venerdì 29 marzo 2013

ANONYMOUS ITALIA ZITTISCE IL COISP

Finalmente,almeno nei telegiornali che ho seguito e quindi in quelli made in Mediaset non saprei,lo spazio dedicato all'infame manifestazione del sindacato degli sbirri Coisp a Ferrara ha avuto un'eco molto ampia per quanto riguarda la diffusione della notizia e lo sdegno e la rabbia che ha suscitato in tutta Italia la pagliacciata di quattro merdosi che hanno voluto difendere altrettanti assassini.
Dopo l'immonda sceneggiata di mercoledì(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/03/a-calci-in-faccia.html )i sindacalisti delle merde in divisa hanno rincarato la dose con parole e gesti oltraggiosi da vigliacchi e oggi a Ferrara si terrà un presidio organizzato in memoria di Federico Aldrovandi e di tutte le vittime dello Stato di polizia.
Come accaduto un paio di settimane fa(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2013/03/i-pagliacci-casaclown.html )Anonymous Italia ha oscurato il sito delle merde del Coisp proprio come ha fatto con i fascisti di Casaclown,d'altronde tra rifiuti umani ci s'intende:l'articolo è stato preso da Infoaut.

Anonymous Italia abbraccia Patrizia Moretti. Chiusi i siti del COISP.

Proprio mentre le agenzie stampa rilanciavano i flash con le ultime farneticazioni di Franco Maccari – il segretario nazionale del COISP, ieri tra i protagonisti dell'orribile sit-in in solidarietà ai poliziotti che hanno assassinato Federico Aldrovandi – qualcuno ha pensato bene di chiudergli la bocca.
Infatti, a pochi minuti l'uno dall'altro, i siti del sindacatino di polizia ( http://www.coisp.it/ e http://www.coispnewsportale.it/ ) sono volati gambe all'aria sotto i colpi di un attacco DDOS. Gli autori? Sempre loro, gli hacker di Anonymous Italia. Un gesto attraverso il quale gli attivisti hanno voluto esprimere, non solo una ferma condanna nei confronti degli autori della provocazione inscenata nel pomeriggio di mercoledì sotto le finestre del comune di Ferrara, ma anche solidarietà verso la mamma di Federico, facendole sentire in questo modo la loro vicinanza.
Nel comunicato, asciutto e molto duro, con cui è stata rivendicata l'azione, gli Anon hanno messo in chiaro che il loro operato contro gli abusi della polizia non si ferma qua. Anzi fanno una promessa: quella di utilizzare tutte le armi in loro possesso «per indagare sulle morti impunite, per fare luce laddove lo Stato complice vuole imporre il silenzio».
Un silenzio minaccioso ed assordante. A dimostrarlo una lunga lista di nomi che chiude il post dell' #OpCOISP: Federico, Stefano, Carlo, Aldo, Marcello ed altri ancora. Vittime di una violenza brutale ed impunita che uccide due volte: prima in strada, in carcere o in piazza con pestaggi, torture e manganellate. Poi nei tribunali e sui media, quando il ricordo viene infangato e la verità seppellita sotto un cumulo di menzogne infamanti. Ma per antonomasia Anonymous non dimentica e nella sua mente «l'ombra del sangue di Federico», la stessa che ieri Patrizia Moretti ha sbattuto in faccia agli agenti del COISP, è più viva che mai.
A due ore dall'inizio dell'attacco i portali del "Coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forze di polizia" non danno segni di vita. Sui monitor un messaggio d'errore: 404 officer not found.


  • Leggi il comunicato di Anonymous Italia
Salve, servi dello Stato.
apprendiamo dell'ennesima dimostrazione di viltà alla quale avete dato adito.

Il vostro pseudo-sindacato manifesta solidarietà verso mani colpevoli e sporche di sangue innocente.
Insabbiate la verità, sprezzanti di una madre orfana di un figlio strappatole barbaramente da quattro assassini, rendendovi complici di una sanguinosa mattanza e di un dolore che non può essere sopito.

Infangate i diritti umani incarnando il ruolo di capri espiatori, mentre vi prodigate in azioni violente, repressive e deplorevoli.

L'ombra del sangue di Federico è più viva che mai.

Non dimentichiamo chi è caduto per mano di vili assassini asserviti al potere.

Non dimentichiamo lo strazio delle madri e dei padri che chiedono giustizia e rispetto. Le loro urla e le loro lacrime sono anche le nostre.

E a loro ci stringiamo, con la promessa di utilizzare tutte le armi in nostro possesso per indagare sulle morti impunite, per fare luce laddove lo Stato complice vuole imporre il silenzio.


VITTIME DELLO STATO:


Federico Aldrovandi (2005)

Stefano Cucchi (2009)

Riccardo Rasman (2006)

Giuseppe Uva (2008)

Niki Aprile Gatti (2008)

Carlo Giuliani (2001)

Massimo Casalnuovo (2011)

Gregorio Durante (2011)

Aldo Bianzino (2007)

Gabriele Sandri (2007)

Simone La Penna (2009)

Manuel Eliantonio (2008)

Marcello Lonzi (2003)

Michele Ferrulli (2011)

Dino Budroni (2011)

Carmelo Castro (2009)

Daniele Franceschi (2010)

Giuseppe Casu (2006)

Piero Bruno (1975)

Giovanni Ardizzone (1962)

Rodolfo Boschi (1975)

SOPRAVVISSUTI

Luciano Isidro Diaz

Stefano Gugliotta

Luigi Morneghini

Paolo Scaroni

Il sangue sparso per mano di deplorevoli divise è il sangue di tutti.

Che giustizia sia fatta, dunque.

SIC SEMPER TYRANNIS

We are Anonymous
We are Legion
We do not forgive
We do not forget
Expect Us

#Anonymous #ACAB #Humanrights #Italy


giovedì 28 marzo 2013

IL MUTISMO DI MADRID

Direttamente preso da Sesnza Soste un nuovo articolo di Marco Santopadre che dal sito di Contropiano analizza il comunicato Eta dove bisogna vedere se ci troviamo di fronte ad una minaccia o di vere e proprie promesse,dato lo stallo che da un anno e mezzo il governo di Madrid ha unicamente contribuito a creare dopo che l'organizzazione armata basca ha dichiarato la fine della ostilità contro lo stato spagnolo basandosi solo sulla via politica per ottenere l'indipendenza.
Il mutismo dell'esecutivo centrale su tutto,partendo dal vecchio problema dei prigionieri politici disseminati per tutta la penisola iberica a centinaia di chilometri di distanza dalle proprie famiglie e amici,diventa sempre più assordante man mano che il tempo passa.
E'verosimile che per ora Eta voglia pungolare Madrid e che per ancora un pò voglia proseguire nella lotta solo tramite la politica,ma se la necessità di dialogo viene espressa solo da una parte il ritorno alla lotta armata potrebbe diventare una finalità seria.

