Ma i casi ultimi accaduti a Livorno e a Sarzana sono l'apice dell'interferenza della sbirraglia che sconfina dal mero rapporto legge-ultrà e invade la vita quotidiana:infatti fioccano Daspo e denunce nei confronti di persone che si organizzano viaggi e trasferte e che vengono fermate da pattuglie intere anche a distanza di chilometri dagli impianti sportivi.
E'quanto accaduto ai tifosi della Sampdoria e del Brescia nelle ultime settimane,con complessivamente più di cento persone daspate in quanto la repressione preventiva permette tutto questo e molto di più,con la possibilità di arresti differiti nel tempo e una sorta di accanimento atto ad ammansire il tifoso per tenerlo a casa al comodo davanti alla televisione.
Del caso dei cori discriminatori sia per motivo razziale che territoriale non ne parlo ora,ci vorrebbe più tempo,anche se le conclusioni mi sembrano ovvie tenendo conto le enormi differenze tra offese e offese.
L'articolo è preso dal sito di Radio Onda d'Urto(http://www.radiondadurto.org/2013/10/22/36-diffide-a-bs-1911-leggi-speciali-ieri-e-oggi-per-gli-ultras-oggi-e-domani-in-tutte-le-citta/ ).
36 DIFFIDE A “BS 1911″: LEGGI SPECIALI, (IERI E) OGGI PER GLI ULTRAS…(OGGI E) DOMANI IN TUTTE LE CITTA’.
36 diffide – praticamente, tutto il pullman – ai danni del gruppo ultras “Brescia 1911 – ex curva nord”, lo stesso che da anni porta avanti la battaglia per la verità e giustizia sul massacro di Paolo Scaroni, pestato e spedito in coma dalle manganellate dei “soliti ignoti” alla stazione Fs Verona Porta Nuova nel settembre 2005, al termine di Hellas Verona – Brescia.
La messe di provvedimenti repressivi, non ancora ufficializzati ai diretti interessati, arriva dal lavoro “congiunto” delle Questure di La Spezia e Brescia.
Sabato 12 ottobre 2013, a La Spezia, era in programma la partita La Spezia – Brescia. Per accedere allo stadio, come da alcuni anni a questa parte, era necessario possedere la famigerata “tessera del tifoso”, uno strumento di schedatura preventiva da sempre rifiutato da molti gruppi ultras, fra cui i “Brescia 1911″.
Nel tardo pomeriggio di sabato 12 ottobre, i 36 ultras sono stati bloccati dalle “forze dell’ordine” mentre si trovavano a Sarzana, cioè a ventidue chilometri di distanza dallo stadio “Picco” di La Spezia.
Tanto è bastato per procedere alla loro identificazione e, ora, anche all’emissione del cosiddetto “Daspo“, ossia la diffida dall’entrare in qualsiasi impianto sportivo per un tempo che può andare fino a tre anni.
Stessa sorte, a quanto parte, riguarderà 80 ultras della Sampdoria, fermati sabato 19 ottobre 2013 prima del match contro il Livorno.
Il tutto, senza alcun processo o accusa specifica: basta in sostanza la (presunta) “intenzione”, trattandosi di un dispositivo di “repressione preventiva” imposto a partire dal 1989 (e poi ulteriormente indurito dal cosiddetto “Decreto Amato” del 2007).
Oltre trent’anni di repressione hanno purtroppo esteso questo provvedimento liberticida dall’ambito delle curve a quello del dissenso tout court, come dimostrano fin troppo ampiamente gli ultimi fatti di cronaca: dal fioccare di “fogli di via”, dalla val di Susa fino a Brescia (clicca qui), oppure ai compagni e compagne rispediti indietro da Roma prima della giornata di #sollevazionegenerale dello scorso 19 ottobre.
