mercoledì 23 ottobre 2013

MA CHI RUBA IL LAVORO A CHI?

L'episodio del ragazzo della provincia di Lecco assassinato in Inghilterra a soli diciannove anni,Joele Leotta,sta destando vasto cordoglio e commozione perché è frutto dell'ignoranza e del razzismo stavolta accaduto al di fuori dei nostri confini.
Con le stesse scuse che spesso fascisti,leghisti e tutta quella merda di quella specie accampano per difendere i loro interessi,il giovane che era su suolo britannico da appena dieci giorni e che già lavorava presso un ristorante,è stato massacrato da una decina di bestie dicendo che gli stava rubando il lavoro.
Assieme alla vittima,seguita fino a casa ed accoltellata a morte,vi era pure un suo amico che è scampato al massacro,e che ha testimoniato alla polizia inglese i futili motivi dell'aggressione:dalle prime notizie ci sono stati nove fermi,due scarcerati dietro cauzione e dalle prime notizie sarebbe coinvolto solo un cittadino di nazionalità britannica,con le indagini che stanno proseguendo tutt'ora.
L'articolo è preso da"Repubblica",cui allego un altro link del 2009 dove si evince che l'avversione verso gli italiani e altri stranieri visti come invasori pronti a rubare posti di lavoro è purtroppo diventata di attuale rilevanza:http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/esteri/gb-raffinerie-italiani/gb-raffinerie-italiani/gb-raffinerie-italiani.html .

Lecchese di 19 anni ucciso nel Kent:"Voi italiani venite a rubarci il lavoro".
      
Joele Leotta si era trasferito a Maidstone per imparare l'inglese e aveva trovato lavoro con un amico in un ristorante. Sono stati aggrediti da nove ragazzi fra i 21 e i 25 anni, solo uno è inglese. Il padre: "Non era un attaccabrighe".
 