Paese Basco. L'ETA avverte: "Madrid rifiuta trattativa, ci saranno conseguenze".
I negoziati tra Madrid e organizzazione armata sono a un punto morto, perchè la Spagna non vuole trattare. Un comunicato dell’ETA avverte: “se Madrid rifiuta la trattativa ci saranno conseguenze”.
Che il processo di pace nel Paese Basco sia completamente paralizzato in una impasse che dura dal suo inizio è ormai evidente a tutti. Da quando l’Eta – l’organizzazione armata da più tempo attiva nel continente europeo – ha annunciato la fine definitiva della sua attività il 20 ottobre del 2011 di tempo ne è passato molto. E all’interno della sinistra indipendentista basca è avvenuta una vera e propria rivoluzione copernicana, con l’accettazione dell’azione politica come unica via per la trasformazione sociale e la costruzione nazionale, il ricambio della classe dirigente e la fondazione di un nuovo partito che non si può certo considerare la continuazione di Batasuna con un altro nome.
Ma dall’altro lato della barricata, il governo di Madrid e gli apparati dello Stato Spagnolo non hanno compiuto alcun passo. Proprio nessuno. Già il ‘socialista’ Zapatero si lasciò sfuggire pochi anni fa la soluzione che l’ETA e la sinistra basca gli offrirono su un piatto d’argento. Ed ora il ‘popolare’ Rajoy non si sogna proprio di fare come il suo collega conservatore britannico John Major, che intavolò serie trattative con l’Esercito Repubblicano Irlandese, permettendo poi al suo successore Tony Blair di ottenere la rapida smobilitazione dell’IRA. In tempi di crisi economica e sociale poter continuare ad agitare lo spettro del ‘terrorismo’ e del ‘separatismo’ basco deve apparire ai politici spagnoli una risorsa da tenersi buona e da non dilapidare attraverso trattative e negoziati che una parte consistente dell’opinione pubblica di quel paese, abituata al discorso del ‘nemico interno’, non gradirebbero.
E così nonostante le rassicurazioni da più parti venute sulla reale volontà da parte del gruppo armato di portare fino in fondo, fino al disarmo e alla smobilitazione il processo iniziato nel 2011, il governo spagnolo non ha compiuto nessun passo nella direzione della soluzione negoziale del conflitto. Non ha avvicinato i prigionieri baschi – dispersi in centinaia di carceri tra Spagna, Francia e un’altra decina di paesi – a Euskal Herria; non ha scarcerato quelli in gravissime condizioni di salute; non ne vuole sapere di rinunciare alla ‘dottrina Parot’, un aberrante meccanismo che concede ai magistrati di prolungare di parecchi anni le condanne già scontate dai prigionieri politici.
E poi, negli ultimi mesi, su un negoziato già più che monco sono cadute due enormi tegole. A metà febbraio il governo della Norvegia ha espulso tre dirigenti dell’organizzazione armata - Josu Ternera, David Pla e Iratxe Sorzabal – incaricati di portare avanti trattative con il governo che Madrid non ha voluto mai iniziare. E poi pochi giorni fa, un incomprensibile annuncio da parte della cosiddetta Commissione di Verifica internazionale, un comitato composto da personalità di rilevanza internazionale che la Spagna non ha mai riconosciuto, e che però ha fatto sapere di concedere all’ETA solo fino a settembre per portare avanti un processo di smantellamento dei suoi arsenali che evidentemente non è possibile senza una contropartita da parte di Madrid. In caso di mancato disarmo entro settembre, ha fatto sapere Ram Manikkalingam a nome della Commissione, il comitato cesserà la sua azione di verifica sul processo negoziale e si scioglierà.
Proprio ieri un gruppo di 12 personalità di fama internazionale – tra i quali la senatrice colombiana Piedad Cordoba, Nora Morales delle madri di Plaza de Mayo, alcuni esponenti del Anc e dei movimenti antiapartheid sudafricani, il segretario della Federazione Sindacale Mondiale George Mavrikos ed altri – avevano diffuso un manifesto in cui chiedevano al governo spagnolo “di intraprendere il cammino della pace e di rispettare i diritti dei prigionieri”, incitando Madrid a liberare immediatamente il portavoce della sinistra basca, Arnaldo Otegi, da anni incarcerato per motivi di opinione.
Senza ottenere alcuna risposta da parte dell’esecutivo di Mariano Rajoy.
E ieri il lungo silenzio dell’ETA si è interrotto, con un lungo comunicato pubblicato dal quotidiano ‘Gara’ in cui l’organizzazione annuncia ‘conseguenze negative’ dopo che il governo spagnolo si è rifiutato di intavolare negoziati diretti con i suoi rappresentanti poi espulsi dalla Norvegia, episodio sul quale interviene diffusamente. Accusando il governo Rajoy di “distruggere lo spazio di dialogo e di negoziato” e di portare la trattativa indietro ‘ritardando così e rendendo difficile la risoluzione del conflitto’.
Nel comunicato l’organizzazione informa anche che la questione del disarmo non è mai stata inserita all’interno dei colloqui tra l’ETA e la Commissione Internazionale di Verifica.
Resta da vedere se il comunicato dell’organizzazione armata debba essere letto come un semplice altolà nei confronti di Madrid e Parigi o se invece espliciti un cambiamento di prospettiva rispetto al cammino intrapreso fin qui. Il comunicato, in realtà, conferma la volontà da parte dell'ETA di "lavorare per costruire una soluzione definitiva" e di mantenere l'attività della delegazione che ha designato a tale scopo. "Non cederemo di fronte alle difficoltà perchè Euskal Herria merita e ha bisogna di pace e libertà" dice nelle ultime righe il comunicato datata 17 marzo.
Sta di fatto che, se è vero che la pace si fa in due, Madrid non sembra affatto disponibile a compiere nessun passo concreto. E diventano sempre di più coloro, che all’interno della sinistra indipendentista basca, cominciano a ritenere che sia venuto il momento di pensare ad un ‘piano B’.
Marco santopadre
tratto da http://www.contropiano.org
28 marzo 2013

mercoledì 27 marzo 2013

A CALCI IN FACCIA

Questo post è nato per esprimere la rabbia e lo sdegno verso la maggior parte della polizia italiana,quella che scende in piazza ed approva gesti come quelli compiuti a Ferrara dove un presidio di sindacalisti degli sbirri,che erano in piazza per un loro congresso con un titolo che è tutto un programma“Poliziotti in carcere, criminali fuori,la legge è uguale per tutti?”,era stanziato proprio sotto alle finestre dove lavora la signora Patrizia Moretti,la madre di Federico Aldrovandi massacrato a morte da quattro maiali in divisa.
Questa gente da prendere esclusivamente a calci in faccia erano lì per solidarietà ad uno dei sbirri protagonisti dell'omicidio di Federico,tutti condannati a pene irrisorie e che continuano a lavorare stipendiati dallo Stato e che non hanno mai passato nemmeno una notte in carcere,e la signora Moretti,una donna di un'energia e di una forza devastante,si è presentata al cospetto di queste merde mostrando la foto del figlio senza vita in una pozza di sangue.
Le merde in divisa non hanno fatto altro che girarsi dall'altra parte e dopo poco andarsene fuori dai coglioni come è giusto che sia,perché certe bestie non meritano nemmeno di calpestare il suolo pubblico ma di prenderne tante e sparire dalla faccia della terra.
L'articolo di Infoaut è preso da Senza Soste.

Poliziotti manifestano alle finestre dell'ufficio di mamma Aldrovandi
Il Coisp, sindacato di polizia, da settimane gira con un camper per solidarizzare con i colleghi assassini di Federico Aldrovandi. Solo poche settimane fa il sindacato autonomo SAP aveva atteso fuori dal tribunale di Bologna uno dei quattro assassini per festeggiarlo con bandiere, pacche e applausi.
Ma oggi si è raggiunto un vero e spregevole apice di infamia (dove l'aggettivo rischia di suonare come eufemismo!).
Con l'ipocrisia di chi sa di aver torto marcio ma gode delle spalle coperte, alcuni membri del sindacato indipendente di Polizia giunti per tenere il loro Congresso Regionale dal titolo “Poliziotti in carcere, criminali fuori, la legge è uguale per tutti?” hanno inscenato un presidio davanti alla sede del Comune con tanto di bandiere e manifesti di solidarietà per gli agenti condannati per l'omicidio di Federico Aldrovandi.
Un presidio che è una grave provocazione, dato che la madre di Aldro, Patrizia, lavora proprio in Comune, ed era presente a quell'ora. Tant'è che pure il sindaco di Ferrara, fiutando l'aria provocatoria, si è recato a pregare i poliziotti di spostarsi ma questi con tanta faccia tosta non ne hanno proprio voluto sapere!
Una volta constatata la provocazione strumentale, Patrizia Moretti ha deciso di scendere in piazza con tutta la dignità e la fermezza che la contraddistingue per mostrare agli agenti solidali con i colleghi assassini la foto di Federico ormai morto e riverso in una pozza di sangue.
All'ennesimo atto di sciacallaggio dei “manifestanti” in divisa la madre di Aldro ha risposto alla sua maniera, senza alcun timore, dichiarando “Speravo di non dover mai essere costretta a mostrare ancora in pubblico quella foto”.
Le facce di bronzo del Coisp hanno voltato le spalle davanti all'esposizione della foto, macchiandosi incresciosamente una volta di più della corresponsabilità di difendere degli assassini, graziati solo per indossare una divisa.
tratto da http://www.infoaut.org
27 marzo 2013

martedì 26 marzo 2013

SUBITO IN GALERA

Breve appunto per rinnovare lo schifo verso un personaggio,il titolo di uomo è troppo elevato per una merda come lui,quel Marcello Dell'Utri che per l'ennesimo grado della giustizia italiana è risultato essere praticamente un mafioso referente di Forza Italia di Berlusconi con la mafia siciliana.
Già in numerosi post era stata denunciata la presenza di un criminale in Parlamento,che da vent'anni bazzica a Roma indisturbato ed anzi coccolato a più riprese da colleghi(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2010/02/il-referente-mafia-stato.html )e da giornalisti del regime,e questo richiamino su questo stronzo è doveroso e giusto:anche se ora la Corte ha respinto l'istanza d'arresto immediato della spalla di Berluscojoni,la sua condanna sembra ormai cosa sicura.
L'articolo è preso dal sito del Corriere della sera on line:http://www.corriere.it/cronache/13_marzo_25/mafia-dellutri-condanna_48befe10-9570-11e2-84c1-f94cc40dd56b.shtml .


