L'articolo di Infoaut,cui allego pure uno di Contropiano(http://www.contropiano.org/documenti/item/15321-sulla-dottrina-parot-la-voce-dei-prigionieri-politici-baschi )e di Un caso basco a Roma(http://uncasobascoaroma.noblogs.org/post/2013/10/21/dottrina-parot-la-corte-europea-condanna-la-spagna/ ),parla della decisione dell'immediata scarcerazione della compagna basca Ines Del Rio che secondo l'introduzione di questa magagna in materia di giurisprudenza aveva avuto una condanna di circa 3000 anni(nulla in confronto a chi ha dato il nome a questa dottrina,Henry Parot con una somma di 4800 anni!)e che ora rivedrà il cielo senza le sbarre davanti.
Ora Rajoy ed il suo governo di destra sono indaffarati per poter trovare ancora qualche astrusa soluzione affinché questa sentenza europea non possa venire applicata e nel caso inventarsi qualche altra decisione repressiva nei confronti dei prigionieri politici baschi e delle altre realtà indipendentiste spagnole.
Altre info in castigliano sulla dottrina Parot sono qui:http://es.wikipedia.org/wiki/Doctrina_Parot .
Panico a Madrid: la corte di Strasburgo boccia la ‘dottrina Parot'.
Duro colpo per
il governo di destra e per un’intera classe politica che continua imperterrita
la sua guerra contro la sinistra basca. Una guerra fatta di arresti,
illegalizzazioni, torture, violazioni dei diritti umani e politici.
Dopo mesi di attesa, infatti, questa mattina il
Tribunale Europeo dei Diritti Umani ha respinto il ricorso presentato
dall’esecutivo di Madrid contro una sentenza emessa dallo stesso tribunale
internazionale nel luglio del 2012. Più di un anno fa infatti la Corte di
Strasburgo aveva bocciato il carattere retroattivo di una legge spagnola – la
197/2006 – che viola il Trattato Europeo sui Diritti Umani. Con il
pronunciamento di oggi il Tribunale Europeo conferma la sua decisione e ordina
l’immediata messa in libertà della prigioniera politica basca, arrestata 26 anni
fa e rimasta in carcere a causa della ‘dottrina Parot’, un meccanismo repressivo
adottato da Madrid alcuni anni fa e che conteggia i benefici penitenziari sul
totale degli anni di condanna inflitti ai prigionieri – nel caso di Ines del Rio
circa 3000 (!) – e non sul numero massimo di anni di carcerazione previsti dalla
legge spagnola, cioè 30.
Alla militante dell’ETA, che da anni soffre di
una forma molto aggressiva di cancro, la ‘dottrina Parot’ venne applicata a
partire dal giugno 2008, quando secondo le leggi vigenti mancava poco alla sua
scarcerazione. Il ricorso al tribunale internazionale, accettato da Strasburgo,
accusava la Spagna di violare vari articoli del Trattato Europeo sui Diritti
Umani, in particolare il 14 che proibisce leggi discriminatorie applicate per
motivazioni politiche solo ad una certa categoria di prigionieri, in questo caso
i prigionieri politici baschi.
Il ricorso del governo spagnolo è stato respinto
all’unanimità da tutti e diciassette i giudici del tribunale internazionale,
mentre dieci di loro – contro sette – hanno deciso che l’esecutivo di Madrid
debba risarcire entro 3 mesi Ines del Rio con 30 mila euro, in quanto la
prigioniera politica di Tafalla ha subito un danno morale. All’unanimità i
giudici impongono al governo spagnolo di pagare le spese processuali per un
totale di 1500 euro.
La notizia risuona a Madrid come un vero e
proprio affronto, una bocciatura netta di una delle ennesima leggi d’emergenza
inventate ad hoc dai governi degli scorsi anni per inasprire una legislazione
speciale già pesantemente criticata da alcune istituzioni internazionali (non da
UE e USA naturalmente, che hanno sempre appoggiato incondizionatamente la
repressione contro la sinistra basca).
La sentenza di Strasburgo, oltretutto adottata
all’unanimità, delegittima la politica ‘della fermezza’ del governo Rajoy e
soprattutto crea una potenziale spaccatura all’interno della destra spagnola.
Già nel settembre del 2012 i settori più reazionari del Partito Popolare,
raccolti attorno a Jaime Mayor Oreja e alle varie associazioni delle ‘vittime
del terrorismo’, avevano scatenato una forte campagna contro la decisione da
parte del governo di scarcerare un prigioniero politico basco - Josu
Uribetxeberria Bolinaga – perché malato terminale di cancro ed in fin di
vita.
L’accoglimento del ricorso di Ines del Rio non
avrà effetto solo nel suo caso, ma anche su altre decine di prigionieri politici
della sinistra indipendentista tenuti in carcere attraverso l’applicazione della
Doctrina Parot, introdotta nel 2006. Già nei giorni scorsi, consapevole della
bocciatura da parte del Tribunale dei Diritti Umani, Rajoy e i suoi avevano
lanciato una campagna allarmistica denunciando che la decisione di Strasburgo
avrebbe rimesso in libertà 61 ex militanti dell’ETA, sei membri del gruppo
armato antifascista spagnolo Grapo, un militante dell’Esercito Guerrigliero del
Popolo Galiziano Libero ed altri 15 prigionieri ‘sociali’. Annunciando comunque
che l’esecutivo avrebbe adottato tutte le misure a sua disposizione per non
obbedire ad una eventuale sentenza sfavorevole puntualmente giunta.
Per il pomeriggio di oggi ministri e dirigenti
del Partito Popolare hanno annunciato riunioni straordinarie e conferenze
stampa: l’intenzione del PP è rifiutare l’applicazione in blocco della sentenza
del tribunale internazionale ma far si che la magistratura spagnola – la stessa
che ha inventato la Doctrina Parot – analizzi uno per uno eventuali ricorsi
presentati dai condannati tenuti in carcere sulla base di un procedimento
contrario alla legge. La preoccupazione del Partito Popolare è grande. In
particolare il timore è che un suo eventuale ‘cedimento’ di fronte alla sentenza
proveniente da Strasburgo sollevi una ondata di indignazione nei settori più
reazionari e fascistoidi dell’opinione pubblica spagnola, che di risolvere il
conflitto basco con giustizia e attraverso una via politica e democratica non ne
vogliono proprio sapere e che potrebbero far pagare cara a Rajoy una sua
eventuale posizione ‘accomodante’ nei confronti di quanto deciso dal Tribunale
dei Diritti Umani.
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