione preventiva, ma rischiano altri 240 anni solo per aver fatto parte di un organizzazione giovanile indipendentista che la Spagna ha dichiarato illegale. In questi giorni stiamo organizzando delle iniziative pubbliche per incontrali e confrontarci con loro su temi comuni come le lotte sociali e la repressione. Con loro organizzeremo dibattiti e incontri
 
·        Altra data sulla quale si concentreranno iniziative sarà quella del 18 novembre in cui ci sarà il processo contro quattro militanti del movimento NO TAV basco. Due anni fa durante un incontro della comunità di lavoro dei Pirenei a Tolosa tirarono una torta in faccia alla presidentessa della Navarra, Yolanda Barcina, esponente della destra reazionaria e tra i principali responsabili dell’imposizione del treno ad alta velocità nei Paesi Baschi. Per questo rischiano condanne tra i 5 e i 9 anni, e anche in questo caso faremo sentire la nostra voce e la nostra solidarietà con le/gli accusate/i
 
Parlare dei Paesi Baschi vuol dire parlare di noi, ne siamo sempre più convint@. Vi invitiamo a partecipare alle prossime iniziative proposte, a contribuire e sostenere i nostri comitati a moltiplicare i momenti di incontro e dibattito ovunque, a promuovere e aderire agli appelli e convocazioni che ci saranno.
 
La solidarietà non si arresta e, come ci insegna il popolo basco, solo goccia dopo goccia e con l'impegno di tutte e tutti, si forma un mare.
 
TANTAZ TANTA, EUSKAL PRESO ETA IHESLARIENEN ESKUBIDEEN ALDE
 Un Caso Basco a Roma e Rete EHL Italia - Amici e Amiche del Popolo Basco
 

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