PALERMO

Mafia, Dell'Utri condannato in appello
L'ex senatore: «Inventato romanzo criminale»
La pena per l'esponente Pdl è di 7 anni. «Sono tranquillo.
Ci sarà la Cassazione». La corte: «No all'arresto».

L'ex senatore del Pdl Marcello Dell'Utri è stato condannato in appello a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza è stata emessa nel pomeriggio di lunedì 25 dal Tribunale di Palermo. «La mia condanna? E' il mio romanzo criminale. Speravo in un'altra sentenza, ma accetto il verdetto»», è stato il primo commento dell'ex parlamentare. Poi, prima di lasciare l'aula giudiziaria, ha allargato le braccia, sospirando: «Fiducia? E' una parola grossa. Io continuo ad avere tranquillità. Ci sarà la Cassazione. Ci stava l'assoluzione, ci stava anche la condanna », ha aggiunto. 
NO ALL'ARRESTO - Martedì mattina, dopo le indiscrezioni secondo le quali il pg di Palermo Luigi Patronaggio avrebbe chiesto l'arresto, per pericolo di fuga, è arrivato invece il no della corte alla detenzione. La notizia della carcerazione era stata rilanciata dall'Ansa. Patronaggio in precedenza aveva detto: «È stata riconosciuta la colpevolezza dell'imputato per le accuse che gli sono state contestate fino al '92. Ci riteniamo soddisfatti e pensiamo che sia stata fatta giustizia». 
POSSIBILITA' PRESCRIZIONE - Quanto all'ipotesi prescrizione (possibile se la Cassazione non si pronunciasse entro il 2014), Dell'Utri ha ironizzato: «Se arrivasse, direi come Andreotti: sempre meglio di niente. È una possibilità - ha detto - staremo a vedere. I calcoli li fanno gli avvocati e i giornalisti. Io attendo».
LE ACCUSE - Tra condanne, annullamenti, appelli, parziali conferme delle condanne, la sintesi di quanto addebitato all'ex parlamentare Pdl riguarda la sua contiguità alla mafia. «Vi è la prova -aveva scritto in primo grado il collegio nella motivazione della sentenza del 2004 poi annullata- che Dell'Utri aveva promesso alla mafia precisi vantaggi in campo politico e, di contro, vi è la prova che la mafia, in esecuzione di quella promessa, si era vieppiù orientata a votare per Forza Italia nella prima competizione elettorale utile e, ancora dopo, si era impegnata a sostenere elettoralmente l'imputato in occasione della sua candidatura al Parlamento europeo nelle file dello stesso partito, mentre aveva grossi problemi da risolvere con la giustizia perchè era in corso il dibattimento di questo processo penale».
«COSCIENTEMENTE» - Patronaggio, nella requisioria che ha preceduto la sentenza, ha detto che «Marcello Dell'Utri, permettendo a Cosa nostra di '"agganciare" Silvio Berlusconi, ha consentito alla mafia di rafforzarsi economicamente, di ampliare i suoi interessi, il suo raggio d'azione, di tentare di condizionare scelte politiche governative in relazione al successivo ruolo politico assunto da Berlusconi». «Questa condotta - ha ribadito il Pg - è stata perpetrata dall'imputato coscientemente, conoscendo e condividendo il metodo mafioso dell'organizzazione, perseguendo il fine personale del rafforzamento della sua posizione all'interno delle varie aziende e iniziative di Silvio Berlusconi».
CASO APERTO DA 19 ANNI -La sentenza che ha condannato nel pomeriggio di lunedì 25 a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa giunge a 19 anni dall'avvio delle indagini per mafia (vedi scheda) sull'ex senatore del Pdl, aperte nel 1994 dalla Procura di Palermo e sfociate nell'ottobre del 1996 nel rinvio a giudizio. Il primo processo, apertosi il 5 novembre del 1997 davanti al Tribunale di Palermo presieduto da Leonardo Guarnotta, era durato sette anni e si era concluso l'11 dicembre del 2004 con la condanna dell'imputato a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa, più due anni di libertà vigilata, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento per le parti civili, il Comune e la Provincia di Palermo.
LA CONDANNA - Più in dettaglio, la Corte ha celebrato il processo dopo l'annullamento con rinvio, da parte della Cassazione, della prima sentenza di appello che aveva condannato Dell'Utri a 7 anni, assolvendolo, però, dei reati a lui contestati dal '92 in poi. Nel verdetto la Corte, presieduta da Raimondo Lo Forti, fa riferimento alla sentenza del tribunale che aveva condannato l'imputato a 9 anni e, vista l'assoluzione in appello ormai definitiva dei fatti successivi al '92, si determina la pena a 7 anni di carcere: la stessa pena del primo processo d'appello, annullato dalla Cassazione.
RIMBORSO ANCHE AL COMUNE -La Corte ha condannato l'ex senatore a risarcire le spese legali delle parti civili che si erano costituire contro di lui, il Comune e la Provincia di Palermo. Al Comune Dell'Utri dovrà versare 7.800 euro, mentre alla Provincia dovrà rimoborsarnme 3.500.


lunedì 25 marzo 2013

IL MAGO IN SCENA

Bis esilarante ma non troppo di un post correlato al sito di Don Zauker(http://donzauker.it/2013/03/21/tutti-a-roma/ )che burlescamente prende in giro la manifestazione Pdl dello scorso sabato a Roma dove il mago Berlusconi ha fornito alcuni dei suoi numeri migliori di repertorio nell'agghiacciante universo delle sue balle politiche fornite nel corso degli ultimi vent'anni al popolo italiano.
Per chi come me,anche se involontariamente,è incocciato in uno dei pochissimi speciali che emittenti tipo Rete 4 ha dedicato al loro padrone,non è potuta sfuggire la scenografia del palco che ricordava in maniera rabbrividevole il Tempelhof dove Hitler era solito propagandare le sue di balle e fantasticherie politiche che tanto danno hanno fatto al mondo qualche decennio addietro.

Tutti a Roma!
21 marzo 2013
 
Bene, e ora prepariamoci alla bella giornata, ripetendo il Santo Rosario e le solite simpatiche filastrocche:
  • Basta con il partito dei giudici che vuole ribaltare il risultato delle urne!
  • Agl’italiani non importa niente del conflitto d’interessi, presi come sono dalla crisi.
  • La crisi non esiste, i ristoranti e gli aerei sono pieni di gente.
  • Basta con il governo (Prodi, Monti) che mette le mani nelle tasche degli italiani.
  • Da quando LUI è sceso in politica, sono fioccati i processi contro di lui.
  • I comunisti vogliono zittire la voce della libertà.
  • Il nostro governo è stato fatto fuori dalle politiche della signora Merkel (culona inchiavabile).
  • Nessuno ha mai definito la signora Merkel, una culona inchiavabile.
  • (Questo, quello, o quell’altro) non è vero, è solo una montatura della stampa di sinistra.
  • Questa dichiarazione, pur ripresa da ottocentomila media anche internazionali, è destituita di ogni fondamento.
  • Noi siamo i moderati, loro sono gli estremisti.
  • Il nostro governo è quello che più di ogni altro si è distinto nella lotta alla mafia.
  • Le famiglie e le piccole e medie imprese… bla…bla…bla…
  • (…)

domenica 24 marzo 2013

VOLO DI SOLA ANDATA

L'articolo proposto oggi preso da Don Zauker(http://donzauker.it/2013/03/15/solidarieta/ )come al solito con ironia e sarcasmo offre una chiave di lettura che nessun mezzo d'informazione di massa italiano ha fin'ora fornito e mai fornirà riguardo la vicenda dei marò assassini che fanno ping pong tra l'Italia e l'India,sperando che questa farsa(naturalmente non come la intendono i politici e i giornalisti nostrani),termini al più presto con il processo e l'inesorabile e giusta condanna di due pericoli per la società.
La solidarietà del titolo del contributo deve essere espressa nei confronti dei familiari e degli amici dei due pescatori morti per mano dei due coglioni dal grilletto facile,che hanno rotto le palle con i continui loro spostamenti aerei pagati dai contribuenti:devono stare in India e lì devono essere giudicati e non essere eletti come eroi o altre minchiate simili.

