venerdì 4 ottobre 2013

MA E' CAMBIATO QUALCOSA?

L'articolo odierno è la conclusione ad una settimana in cui il governo è caduto,è risorto,Berlusconi prima voleva la sfiducia e poi alcuni parlamentari Pdl si sono staccati,l'ex premier nel giro di poche ore ha dato stavolta la fiducia e pochi minuti fa non è più un senatore in quanto la giunta per le elezioni del Senato ha dato parere favorevole alla sua decadenza.
Nei giorni scorsi non avevo nemmeno accennato a tutto questo,eventi che avrebbero dovuto avere maggiore risalto,ma ho ritenuto opportuno dedicarmi ad altre storie per me più importanti,e diciamoci la verità alla fine non è che sia cambiato molto anche per il fatto che dalle premesse avrebbe dovuto invece esserci uno scossone enorme alla politica italiana.
Effettivamente la fine di Berlusconi era già nell'aria,e chi ora seguirà Alfano non so se lo possa fare nello stesso partito del cavaliere rimasto a piedi,d'altronde i cambi improvvisi di umore e di decisioni di Berluscojoni sono ormai all'ordine del giorno da parecchio tempo.
L'articolo è preso dal sito della Repubblica on line:http://www.repubblica.it/politica/2013/10/04/news/decadenza_il_giorno_del_voto_prime_schermaglie_in_giunta-67864906/?ref=HREA-1 .

La Giunta dice sì alla decadenza di Berlusconi
Polemica M5S-Pdl per una battuta di Crimi

Al Senato il primo giudizio sulla permanenza del Cavaliere in Senato dopo la condanna definitiva per frode fiscale. Assenti gli avvocati dell'ex premier: "E' un organismo non imparziale". La seduta inizia con il ricordo delle vittime di Lampedusa. Crimi fa battute su Berlusconi su Facebook durante la seduta pubblica. Schifani a Grasso: "Sospendere i lavori". Il presidente del Senato: "Comportamento inqualificabile, ma non posso intervenire"
ROMA - La Giunta per le elezioni del Senato ha detto sì alla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. Dopo quasi sei ore di Camera di Consiglio a Palazzo Madama la Giunta ha votato a maggioranza la decadenza del Cavaliere, dopo la condanna definitiva per frode fiscale nel caso dei diritti tv Mediaset.
Il voto per la decadenza era quasi scontato. Da più parti si era infatti ipotizzata una conclusione dei lavori in giornata. A nulla sono valsi i tentativi del Pdl di chiedere una sospensione della seduta in seguito alla polemica sulle battute infelici di Vito Crimi (M5S) su Berlusconi. La vera battaglia si combatterà nell'Aula, che entro venti giorni a partire dalla decisioni di oggi, sarà chiamata a ratificare la decisione presa dalla Giunta.
Il caso "Crimi". ll caso del giorno è creato però dai grillini per colpa di un messaggio postato su Facebook da Vito Crimi durante la seduta pubblica. Nel post il senatore grillino fa battute irriverenti sul Cavaliere e scatena la reazione indignata del Pdl, che coglie il pretesto al volo e arriva a chiedere al presidente Grasso lo stop dei lavori. A metà pomeriggio il presidente del Senato, oggi ad Assisi per le celebrazioni di Papa Francesco, condanna il comportamento di Crimi, ma chiarisce che non può sospendere i lavori della Giunta. Secondo il regolamento, infatti, non può nemmeno comunicare con i suoi membri per non violare il vincolo della segretezza.
Le posizioni dei partiti. Le forze politiche arrivano all’appuntamento schierate su posizioni contrapposte: il Pdl si stringe attorno al proprio leader e sostiene la tesi della non applicabilità della legge Severino, che prevede appunto la decadenza dei condannati, perché al momento in cui fu commesso il reato la legge non era ancora in vigore. Pd e Movimento Cinque Stelle sono invece orientati per un voto favorevole alla decadenza.
Assenti i legali del Cavaliere. Gli avvocati di Silvio Berlusconi non si sono presentati all'udienza pubblica. Una scelta che può significare che la battaglia in Giunta viene data già per persa. Franco Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini motivano la loro assenza accusando la Giunta di non essere imparziale. E annunciano un ricorso: "Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti".
Silenzio per Lampedusa. Il presidente della Giunta, Dario Stefàno, aprendo la seduta pubblica alle 9.30, ha ricordato la tragedia di Lampedusa e ha invitato gli altri componenti a osservare un minuto di silenzio.
Prime schermaglie. A seduta appena iniziata, il presidente ha respinto una pregiudiziale avanzata da parte di una componente della Giunta, Elisabetta Alberti Casellati (Pdl), non essendo consentite in questa fase. "Non le do la parola" ha tagliato corto Stefano, citando i poteri che gli derivano dal Regolamento dell'organismo.
Poi, dopo aver illustrato i punti cardine della memoria difensiva del Cavaliere e le posizioni in campo, ricorda ai componenti del tribunalino senatoriale, che "il numero legale fissato nella maggioranza dei componenti è applicabile anche alla Giunta in camera di consiglio". Non sono ammesse dunque variazioni numeriche. "In Camera di consiglio- chiarisce Stefàno- non sono ammessi componenti arrivati in ritardo o che dovessero allontanarsi dalla riunione della giunta in seduta pubblica". La seduta pubblica si chiude alle 10.45. I componenti della Giunta si blindano in Camera di Consiglio.
Fuoco amico dell'aspirante senatore. Durante la seduta pubblica, il primo intervento di merito - e di fatto l’unico - è stato quello dell’avvocato Salvatore Di Pardo, in rappresentanza di Ulisse Di Giacomo, del Pdl, già senatore nella passata legislatura, che si discosta dal suo gruppo. Di Giacomo è infatti il primo dei non eletti in Molise, la regione dove è stato eletto Berlusconi, e in caso di decadenza sarebbe lui a subentrare al posto dell'ex premier a Palazzo Madama. Inoltre è già data per certa la sua adesione al gruppo degli "alfaniani" che hanno preso le distanze dal leader. Il legale ha subito contestato i rilievi del Cavaliere, che nei giorni scorsi ha chiesto la ricusazione di una decina di membri della Giunta per manifesto pregiudizio. "Nessun senatore è imparziale - ha ricordato -, i giudizi sono sempre politici, da una parte e dall’altra. I senatori non sono giudici e non devono essere terzi. Questa è una garanzia non una penalizzazione". Di Pardo ha ricordato che se Berlusconi fosse stato trattato come un cittadino qualunque, a quest’ora non sarebbe già più senatore , così come avvenuto nel caso di tutti gli altri politici, "perché la giurisprudenza sulla legge Severino è granitica, il Consiglio di Stato ha già chiarito tutto. "La legge deve essere uguale per tutti", ha ribadito l'avvocato.