Un diciannovenne di Nibionno (Lecco), Joele Leotta, è stato ucciso a calci e pugni a Maidstone, capoluogo del Kent, da un gruppo di nove ragazzi tra i 21 e i 25 anni che volevano impartire una lezione a lui e a un suo amico "perché - questo il motivo come raccontato dal quotidiano Il Giorno - rubavano il lavoro agli inglesi". I nove fermati dalla polizia sono stranieri, solo uno è inglese. Due di loro, un uomo di 45 anni e un giovane di 23, sono poi stati rilasciati su cauzione. Subito dopo l'agguato Joele è stato trasferito al King's College Hospital, dove è morto poco dopo. Sconvolti i genitori e il fratello in un paese che da quando si è diffusa la notizia, è diventato meta di un pellegrinaggio fino alla frazione di Tabiago. La famiglia Leotta è giunta in Inghilterra ed è assistita dal personale del consolato. Il padre ha detto: "Era arrivato solo una settimana fa, escludo abbia avuto il tempo di infilarsi in situazione di rischio". La notizia della morte del ragazzo in pochissimi minuti è dilagata sui social network, con decine di messaggi di cordoglio lasciati nella bacheca di Facebook da amici e conoscenti.
In trasferta per imparare l'inglese. Joele Leotta era andato in Inghilterra per imparare l'inglese. Per mantenersi aveva trovato impiego con l'amico Alex Galbiati, anch'egli di Nibionno, in un ristorante della zona, il Vesuvius. E' qui che una banda di balordi ha cominciato a importunare i due amici, accusandoli di rubare lavoro agli inglesi. Quando i due ragazzi lecchesi erano nel loro alloggio, i nove hanno fatto irruzione e li hanno massacrati, Uno di loro avrebbe anche usato un coltello contro Leotta. L'amico ha avuto lesioni al collo, alla testa e alla schiena, dopo un ricovero di due giorni è stato dimesso dall'ospedale. Il console generale d'Italia a Londra, Massimiliano Mazzanti, sta seguendo da vicino la vicenda: "Sono in corso le indagini di polizia e siamo in attesa di capire esattamente cosa sia accaduto".
"Urlavano: italiani di m...". Il sindaco di Nibionno, Claudio Usuelli, parla di "comunità sconvolta" dalla notizia dell'omicidio. Usuelli racconta che, da quanto ha appreso da "fonti qualificate", le nove persone che hanno aggredito Joele e il suo amico "hanno sfondato la porta della loro camera urlando: italiani di m..., ci rubate il lavoro". Il sindaco polemizza anche con le autorità inglesi che hanno avvisato con ritardo quelle italiane. "Dobbiamo prendere lezioni di efficienza tutti i giorni da inglesi, tedeschi e altri, quando in questo caso i carabinieri di Costa Masnaga e la Farnesina si sono impegnati al massimo per dare informazioni alla famiglia di Joele. "I familiari sono stati informati da un'amica del ragazzo dall'Inghilterra - ha spiegato il sindaco - Solo grazie ai carabinieri e alla Farnesina sono riusciti a capire che cosa era successo. Non dagli inglesi, che si sono mossi in ritardo".
La polizia: dubbi su movente razziale. "Sono state originariamente fermate nove persone, sette rimangono in stato di arresto" ha detto il portavoce della polizia del Kent, Richard Allan, precisando che delle due persone rilasciate, che dovranno presentarsi alle forze dell'ordine a dicembre quando verranno sentite sulla base degli sviluppi delle indagini, solo una è di nazionalità britannica. Sul movente, Allan dice che le indagini stanno continuando a tutto campo per capire cosa davvero ci sia all'origine di quanto accaduto e ci sono "diversi dubbi" sull'ipotesi investigativa del movente razziale, "al momento non siamo convinti che all'origine dell'episodio ci sia stata una disputa legata al lavoro" ha spiegato. Avanza un'ipotesi Omar Galbiati, fratello di Alex. Sulla sua pagina Facebook scrive che c'è stato "uno scambio di persona".
Il padre: "Ucciso da un gruppo di bestie".  "L'unica cosa certa è che mio figlio è stato ammazzato da un gruppo di bestie... sul movente non posso ancora dire nulla" ha detto Ivan Leotta, il padre di Joele, da Londra. "Era arrivato solo una settimana fa - ha continuato - escludo abbia avuto il tempo di infilarsi in situazione di rischio" e il ristorante "se non sbaglio è gestito da italiani". Leotta ha detto anche di aver cercato di parlare con Galbiati, "ma è ancora sotto shock oltre che malridotto per il pestaggio subito". E sull'omicidio del figlio: "Siamo tutti talmente frastornati che non riusciamo neppure a pensare, ora vogliamo capire, poi vedremo cosa fare. Mio figlio non era uno a cui piaceva far l'attacabrighe e comunque era appena arrivato, non avrebbe neppure avuto il tempo per venire in attrito con qualcuno".  "Non si può morire a vent'anni per cercare lavoro" è stato il commento di Andrea Augutini, il cugino del ragazzo ucciso: "I genitori di Joele hanno saputo della morte del figlio dai genitori di Alex. I carabinieri ci hanno avvertito 24 ore dopo l'omicidio".
Il diario su Facebook. Joele era cresciuto a Tabiago e aveva frequentato l'asilo di Cibrone (altra frazione del paese), le elementari a Nibionno e le scuole medie a Costa Masnaga, sempre nel Lecchese. Dopo la maturità all'istituto Gandhi, a Villa Raverio, era riuscito a trasformare in realtà il desiderio di trasferirsi in Gran Bretagna alla ricerca di un futuro migliore. Il 17 ottobre scorso scriveva sulla sua pagina Facebook: "Sono in Inghilterra, sto cercando di sistemarmi qui. Ho trovato lavoro in un ristorante italiano, con origini napoletane, e ora sto imparando a fare il cameriere, davvero tutto perfetto". Dai post in bacheca si evince che il ragazzo amava il rap, era tifoso dell'Inter e aveva 1.223 amici sul social network. Aveva modificato la sua 'città attuale' in Maidstone e aggiunto il nuovo lavoro al Vesuvius Restaurant.
Il ricordo dell'istruttore di basket. "Lo conoscevo bene perché giocava nella squadra di basket che io seguo come istruttore. Era un ragazzo socievole, tranquillo. Conosco bene anche il padre: non riusciamo a credere a una tragedia simile", racconta Enrico Oldani uno dei responsabili della squadra di basket di Nibionno in cui giocava Joele. Il ragazzo, secondo quanto racconta il suo tecnico, aveva un sacco di amici, stava volentieri in gruppo e soprattutto era uno a cui non piaceva mettersi nei guai. "Lo conosco da quando era un ragazzino, mai saputo che avesse avuto problemi - ha aggiunto Oldani - Ora assieme a noi c'è il suo fratellino".
Gli sfoghi sulla bacheca di Joele. Tante parole di condoglianze, di tenerezza, ma anche di rabbia sul profilo di Joele, il ragazzo lecchese di 19 anni ucciso in Inghilterra. "Noi pensiamo sempre che all'estero siano più civili di noi... non è così, non solo in Inghilterra ma in generale, dobbiamo toglierci dalla testa che siamo un Paese sottosviluppato" scrive Giulia. "Bastardi, vogliamo giustizia", aggiunge Patrizia. Sul suo profilo ci sono tante fotografie di Joele, cappellino in testa, sguardo aperto, gli occhi scuri e profondi. Appena si è diffusa la notizia della sua morte la pagina si è riempita di frasi e commenti. Non solo di amici, ma anche di genitori, come Loredana,che hanno un figlio in partenza per l'estero. "Mio figlio è in procinto di partire per la Germania, vivo con dolore la violenza subita - scrive - questi nostri figli che vogliono fare qualcosa per superare le difficoltà di lavoro in Italia". O un conoscente che scrive in inglese. "My friends always told me 'Never go to England. There's the italians hunting (I miei amici mi hanno sempre detto non andare in Inghilterra, c'è la caccia all'italiano)".

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