Solidarietà.

Nel collage di immagini sopra si possono individuare due vittime.
Chi sono?
Se avete risposto i due fagotti nell’immagine al centro, avete indovinato.
Per la precisione, i due fagotti sono due persone uccise a colpi di fucile mitragliatore.
Due pescatori indiani, Ajesh Binki e Valentine Jelastine.
Un ragazzo di 21 anni e un uomo di 50.
Nessuno (o quasi) in tv e sui giornali, ha mai mostrato i loro volti. Nessuno (o quasi) in tv e sui giornali, ha mai riportato i loro nomi. Nessuno (o quasi) in tv e sui giornali, ha mai parlato delle loro famiglie.
Tutti hanno invece sempre, costantemente, categoricamente, esclusivamente parlato solo dei due poveri marò, vittime della prepotenza indiana.
Sì, salviamoli!
Come se fossero in ostaggio di un qualche gruppo di terroristi e non sotto custodia (non in prigione) in uno Stato sovrano per aver ucciso due pescatori.
Ma poi chi erano questi pescatori? Di loro non esistono neanche immagini su internet, erano due straccioni, brutti, col naso schiacciato, i capelli unti e pettinati come Apu dei Simpsons e con le mani nere sopra e bianche sotto.
Com’è possibile mettere sullo stesso piano le vite di questi due pezzenti, olezzanti di curry, con i nostri due valorosi e pettinatissimi soldati?
E com’è possibile mettere sullo stesso piano la legge di un Paese, l’India, dove ci sono le fogne a cielo aperto, le vacche che girano per strada invece che nelle cene eleganti e si venera un dio con la testa di elefante, invece di un vecchio con la gonnella?
No, non ci fidiamo di quei selvaggi. Si tengano i loro morti e ci restituiscano i nostri eroi, senza rompere tanto i coglioni!
Ecco, questo velato e ridicolo razzismo da colonizzatori è, secondo noi, il senso di tutte le chiacchiere fatte sulla vicenda dei due marò.
Ora, senza entrare nel merito e specificando che anche noi siamo convinti che i due abbiano sparato per errore e che comunque Massimiliano Latorre e Salvatore Girone meritano un processo regolare che tuteli i loro diritti e, se nel caso, evidenzi le loro responsabilità, ci sembra che l’intera vicenda sia stata affrontata in maniera un tantinello vergognosa.
E non tanto da parte dei fascisti di Casapau o del PDL che, vogliamo dire, cosa c’era da aspettarsi?… ma piuttosto da tantissima parte (la quasi totalità) dei mezzi d’informazione del nostro Paese, per non parlare dei rappresentanti delle istituzioni.
Ma, anche in questo caso: cosa c’era da aspettarsi?
Per questo abbiamo deciso di scendere in campo e offrire il nostro aiuto ai tanti giornalisti, politici o semplici passanti e cittadini in fila alle poste che non sono in grado di provare vergogna.
Tranquilli, ci pensiamo noi.
Noi, infatti, ci vergognamo per (e di) loro.
15 marzo 2013

sabato 23 marzo 2013

RISOTTO PEPERONI E CHAMPIGNON

Oggi la proposta culinaria consiste in un risotto veramente gustoso con i peperoni e degli champignon freschissimi,per un connubio semplice ma allo stesso tempo dal risultato ottimo in quanto anche la preparazione è veramente semplice.
Anche la vista rimane colpita dai colori delle verdure che donano anche all'occhio parte del sapore che solamente il senso del gusto può fornire:con questo clima ancora fresco servirlo e mangiarlo ben caldo rallegra anche il cuore.
Ingredienti:
-riso
-peperoni gialli e rossi
-funghi champignon freschi
-zenzero
-spezie miste
-olio extravergine di oliva
-burro
-cipolla
-scalogno
-aglio
-vino nero
-vino bianco
-dado ai funghi
-dado classico
-brodo di biancostato
Prima di tutto si lavano e si tagliano a strisce o a pezzettini i peperoni,e pure i funghi subiscono tale trattamento facendo accortezza ad affettarli più sottilmente,quindi in una padella in cui il burro si è sciolto assieme all'olio si mettono la cipolla(in quantità maggiore rispetto allo scalogno)e l'aglio sminuzzato in parti piccole.
Dopo aver sfumato con i due tipi di vino si possono far soffriggere per poco tempo i peperoni e quindi mettere il riso e subito dopo gli champignon:si aggiunge il brodo di biancostato(in quel momento avevo quello)e si accorporano le spezie varie(coriandoli,semi carvi,cannella,noce moscata,chiodi di garofano e anice stellato,tutti in polvere)e lo zenzero grattuggiato.
Si regola la sapidità con i dadi mentre si continua ad aggiungere il brodo per non fare attaccare il riso al fondo,dopodichè si spegne il fuoco e si lascia il risotto nella pentola per qualche minuto,mettendo a piacimento del burro e dell'olio per poi servire nel piatto coprendo il tutto con un'abbondante sformaggiata.

venerdì 22 marzo 2013

POCHE IDEE E CONFUSE

Desta scalpore,vergogna e curiosità il gesto che ha compiuto il giocatore dell'Aek Atene Yorgos Katidis,che dopo aver segnato un gol ha esultato con il saluto fascista l'intero stadio lasciando per un attimo a bocca aperta la tifoseria di sinistra,gemellata col Livorno e l'Olimpique Marsiglia,che subito dopo ha espresso a suo modo il disgusto per tale gesto.
Un comunicato degli Original 21 è andato giustamente giù pesante con questo giocatore,con minacce per niente velate di guardarsi le spalle ed un sollecito alla società di mettere fuori rosa come minimo Katidis,che è già stato radiato a vita da tutte le selezioni nazionali elleniche dalla propria federcalcio.
Ho parlato pure di curiosità ad inizio post in quanto il ragazzo,venti anni molto confusi in testa,si è giustificato che non sapeva che il saluto romano potesse essere un sinonimo di nazifascismo,in quanto lui non è razzista,conosce la storia della società nata da un gruppo di rifugiati e allo stesso tempo ha voluto esprimersi come fa Alba Dorata(!?)...della serie poche idee ma per l'appunto confuse!