M5S, Crimi e Giarrusso postano messaggi e foto. I due senatori grillini non resistono alla tentazione di condividere sui social network la loro partecipazione ai lavori della Giunta. Crimi pubblica sulla sua pagina Facebook due post: il primo, alle 10.04 durante la seduta pubblica, a commento di un manifesto di "cuore azzurro" con cui i pidiellini Francesco Giro e Stefano De Lillo hanno tappezzato Roma per difendere e incoraggiare il Cavaliere. "Ma vista l'età - scrive Crimi riferendosi a Berlusconi- il progressivo prolasso delle pareti intestinali e l'ormai molto probabile ipertrofia prostatica, il cartello di cui sopra con "non mollare" non è che intende "non rilasciare peti e controlla l'incontinenza" (cit. Paola Zanolli)".  Un giudizio non proprio elegante, considerato anche il fatto che l'ex premier aveva avuto alcuni anni fa un cancro alla prostata. Crimi posta poi un secondo commento, quando la Giunta è già riunita in Camera di consiglio, infrangendo il divieto assoluto di comunicare con l'esterno: "Nessuna fiducia a chi prende in giro i cittadini. Tutti i retroscena di una settimana assurda. Alle 13.30 Qui: http://goo.Gl/lrymte". Ma poi, a parziale discolpa dell'ex capogruppo dei grillini al Senato, Adriano Nitto, collaboratore parlamentare di Vito Crimi, esce allo scoperto nel pomeriggio e precisa di aver pubblicato lui gli altri messaggi mentre Crimi era in Camera di consiglio.
Michele Giarrusso, anche lui presente in Giunta, pubblica invece sul proprio profilo Facebook una foto sua e della collega M5S Serenella Fucksia che gli siede accanto mentre è in corso la seduta pubblica.
Schifani: "Via Crimi dalla Giunta". Immediata la reazione del Pdl per bocca del capogruppo dei senatori Renato Schifani, che scrive a Piero Grasso chiedendogli di sospendere i lavori della Giunta e cacciare via Crimi: "Denunciamo al presidente Grasso un fatto gravissimo - dice Schifani - mentre la giunta delle elezioni è in camera di consiglio, l'esponente del movimento 5 stelle, Vito Crimi, sta esprimendo su Facebook giudizi volgari e offensivi contro il presidente Berlusconi, violando il regolamento del Senato". Gli fa eco Renato Brunetta: "L'attacco di Crimi a Berlusconi è volgare e inaccettabile. Grasso sospenda immediatamente Giunta, è importante salvaguardare le istituzioni".
Grasso: "Nessuna sospensione". La risposta di Grasso - che, come già detto, non può intervenire in Giunta senza incorrere nella violazione della segretezza in fase di Camera di consiglio - arriva a metà pomeriggio attraverso il suo portavoce, Alessio Pasquini: "Il comportamento di Crimi è inqualificabile e offensivo e verrà sottoposto ad un'approfondita istruttoria in Senato. Il presidente non ha il potere di intervenire sui lavori della Giunta".
Le altre reazioni. Nella polemica interviene anche il Pd, che per bocca di Stefano Esposito accusa il M5S di aver fornito "un assist" a Berlusconi, "propedeutico a quello che faranno in Aula. Lì dovremo stare molto attenti, perché voteranno contro la contro la decadenza". I senatori Pd Stefano Collina e Laura Cantini ironizzano: "Altro che nuovo sistema operativo... I parlamentari 5 stelle sembrano usciti dal format di 'Dilettanti allo sbaraglio'".
E su Crimi piovono critiche anche dai suoi stessi compagni di partito: "Ma io dico... Se c'era un momento più inopportuno per scrivere su Berlusconi quello era oggi - attacca il senatore 5 stelle Lorenzo Battista - I miei
complimenti per l'autore. Spero che il post sia dovuto a un'ingenua crisi di visibilità altrimenti ci sarebbe il dolo a suo sfavore".  Viceversa il grillino Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, attacca Schifani: "Solo scuse per fermare i lavori". Taglia corto Paola Taverna, capogruppo 5 stelle al Senato: "Basta con questa farsa. La Giunta non si ferma per una battuta".

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