Di seguito, invece, il resoconto della trasferta di sabato 12 ottobre 2013 fatto dagli stessi ultras sul loro sito internet:
Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo…”
Le ali della Libertà – Non dovevamo esserci. Non potevamo andare. Eppure, se non fosse stato per una mera coincidenza, probabilmente oggi vi potremmo raccontare una delle più belle trasferte vissute dal nostro gruppo.Non certo per i numeri (eravamo al massimo una quarantina); e nemmeno per l’attesa della partita, giacché ci eravamo ripromessi di ascoltarla alla radio nel caso in cui non fosse andato tutto per il verso giusto; bensì per il semplice fatto di avere affrontato questa avventura in piena Libertà, senza scorta e -soprattutto- senza subire la tipica arroganza delle guardie di turno (almeno per metà percorso).
Una autonomia che ha moltiplicato le nostre sensazioni e le nostre emozioni, nonché la tensione, aumentata a dismisura al solo pensiero di arrivare dove volevamo con le nostre gambe (paura di nessuno, ma rispetto per tutti!, sempre); sebbene -sia chiaro- il nostro traguardo non fosse la Curva dello Spezia o i suoi tifosi (certe “illusioni” le lasciamo agli internauti).
Al contrario, poiché i rischi di questa trasferta non autorizzata erano già molto elevati, l’obiettivo minimo era quello di spingersi fino ai confini della Liguria senza troppi intoppi e senza fare cazzate (siamo Ultras, non kamikaze impazziti).
Purtroppo, per quanto uno possa credere nelle proprie convinzioni, non sempre ciò che si desidera si realizza automaticamente, in particolare quando si ha contro tutto e tutti, perfino la sorte.Eh sì, perché spesso anche le trasferte “perfette” possono avere un punto debole.
A volte basta un errore di percorso; altre la solerzia dei funzionari di turno; altre ancora un battito di ali di farfalla.
Nel nostro specifico caso, possiamo affermare che sia stato un avvistamento “fortuito” avvenuto in autostrada per mano della DIGOS bresciana che -probabilmente- seguiva da lontano il resto della tifoseria.
Morale della favola: siamo stati intercettati, fermati, prontamente schedati, tenuti in ostaggio per alcune ore da una ventina di solerti poliziotti, e per finire accompagnati fin quasi alle porte della nostra splendida città da ben cinque pattuglie.
E tutto ciò proprio quando eravamo giunti a un passo dal nostro obiettivo (il mare e la spiaggia, ovviamente).
Una sconfitta? Forse per chi non sa cogliere il valore di certe scelte, ma di certo non per noi.
Infatti, il sapore di questa trasferta (a metà) ci ha ricordato -per l’ennesima volta- la vera essenza Ultras, quella secondo cui la Dignità, l’Amicizia e la Libertà vengono prima di tutto, anche della partita stessa.
E non importa quante trasferte ancora saranno -nostro malgrado- interrotte.
Non importa nemmeno se i nostri tentativi ci dovessero costare anche più cari.
La cosa importante è non arrendersi.
La cosa importante è sbattere le ali, per sentirsi vivi, e per dare un futuro migliore ai nostri figli.
Fino alla prossima diffida!
Diciamo quel che pensiamo, facciamo quel che diciamo, sempre – Ora, se qualcuno avesse letto questa prima parte del resoconto senza la dovuta preparazione o la giusta Mentalità, potrebbe di certo pensare che siamo dei pazzi incoscienti e poco maturi, oppure dei coglioni irrecuperabili, poiché è ormai prassi comune andare in trasferta con la tessera del tifoso, senza la quale i rischi di denunce e diffide sono inversamente proporzionali al grado di “simpatia” che ci riservano gli sbirri di turno (a questo punto, per avere il quadro completo si deve considerare anche la nostra innata refrattarietà a certi sistemi/personaggi).
Naturalmente, a tutti quelli che ci giudicano con una sistematica superficialità abbiamo già risposto in mille maniere e in tempi non sospetti, quando cioè vi erano ancora i margini per una lotta comune contro i codici etici, i ricatti istituzionali, i divieti, le discriminazioni e gli abusi di potere (perché la tessera del tifoso, non lo dimenticate mai, è uno degli strumenti repressivi peggiori mai sviluppati sulla pelle di tifosi e cittadini, un tempo liberi).
Perciò, lasciate da parte i vostri malsani giudizi e facciamoci tutti un bell’esame di coscienza.
La Libertà non ha prezzo, la Dignità nemmeno!
Nessun commento:
Posta un commento