Atene, gli ultras Aek bocciano il 'ridicolo nazista'.
«Immaturo, insignificante, da cacciare». Le reazioni dei tifosi organizzati al braccio teso del giocatore [Atenecalling]
Il saluto fascista di Yorgos Katidis per il goal segnato nella partita contro il Veroia ha fatto infuriare l'Original 21 che non si è convinta delle spiegazioni del calciatore. Con il suo annuncio chiede alla direzione della società dell'AEK di interrompere la collaborazione con lui: «Che eri semplicemente un ridicolo, un esibizionista con la frangetta e con i disegni sul corpo, di un'immaturità inferiore perfino alle proprie stesse credenze, lo potevamo tollerare... e con la nostra buona volontà lo scusavamo.. Ma salutare in modo fascista, RIDICOLO INSIGNIFICANTE, NON SI PUO' PERDONARE IN NESSUNO MODO! Tremano le ossa dei nostri antenati, della nostra stessa storia... dei rifugiati e dei nostri valori antifascisti! Alla fine vali poco come giocatore e come persona! Ormai sei indesiderato e ricercato tra di noi! Le tue lacrime non ci convincono... lo stesso vale anche per le tue scuse! I membri dei "battaglioni di sicurezza" (gruppi che aiutavano i tedeschi durante l'Occupazione nazista, n.d.t.), i collaborazionisti, cioè tutti quelli che prima di te hanno salutato nello stesso modo, avevano anche loro delle scuse. La storia non li dimentica!
NOI, LA GRANDE FAMIGLIA DELL'AEK, DEL RIFUGIO E DEI VALORI UMANI, NON DIMENTICHEREMO MAI!»
Dopo la partita, il 20enne Katìdis ha dichiarato twittando: «Conosco la storia dell'AEK. So che è una squadra di rifugiati. Ho dedicato il goal a Michàlis Pavlìs e in nessun modo sono un razzista». «Non sono razzista, in nessun modo». «Odio il fascismo. Non l'avrei mai fatto se avessi saputo che quel gesto significa una cosa del genere. Conosco le conseguenze e non l'avrei mai fatto». Poco dopo, l'attaccante 20enne ha scritto: «Ho festeggiato in questo modo perché volevo che la gente ci aiutasse di più. Per me non vuol dire niente. E' stato un festeggiamento che ricorda Alba Dorata, l'ho fatto per far festeggiare la gente in modo più intenso, insieme a noi... Avevo bisogno di un goal. Lo desideravo tanto, perché quello che sta succedendo in queste ultime partite non ci aiuta... Dedico il goal a Michàlis Pavlìs che sta attraversando un periodo difficile ed è una persona a me cara, che non voglio dire chi è...».
Nello stesso momento, il goleador dell'As Monaco e della Nazionale, Yorgos Tzavellas, ha scritto su twitter: «Che qualcuno fermi questo ragazzino... Ah, Grecia! Peccato per le lotte dei nostri antenati. Peccato!».
Il giocatore di pallacanestro Manolis Papamakàrios ha scritto su twitter: «Moùntza Salpiggìdis, 6 partite fuori. Saluto nazi di Katìdis quanto? Cosa altro ci sarà ancora da vedere?».
Sulla stessa linea anche l'ex capo della Nazionale di polo Yorgos Mavrotàs che ha detto «Meno male che non porta la maglia mentre fa il saluto e lascia la macchia nella storia».
tratto da Atenecalling
http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=55577&typeb=0&Atene-gli-ultras-Aek-bocciano-il-ridicolo-nazista-
18 marzo 2013

giovedì 21 marzo 2013

19 e 72

Ci sono rimasto male quando ho sentito al telegiornale della scomparsa di Pietro Mennea,uno dei più importanti sportivi dell'atletica leggera che l'Italia abbia mai avuto,recordman storico dei 200 metri e medaglia d'oro nella stessa disciplina alle olimpiadi di Mosca nel 1980.
Anche oggi pomeriggio guardando uno speciale dedicato a lui su Rai Storia è venuto fuori il ritratto di una persona umile,pronta al sacrificio e vogliosa di scoprire e di imparare sempre qualcosa di più,uno scrittore e anche docente universitario con comparsate in politica in diversi schieramenti.
L'articolo preso dal Corriere della sera parla della sua carriera e raccolgie alcuni commenti dopo la notizia del suo decesso:correrà anche lassù,ne possiamo star certi.

Morto a 60 anni il velocista azzurro, per anni ha detenuto il record del mondo

Addio a Pietro Mennea, il re dei 200

Da tempo lottava contro un tumore
Berruti: «Era un asceta. Noi come Platone e Aristotele»

Morto a 60 anni il velocista azzurro, per anni ha detenuto il record del mondo
Addio a Pietro Mennea, il re dei 200
Da tempo lottava contro un tumore
Berruti: «Era un asceta. Noi come Platone e Aristotele»
È morto in una clinica di Roma, all'età di 60 anni, Pietro Mennea, ex velocista azzurro, campione olimpico a Mosca 1980 e per 17 anni detentore del record del mondo dei 200 metri. Da tempo lottava contro un tumore, sembra al pancreas.
 
LA BIOGRAFIA - Originario di Barletta, dove era nato il 28 giugno 1952, Mennea ha cominciato la sua lunga carriera internazionale nel 1971, agli Europei, piazzandosi al sesto posto nei 200 e conquistando il bronzo assieme alla staffetta 4X100. L'anno dopo il debutto olimpico a Monaco di Baviera e la prima medaglia, un bronzo, nei 200 mentre nel '74, agli Europei di Roma, sale sul gradino più alto del podio oltre a conquistare l'argento nei 100, alle spalle del sovietico Borzov. Dopo qualche anno sottotono ma coronato da successi a Giochi del Mediterraneo e Universiadi (all'Olimpiade di Montreal chiuse senza medaglie), Mennea si rilancia a Praga, nel '78, centrando l'accoppiata europea 100-200. Ma per scrivere la storia bisogna aspettare Città del Messico e le Universiadi del '79. Studente di scienze politiche (si è laureato poi a Bari e successivamente ha conseguito anche le lauree in Giurisprudenza, Scienze dell'educazione motoria e Lettere), Mennea vince i 200 in 19"72, nuovo record del mondo che resisterà per ben 17 anni, battuto solo da Michael Johnson ai Trials per Atlanta '96 (19"66, poi ritoccato nella finale dei Giochi a 19"32).
L'ORO OLIMPICO - L'anno dopo a Mosca, ai Giochi Olimpici, Mennea vince l'oro, beffando per due centesimi Allan Wells. «La Freccia del Sud», questo il soprannome dato all'atleta italiano, torna dalla Russia anche col bronzo della 4X400 e nel 1981 annuncia il ritiro salvo poi tornare sui suoi passi. Per lui arrivano altre due medaglie mondiali (bronzo nei 200 e argento nella 4X100 a Helsinki '82) e un oro ai Giochi del Mediterraneo nei 200 mentre le successive partecipazioni olimpiche (Los Angeles '84 e Seul '88) gli riservano solo delusioni anche se in Corea del Sud si toglie la soddisfazione di fare da alfiere per l'Italia durante la cerimonia d'apertura. Per lui, nel 1983, anche il primato mondiale dei 150 piani con 14"8 a Cassino. Sposato con Manuela Olivieri, Mennea ha ricoperto, a livello sportivo, anche la carica di direttore generale della Salernitana nella stagione '98-99 ma è stato anche eurodeputato dal '99 al 2004 e docente universitario all'Università Gabriele d'Annunzio di Chieti-Pescara.
«ERA UN ASCETA» - «Scompare un asceta dello sport, interpretato sempre con ferocia, volontà, determinazione». Livio Berruti, medaglia d'oro nei 200 metri alle Olimpiadi di Roma 1960, ha ricordato così Mennea: «È stato un inno alla resistenza, alla tenacia e alla sofferenza. All'atletica italiana manca questa grande voglia di emergere e di mettersi in luce». «Tra noi c'è stato un rapporto molto dialettico - ricorda ancora Berruti -: per lui l'atletica era un lavoro, io lo facevo per divertirmi; lui era pragmatico, io idealista. Il nostro è stato uno scontro, come tra Platone e Aristotele».
LA CAMERA ARDENTE - Appresa la notizia della morte del campione, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, è rientrato precipitosamente da Milano, dove si trovava per impegni di lavoro. Il numero 1 dello sport italiano ha disposto l'allestimento della camera ardente per giovedì pomeriggio, nella sede del Coni, a Roma. In una recente intervista al Corriere del Mezzogiorno aveva tracciato un bilancio sulla sua vita.

mercoledì 20 marzo 2013

L'EUROPA,LE BANCHE E CIPRO

Quello accaduto ieri nel piccolo Stato di Cipro,famoso per essere dal punto di vista fiscale una sorta di Svizzera in mezzo al Mediterraneo,è una sorpresa dal punto di vista politico,in quanto il Parlamento cipriota ha respinto gli"aiuti"dell'unione europea in una maniera tale da trovare accordo tra tutte le forze sia al governo che all'opposizione a differenza di molte altre realtà del vecchio continente.
In soldoni si tratta di aver negato un importante contributo che aveva però come controparte un prelievo forzoso per tutti quelli che hanno un conto bancario a Cipro,con una ribellione generale sia di chi abbia piccoli e grandi depositi:c'è da aggiungere che parecchi Stati e banche europee hanno belle somme investite nell'isola,la cui cifra,com'è in questi casi,non è ancora accertata.
L'articolo di Senza Soste racconta di questo rifiuto del governo cipriota ai ricatti della trojka che sta portanto sfracelli in Europa,con i possessori di conti correnti che intimoriti da queste voci vorrebbero prosciugare i propri conti prima che lo facciano le banche...sempre che queste ultime riaprano visto che sono chiuse da inizio settimana e forse fino a domani.

