mercoledì 2 ottobre 2013

TANTA VIOLENZA E POCA COSCIENZA

La notizia della condanna a dodici anni e mezzo per il poliziotto operante a Genova Massimo Pigozzi(già inquisitore di Bolzaneto)per quattro stupri è la conferma che le mele marce nelle forze del disordine sono sempre tante e nascoste dietro l'angolo e che gli abusi in divisa sono molteplici e pochi quelli che vengono a galla.
Sommando a questo il fatto che le denunce contro questa categoria di personaggi sono poche e comunque in percentuale minima rispetto alle violenze effettivamente perpetrate,questa notizia deve fare riflettere in modo particolare.
Che polizia,carabinieri etc.usino le loro caserme e le camere di (in)sicurezza per i loro porci comodi,per stuprare,torturare ed ammazzare questo è risaputo,così come la violenza sessuale contro le donne nel Cie è pratica usuale(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2009/11/violenza-contro-chi-non-vuole-piu.html )e che lo Stato di polizia sia da anni un punto fermo della nostra società,a rimetterci sono i soliti quattro gatti che operano diciamo nel giusto o per lo meno non sono talmente idioti da sapere usare un barlume di coscienza nel proprio lavoro.
Il carabiniere che ieri è riuscito a salvare alcuni migranti in difficoltà nel mare mosso di Scicli in provincia di Siracusa(Carmelo Floriddia)rischia di essere la classica mosca bianca di un gruppo di persone che fanno parlare di loro nella cronaca più spesso per demeriti che per dei valori.
L'articolo è preso da Baruda.net(http://baruda.net/2013/10/01/stupratore-di-4-donne-e-torturatore-a-bolzaneto-e-massimo-pigozzi-poliziotto/ ).

Stupratore di 4 donne e torturatore a Bolzaneto: è Massimo Pigozzi, poliziotto.

Una sentenza di Cassazione, a conferma dei due precedenti gradi di giudizio, che condanna il poliziotto Massimo Pigozzi a dodici e anni e mezzo di reclusione per lo stupro di ben 4 donne. Stupri che il Picozzi compieva durante l’espletamento delle sue manzioni lavorative, quindi all’interno delle camere di sicurezza della Questura di Genova ai danni di donne in stati di fermo.
Massimo Pigozzi però noi lo conosciamo già, il suo nome, prima degli stupri “in divisa” era già noto alla magistratura,
ma soprattutto a noi che eravamo per quelle strade in quei giorni indimenticabili; non un poliziotto qualunque, un playmobil tra i troppi che ce ne sono…
Massimo Pigozzi -mi piace ripetere il suo nome tipo nenia, così che il tempo lo lasci comunque indelebile nella memoria-  era ben noto come torturatore, e per questo già condannato a tre anni e due mesi, per aver … non so trovare il verbo adatto…  divaricato le dita delle mani di un manifestante fino a spaccargli la mano (dopo Giuseppe Azzolina fu suturato con 25 punti e ha riportato una lesione permanente ) .
Insomma, Massimo Pigozzi è un uomo di Stato e in quanto tale è stato condannato per aver compiuto tortura su un uomo in stato di fermo,
e in quanto tale ha stuprato ben 4 donne dentro una Questura anche loro in stato di fermo, quindi in una condizione di debolezza totale.
La corte di Cassazione ha per questo stabilito che il risarcimento venga pagato dallo Stato, dal Viminale per essere precisi, perché se stupro c’è stato,
dice senza troppi giri di parola la sentenza depositata oggi – e c’è stato per ben 4 volte- è stato possibile per volere dello Stato, che dopo la condanna per i fatti di Bolzaneto ha pensato bene di mantenere quel personaggio a svolgere il suo lavoro,
avendo oltretutto modo di avvicinare e poter rimanere solo con persone in stato di fermo.
Dopo i giorni di Genova ha continuato a fare il suo mestiere,
Dopo la condanna a tre anni e due mesi per i fatti di Bolzaneto, ha continuato a fare il suo mestiere,
Dopo uno stupro e poi un altro e poi un altro e poi un altro, tutti avvenuti in caserma mentre continuava a fare il suo mestiere.
Oggi il terzo grado di giudizio: il fatto che sia la magistratura a toglier dalle caserme questi personaggi e non il “furor di popolo” mette un po’ di tristezza, ma tant’è.
Son sentenze che però andrebbero lette e rilette in faccia a chi diceva che a Genova in quei giorni c’è stata la “sospensione della democrazia”,
o a chi parla di “mele marce” quando avvengono certi fatti in caserma.

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