martedì 1 ottobre 2013

LE PROTESTE DI IERI IN EUSKAL HERRIA

L'articolo odierno preso da Contropiano(link:http://www.contropiano.org/internazionale/item/19405-paese-basco-in-manette-la-solidarieta-pestata-una-senatrice )parla delle reazioni avvenute in Euskal Herria dopo l'arresto di diciotto lavoratori dell'associazione per i diritte dei prigionieri politici baschi di Herrira(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/09/i-compagni-di-herrira-liberi-subito.html )e la chiusura di tutte le loro sedi(ieri erroneamente avevo scritto che erano stati messi i sigilli solo ad alcune)oltre al blocco di tutti i conti correnti bancari aperti per le donazioni.
Molte le manifestazioni ieri,con gravi scontri ad Hernani(nel primo link c'è il video)con l'Ertzaintza che si prodigava in cariche e manganellate contro chi trovava,ed è stato indetto per sabato pomeriggio un grande corteo a Bilbao per solidarizzare con gli arrestati e i denunciati a piede libero.
Questa ennesima dichiarazione di guerra del governo centrale di Madrid aumenta non solo la tensione e la rabbia di tutto il popolo basco,ma potrebbe interrompere il processo di pace che per ora è stato solo unilaterale:molte le reazioni politiche non solo della sinistra abertzale e dei movimenti indipendentisti baschi,ma gravi critiche pure dal Pnv e dai socialisti che accusano il premier Rajoy di voler distogliere i grossi problemi spagnoli creandone in Eukal Herria di artificiali.
Elkartasuna ez da delitua!Atxilotuak askatu!(La solidarietà non è un crimine!Rilasciare gli arrestati!).

Paese Basco: in manette la solidarietà. Pestata una senatrice

“Herrira è un tentacolo dell’ETA”. E’ con questa folle dichiarazione che ieri il ministro degli Interni di Madrid Jorge Fernández Díaz ha rivendicato l’ennesima provocazione contro il processo di pace. E’ questa la giustificazione – “tutto è ETA”, come ai bei tempi di Garzon quando si mettevano fuori legge partiti e organizzazioni di massa e si chiudevano radio e quotidiani – della maxiretata di ieri contro il movimento popolare che ha portato all’arresto di 18 coordinatori e attivisti del movimento basco di solidarietà con i prigionieri politici. Un movimento trasversale, dinamizzato dalla sinistra indipendentista ma che al suo interno raccoglie pezzi assai variegati della società basca, stanca delle rappresaglie di Madrid contro i prigionieri tenuti in ostaggio da un paese che non ne vuole sapere di pace e democrazia.
Secondo il giudice Eloy Velasco, che ha ordinato l’arresto dei dirigenti di Herrira, la chiusura di tutte le sue sedi e dei conti bancari, il movimento popolare che chiede il rimpatrio dei prigionieri nelle carceri basche e il rispetto dei loro diritti umani altro non sarebbe che uno strumento dell’ETA. L’assalto ieri di centinaia di poliziotti incappucciati e mitra alla mano a sedi pubbliche di un movimento che ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone e che in due anni ha fatto il giro di istituzioni internazionali e governi per denunciare le violazioni dei diritti umani da parte di Madrid è opera dell’Audiencia Nacional, tribunale speciale agli ordini del governo di turno, in questo caso la destra di Mariano Rajoy.
L’ennesima provocazione ad un processo negoziale che non è mai decollato non solo è stata denunciata con forza dalle varie forze del movimento indipendentista, ma anche dai partiti regionalisti baschi, come il PNV. Addirittura i socialisti del PSE, con una dura dichiarazione del loro presidente Jesús Eguiguren, hanno definito gli arresti di ieri “una provocazione del governo e un’autentica assurdità giuridica e politica”. “L’operato della Guardia Civil è comprensibile solo se visto come frutto dell’intenzione di riaprire problemi che non esistono ed alimentare l’idea che nel paese basco continui ad esistere un grave problema (il ‘terrorismo’, ndr) occultando così i veri problemi del paese” ha denunciato Egiguren, esponente di un partito che ha sempre sostenuto la “politica antiterrorista” della destra spagnola.
In una conferenza stampa, i portavoce di Herrira ancora a piede libero hanno denunciato ieri che attraverso arresti e perquisizioni lo Stato Spagnolo mira a criminalizzare tutte le attività del movimento di solidarietà con i prigionieri politici baschi e di sostegno al processo di pace. Herrira denuncia come una provocazione il fatto che la retata sia stata ordinata alla vigilia della decisione del Tribunale dei Diritti Umani di Strasburgo in merito alla cosiddetta ‘Dottrina Parot’, un inasprimento delle condanne per i prigionieri in carcere, retroattivo, deciso alcuni anni fa dalla magistratura e dal governo spagnoli.Gli arresti di ieri non sono stati l’unica provocazione della giornata. Grida vendetta la violentissima carica dei reparti antisommossa della Polizia Autonoma Basca – l’Ertzaintza – contro una folla di attivisti della sinistra basca che ieri per ore avevano assistito attoniti, per circa 12 ore, prima agli arresti di dieci coordinatori di Herrira impegnati in una riunione e poi nella perquisizione della sede del movimento. Nel tardo pomeriggio, quando il numero di manifestanti è aumentato e la Guardia Civil ha cominciato a caricare gli arrestati sui furgoni, è partita una violentissima carica a freddo contro i dimostranti colpevoli di gridare slogan. A farne le spese varie persone, tra le quali anche la giovane senatrice Amalur Mendizabal: nonostante mostrasse il proprio tesserino di membro del Senato un agente gli ha fracassato la faccia con una manganellata. Ci sono voluti 8 punti per chiudere la ferita.Manifestazioni si sono tenute ieri in tutto il Paese Basco, a decine di migliaia sono scesi in piazza nei capoluoghi e nei centri minori sia del lato francese che di quello francese per denunciare quanto accaduto in mattinata. Una manifestazione nazionale è stata convocata per sabato prossimo a Bilbao, con partenza alle 17,30 dalla piazza Aita Donostia. Il processo di pace sembra un ricordo del passato, e a pensarci bene di passi concreti ne hanno fatti solo la sinistra indipendentista e l’organizzazione armata, pronta ormai al disarmo dopo aver abbandonato definitivamente l’uso delle armi. Madrid è ancora in guerra.

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