Cipro: parlamento boccia piano UE.
Nel tardo pomeriggio di oggi, a sorpresa, il Parlamento di Nicosia ha respinto in modo schiacciante il piano di cosiddetti aiuti dell'Unione europea - del valore di circa 10 miliardi di euro - condizionato ad un prelievo forzoso sui conti bancari nell'isola che oscillava dal 6 al 10% e che aveva scatenato già le proteste di tutte le opposizioni parlamentari, dei sindacati e di altri settori sociali.
Secondo quanto si è appreso, a votare contro il piano targato Berlino-Bruxelles non sono stati soltanto i deputati dei partiti all'opposizione - i comunisti di Akel, gli ecologisti ed altri - ma anche quelli appartenenti a forze interne alla coalizione di governo di centrodestra. Su un totale di 56 parlamentari dell'Assemblea Legislativa del piccolo paese, il piano è stato alla fine respinto con 36 voti contrari, 19 astenuti e nessun voto a favore, mentre un parlamentare non era presente alla votazione.
Anche il presidente del Parlamento, il socialista Yiannakis Omirou, aveva invitato i deputati a votare contro il salvataggio "ricattatorio" proposto dall'Unione europea. "Ci può essere una sola risposta: no al ricatto" aveva detto, e poi "Questa decisione non é altro che una rapina dei depositi bancari". "La nostra richiesta - ha detto Omirou - dev'essere che questo accordo va rinegoziato. Se approviamo questa tassa non ci sarà più nessun investitore estero che lascerà da noi i suoi soldi". Prima del voto anche il presidente di centrodestra, Nicos Anastasiades, aveva annunciato la decisione del principale partito di governo di astenersi e il ministro delle Finanze, Michakis Sarris aveva smentito le voci di dimissioni circolate nella giornata di oggi.
In mattinata il governo aveva provato a mettere a punto alcune modifiche alla legge imposta dall'UE per rendere più progressivo e meno duro il prelievo forzoso per le fasce basse della popolazione. In particolare, la bozza di legge dell'esecutivo cipriota prevedeva l'esenzione per i depositi bancari fino a 20.000 euro, fissa al 6,75% la tassazione per i conti tra 20.000 e 100.000 euro e manteneva al 9,9% quella sui depositi oltre i 100.000 euro. Ma le relative modifiche - criticate comunque dalla Banca Centrale di Nicosia perchè inficiavano l'obiettivo di arrivare a raccogliere i 5,8 miliardi di euro chiesti da Bruxelles - non sono state sufficienti a far passare il piano in parlamento.
"Il progetto di legge è stato respinto", ha confermato dopo il voto il presidente della Camera Yiannakis Omirou mentre fuori dalla sede del Parlamento centinaia di persone che manifestavano contro l'UE e la troika esultavano increduli.
Per domani il presidente del governo ha previsto una serie di incontri con tutte le forze politiche per tentare di varare una controproposta all'Unione Europea.
Fatto sta che, almeno per ora, ciò che il parlamento di un paese come la Grecia - 10 milioni di abitanti - non è stato mai in grado di fare nonostante la durezza delle misure imposte dalla troika, lo ha fatto alla prima occasione possibile l'assemblea di un piccolo paese come Cipro, appena un milione di abitanti.
Da segnalare però che rispetto ai cugini greci i ciprioti hanno, dalla propria parte, le forti relazioni con la Russia. E anche un totale di depositi bancari equivalente a 70 miliardi di euro, dieci volte l'ammontare di un Pil che negli ultimi anni è andato a picco. Soldi dei miliardari russi e non solo, si è detto giustamente. Ma forse anche ingenti investimenti da parte di quelle banche europee attratte dagli alti tassi di interesse distribuiti dagli istituti di credito ciprioti - anche l'8% - e che non a caso questa mattina hanno chiuse tutte in forte ribasso.
Nel paese la tensione rimane altissima. La polizia oggi ha presidiato in forze il Parlamento e le ambasciate di diversi paesi dell'UE, dopo che ieri un manifestante era riuscito ad ammainare la bandiera dalla rappresentanza tedesca. Le banche dell'isola sono ancora chiuse, e riapriranno forse solo giovedi', per evitare una corsa a prelevare il denaro dai depositi. Anche le contrattazioni in borsa rimarranno sospese oggi e domani.
Marco Santopadre
tratto da http://www.contropiano.org
19 marzo 2013

martedì 19 marzo 2013

SHALE GAS

Negli ultimi anni la corsa per gli approvigionamenti delle risorse naturali sta incrementando sia il proprio ritmo che la propria possibile pericolosità sia ambientale che sociale,e al posto di ricercare la soluzione al problema delle fonti di energia ricercandole in quelle naturali rinnovabili e non dannose per la terra e per l'uomo,si cerca maggiormente la via più facile che è anche la più dannosa per tutti.
Il gas ed il petrolio prodotti per la frantumazione idraulica delle rocce(fracking)ha preso piede negli Usa negli ultimi tempi in quanto permette la quasi dipendenza energetica ma con delle problematiche che ancor oggi non sono ben chiare:come detto nell'articolo sotto preso da Senza Soste da un lato ci sono previsioni forse troppo catastrofiche da parte degli ecologisti e dall'altra la superficialità degli studi delle conseguenze di questi nuovi sistemi da parte dei colossi dell'energia mondiale.
In poche parole per ricavare,o meglio spremere dalla terra gas e petrolio,si pompano in profondità acqua,sabbia e sostanze chimiche e con delle cariche esplosive si frammentano le rocce che liberano l'oro nero ed i gas che vengono riportati in superficie.
Certamente tutto questo potrebbe portare ad inquinamenti alle falde freatiche,provocare sconvolgimenti tettonici(possibili terremoti)ed inoltre le sostanze chimiche"iniettate"non fanno sicuramente bene al sottosuolo.
Il contributo inoltre analizza possibili ripercussioni geopolitiche in quanto stati come la Russia vedrebbe fortemente penalizzato il proprio monopolio del gas in Europa,e zone come la penisola arabica si farebbe sempre meno indispensabile per gli scenari mondiali:inoltre nei paesi dove queste tecniche sono utilizzate da anni e anche in quelli neofiti le proteste si fanno sempre più eclatanti.

Lo shale gas spaventa l'Europa.
Negli Usa è diventata in 10 anni l’arma segreta per arrivare all’indipendenza energetica. Sperimentata già negli Anni 40, la tecnica per l’estrazione di gas non convenzionale nota come fracking (hydraulic fracturing, ossia la fatturazione idraulica realizzata attraverso la pressione di un fluido per creare e propagare una frattura in uno strato roccioso) si è sviluppata Oltreoceano a partire dagli Anni 70 e, con Barack Obama alla Casa Bianca, ha segnato il suo apice: i prezzi del gas sono crollati. Anche se accompagnati da una robusta coda di polemiche.
Ora, però, la rivoluzione del fracking arriva in Europa e tocca anche al Vecchio Continente misurarsi con gli effetti taumaturgici dell’estrazione dell’oro azzurro e dei suoi danni collaterali.
PERICOLO CONTAMINAZIONE. Con il fracking vengono infatti pompati nel terreno acqua ed elementi chimici per recuperare gas o petrolio da scisti bituminosi. I pericoli, esagerati dagli ambientalisti o minimizzati dai colossi energetici, vanno dalla contaminazione di terreni e falde acquifere sino ai miniterremoti.
EQUILIBRI GEOPOLITICI A RISCHIO. La questione però non riguarda tanto e solo gli aspetti economici ed ecologici: alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, i primi di febbraio, il tema è stato infatti discusso in primis dal punto di vista geopolitico.
Perché le conseguenze della rivoluzione made in Usa potrebbero farsi sentire negli equilibri mondiali e mettere in crisi chi sul gas ha costruito la propria potenza. La Russia in primis.
 
I rischi, sempre più concreti, per Gazprom
È questa in soldoni la tesi di chi vede radicali cambiamenti alle porte: il gas estratto con il fracking negli Stati Uniti, i prezzi in ribasso pronti a contagiare gli altri mercati e la prospettiva di non dover dipendere dalle importazioni metterebbero in crisi il regno di Vladimir Putin, e se la nuova tecnica diffondesse in Europa potrebbe mandare in pensione il colosso energetico Gazprom.
I GUAI PER I PRODUTTORI DEL GOLFO. Ma nei guai finirebbero anche i produttori del Golfo che si ritroverebbero a ridefinire la loro posizione sulla scacchiera geoeconomica: un riposizionamento inevitabile non appena gli Usa dovessero potere fare a meno dell’energia in arrivo dal Medio Oriente.
Lo scenario, pieno di se e di ma, è sostenuto da un recente rapporto della Iea (International Energy agency), secondo cui – il condizionale è d’obbligo – Washington potrebbe diventare grazie al fracking il primo produttore di gas e petrolio nei prossimi cinque anni, fino a raggiungere l’indipendenza nell’arco di un quindicennio.
LA CAUTELA RESTA D'OBBLIGO. Le previsioni sono però tutte da verificare e i dubbi legati alla rivoluzionaria tecnica sono molti. Soprattutto in quell’Europa, dove a livello teorico si potrebbe approfittare della novità. Al di là della propaganda che veleggia gonfiata dalle lobby, gli analisti indipendenti sono molto cauti e i miracoli del fracking vengono relativizzati.

Un vantaggio relativo per l'Europa

Secondo un’indagine condotta dal tedesco Zew (Centro per la ricerca economica europea) e resa nota a fine gennaio, il fracking sarebbe vantaggioso in Europa dal punto di vista economico solo se i prezzi del gas fossero circa il doppio di quelli attuali: perché ai costi elevati di estrazione si aggiungono quelli ambientali, ancora non sufficientemente analizzati.
Alle attuali quotazioni, il miracolo Usa non sarebbe ripetibile a casa nostra. Anche perché in Europa l’attenzione all’ambiente impone cautela, che si traduce in leggi e divieti.
LO STUDIO DELLE CONSEGUENZE. La Germania è uno dei Paesi dell’Unione che con maggiore attenzione sta analizzando il problema: uno studio del ministero dell’Ambiente pubblicato alla fine del 2012 ha esaminato le conseguenze ecologiche del fracking, valutandone le insidie e imponendo una serie di obblighi nel caso di utilizzo.
All’inizio di febbraio il Bundesrat si è espresso per severi controlli e per l’imposizione di un divieto sino a che non siano chiarite le minacce per l’ambiente. Non sono solo gli integralisti verdi che si schierano contro le trivellazioni, ma anche la politica che vede la necessità di maggiori garanzie rispetto a quelle che sono richieste negli Stati Uniti.
I PALETTI DEI GOVERNI UE. Il compito difficile è appunto quello di mediare tra il dovere della tutela ambientale e la spinta dell’industria del settore. Così, come la Germania, hanno fin’ora alzato paletti un po’ tutti i governi dell’Ue, soprattutto quelli occidentali, mentre nell’Est Europa la tecnica è vista come una possibilità anche per attrarre velocemente capitali dall’estero: i giganti dell’energia, da Exxon Mobile a Shell passando anche per l’Eni, nell’ultimo biennio si sono gettati tra Polonia, Romania e anche Ucraina, dove i giacimenti di gas di scisto sono i maggiori del continente.
LE PROTESTE CONTRO LE TRIVELLAZIONI. Anche a Est, però, dopo le prime concessioni ottenute senza troppi problemi, sono iniziati i fastidi con le proteste della popolazione locale, preoccupata per le sorti del territorio. Sono dei primi di febbraio le manifestazioni a Strzeszewo, nei pressi di Danzica, contro Conoco-Philips e quelle già preannunciate in Ucraina contro le prime trivellazioni programmate da Chevron nella regione di Leopoli. La rivoluzione del fracking in Europa è appena iniziata, ma è ancora da vedere se e come proseguirà.
Stefano Grazioli
Mercoledì, 06 Febbraio 2013
tratto da http://www.lettera43.it

lunedì 18 marzo 2013

RAZZISMO NEL CALCIO ISRAELIANO

Non è .la prima volta che lo stato d'Israele si rende protagonista negativo sui post di questo blog in quanto portatore di odio razziale da vendere,quasi esclusivamente verso il mondo arabo Palestina in primis,e l'articolo di oggi è l'ennesima conferma di tale maligna follia proiettata in ambito sportivo.
La frangia violenta e razzista della squadra del Beitar di Gerusalemme infatti si è resa protagonista qualche match fa di un episodio per nulla edificante poiché quando un proprio giocatore di fede musulmana ha segnato,parte di quelli che possono dirsi"tifosi"hanno abbandonato lo stadio in segno di protesta.
Fortunatamente la maggior parte dei presenti hanno accolto il gol con il giusto entusiasmo e solo una piccola parte dei supporters del Beitar se ne sono andati,ma questa situazione,come descritto nel contributo di questo sito(http://dallapartedeltorto.tk/2013/03/07/beitar-gerusalemme-segna-il-musulmano-sadayev-e-i-tifosi-vanno-via/ )che offre a piè pagina altri links correlati,va avanti da parecchi anni con episodi,oltre a scritte,striscioni e cori razzisti,di scene di pura violenza.
E'per questo e per molti altro che da tempo si cerca di creare una campagna che vuole portare a boicottare la prossima fase finale degli europei under 21 che si terranno proprio in Israele a fine stagione.

BEITAR GERUSALEMME: SEGNA IL MUSULMANO SADAYEV E I TIFOSI VANNO VIA.
Il gol del russo di origine cecena, Zaur Sadayev, segnato al Maccabi Netanya al 48′ nell’ultima partita, ha generato una reazione contrapposta nella tifoseria del Beitar.fonte: www.calcioblog.it
Una cospicua frangia di ultras del Beitar Gerusalemme è già nota da mesi per le posizioni oltranziste e anti islamiche degenerate, in alcuni casi, in fatti di pura violenza. A fine gennaio, dallo stadio Teddy di Gerusalemme, esposero due striscioni di protesta (”Betar pura per sempre” e «70 anni di principi») in cui inneggiavano alla purezza ebraica e si opponevano al desiderio del loro presidente, l’uomo d’affari russo-israeliano Arkadi Gaidamak, di ingaggiare due giovani calciatori ceceni, Zaur Sadayev e Dzhabrail Kadiyev, entrambi musulmani. Durante la partita con il Bney Yehuda sono stati scanditi cori anti-arabi (che la direzione dello stadio cercò di coprire diffondendo musica a tutto volume).
La federcalcio israeliana multò il club con una sanzione pecuniaria di circa 10.000 euro e ordinò la chiusura della Tribuna Est dello stadio del Beitar per 5 partite. Qualche giorno dopo, ad inizio febbraio, i tifosi del Beitar alzarono il tiro. Fu incendiata la sede del Beitar Jerusalem. Il rogo causò gravi danni e distrusse trofei e magliette d’epoca. I sospetti si concentrarono subito sulle frange più estreme del tifo perché l’attacco avvenne poche ore dopo l’incriminazione di quattro tifosi del Beitar, per i fatti sopracitati accaduti durante la partita con il Bney Yehuda. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, definì “inaccettabile” il comportamento dei teppisti in un Paese che ha sofferto per il razzismo, come Israele. Il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, affermò: “Non si tratta di tifosi ma di criminali sotto ogni punto di vista“.
Il gol del russo di origine cecena, Zaur Sadayev, segnato al Maccabi Netanya al 48′ nell’ultima partita, ha generato una reazione contrapposta nella tifoseria del Beitar. Molti sostenitori hanno accolto la rete del 23enne con un’ovazione seguita da applausi, ma in un altro settore dello stadio decine di tifosi hanno abbandonato l’impianto, forse in segno di disprezzo e disapprovazione. L’allenatore in seconda Jan Talesnikov ha pronunciato parole di distensione a fine match: “L’amore e la pace vinceranno sempre e lo sport unisce, al di là delle religioni diverse. Bisogna rispettare ogni persona, indipendentemente dal suo credo. Quei tifosi che sono rimasti nello stadio sono i veri tifosi del Beitar“.

domenica 17 marzo 2013

LA PARTIGIANA TERESA MATTEI

Breve post che vuole ricordare la figura della partigiana e membro dell'Assemblea Costituente Teresa Mattei,scomparsa in settimana:donna importante che ha contribuito a fare dell'Italia un paese decisamente migliore e non solo per il lavoro compiuto nell'ambito parlamentare.
L'articolo preso da Antifa.org racchiude una breve biografia di una persona fermamente antifascista e alcuni messaggi di cordoglio di autorità italiane:era l'unica donna ancora vivente che abbia fatto parte della costituente nbel 1946.

La scomparsa della partigiana Teresa Mattei ·

Scomparsa della partigiana Teresa Mattei, il saluto commosso di Don Gallo: “Ciao bella ciao!”
Genova. “Un omaggio riconoscente alla compagna Teresa Mattei: partigiana, antifascista, donna della costituente, parlamentare. Ciao bella ciao!”. Questo il saluto su Facebook di Don Andrea Gallo alla partigiana combattente nella formazione garibaldina Fronte della Gioventù, che fu la più giovane eletta nell’Assemblea Costituente.
Un ringraziamento e un saluto commosso quello del parroco genovese nei confronti di questa grande donna, morta ieri pomeriggio nella sua casa di Usigliano (Lari).
Era nata a Genova l’1 febbraio 1921. Si è sempre dedicata alla lotta per i diritti delle donne e dei bambini. E’ sua l’idea di usare la mimosa per l’8 marzo, in quanto fiore povero e diffuso. La sua intuizione vinse sulle violette in uso in Francia.
Con la morte di Maria Teresa Mattei i componenti dell’assemblea costituente ancora in vita sono solo due: Giulio Andreotti (nato nel 1919) e Emilio Colombo (nato nel 1920). La Mattei era una delle 21 donne che facevano parte dell’assemblea.

http://www.genova24.it/2013/03/scomparsa-della-partigiana-teresa-mattei-il-saluto-commosso-di-don-gallo-ciao-bella-ciao-48177/


Il cordoglio di Napolitano e dell'Anpi per la scomparsa di Teresa Mattei

''Ho appreso con animo commosso la notizia della scomparsa di Teresa Mattei, storica figura di coraggiosa partigiana e combattente per la liberazione del nostro Paese dalla barbarie nazifascista, che fu nel 1946 la piu' giovane deputata eletta alla Assemblea Costituente''.Questa la dichiarazione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato alla famiglia Mattei.
''Nel solco di quella prima luminosa esperienza, ella è rimasta sempre coerente con gli ideali di libertà e di democrazia - ricorda il Capo dello Stato -. Nel lungo corso della sua esistenza si è dedicata con infaticabile impegno nell'affermare i diritti delle donne nella società e quelli dell'infanzia, in attuazione dei principi di quell'articolo 3 della Costituzione alla cui redazione aveva efficacemente contribuito. Giungano a tutti i familiari le mie condoglianze più sentite, insieme ai sentimenti di profonda riconoscenza per l'esempio che ha offerto di dedizione e di rigore nell'assolvimento dei suoi doveri''.

http://www.anpi.it/il-cordoglio-di-napolitano-per-la-scomparsa-di-teresa-mattei/


Teresa Mattei

Nata a Genova il 1° febbraio 1921, insegnante, dirigente dell’UDI, parlamentare comunista, la più giovane dei costituenti, Cavaliere di Gran croce. Morta a Usigliano (Pisa) il 12 marzo 2013.
Sorella di Gianfranco (morto suicida in via Tasso, per non parlare dopo essere stato catturato a Roma dai fascisti repubblichini), Teresa aveva partecipato alla Resistenza a Firenze, come comandante di una Compagnia del Fronte della Gioventù.
Fu lei ad organizzare (col futuro marito, Bruno Sanguinetti), l’attentato a Giovanni Gentile (dirigente fascista dell’Accademia d’Italia della RSI), che conosceva personalmente perché aveva studiato con lui per laurearsi in Filosofia.
Dopo la Liberazione fu Teresa Mattei a proporre che, in occasione dell’8 marzo, alle donne venisse regalata la mimosa, un fiore povero ma molto diffuso nelle campagne. Fu sempre lei (la più giovane tra le donne elette all’Assemblea Costituente) a fondare nel 1947, con la democristiana Maria Federici, l’Ente per la tutela morale del fanciullo.
È ancora lei che, negli anni Sessanta del secolo XX, fonda a Milano un Centro studi per la progettazione di servizi e prodotti per l’infanzia.

Segretaria dal 1946 agli inizi del 1948 dell’ufficio di presidenza della Costituente, nel 1955 rifiuta la candidatura alle elezioni per la Camera dei deputati e, in dissenso con Palmiro Togliatti, è espulsa dal PCI.

Continuerà però sempre ad impegnarsi per la tutela dei bambini e, quando si trasferisce definitivamente in Toscana (a Lari) fonda la “Lega per il diritto dei bambini alla comunicazione”. È il 1998 quando, alla Conferenza nazionale sull’infanzia e sull’adolescenza tenutasi a Firenze, propone che all’articolo 3 della Costituzione si precisi anche l’età quando si dice della “pari dignità dei cittadini”.
Nel 2005, di iniziativa di Carlo Azeglio Ciampi, Teresa Mattei è stata insignita del titolo di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

sabato 16 marzo 2013

I PAGLIACCI A CASA(CLOWN)

Ad inizio settimana gli hackers di Anonymous Italia hanno bloccato tramite espedienti che data la mia ignoranza non sto nemmeno a citare,le pagine del sito ufficiale di Cagapound con un comunicato breve e chiaro in cui è stato spiegato che"Casa Pound Italia DEVE chiudere".
I motivi li sappiamo già,in quanto questi fasci del terzo millennio sono nient'altro che dei razzisti mascherati da associazione che fa da specchietto per le allodole per i loro raid antisemiti,omofobi e fascisti,coperti dai partiti di centro destra che li coccolano e li utilizzano come braccio armato per le loro politiche schifose.
Il sito di Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/antifascismoanuove-destre/item/7133-anonymous-italia-chiude-il-sito-di-casapound )parla del gruppo di idioti guidati da Giansuca Iannone che da anni ormai hanno aperto sedi un pò in tutta Italia,e fanno dell'odio razziale il punto fisso di raccolta e di adesione dei pochi imbecilli che ancora riescono a credere ad un'ideologia obsoleta,insana ed inumana che deve essere radiata dalla faccia della terra.
L'azione è stata raccolta da plausi un pò da tutto il mondo di Internet,in quanto per fortuna questa di Ca$$a Pound è una minoranza squallida che deve essere ricacciata al più presto nelle fogne,habitat naturale di questi ratti immondi.

Anonymous Italia chiude il sito di CasaPound.

I siti dei fascisti si chiudono con gli attacchi Ddos. O almeno così sembra pensarla Anonymous Italia che dalle 15 di ieri pomeriggio ha reso irraggiungibile e messo fuori uso il sito di Casapound Italia. L'azione è stata rivendicata in serata sul blog ufficiale del gruppo di hacktivisti.
«CasaPound Italia DEVE chiudere» recita il comunicato apparso su anon-news.blogspot.it. Ed i senza volto della rete con questa operazione hanno voluto dare un contributo per raggiungere l'obiettivo. L'organizzazione neo-fascista viene messa sotto accusa per le pratiche «razziste, omofobe ed antisemite» che si celano dietro a slogan di facciata come «estremo centro alto» o «nè rossi, ne neri, ma liberi pensieri». Ed anche per la «ferocia» di cui i suoi esponenti si sono macchiati negli ultimi anni. Nel testo apparso sul portale vengono ricordati i fatti del dicembre 2011 quando a Firenze due senegalesi vennero assassinati a colpi d'arma da fuoco (ed altri tre vennero feriti) da Gianluca Casseri, membro del partito di estrema destra che fa capo a Gianluca Iannone. O ancora le indagini condotte dalla procura di Napoli del gennaio di quest'anno, da cui è emerso come gli appartenenti alla sezione locale di CPI stessero preparando alcuni attentanti incendiari contro negozianti di origine ebrea. «Troppo sangue è sgorgato per mano fascista» afferma Anonymous Italia, che nel comunicato cita anche l'assasinio di Davide “Dax” Cesare, militante antifascista ucciso a Milano il 16 marzo 2003, la cui figura verrà ricordata proprio questo sabato con una grande manifestazione nazionale che attraverserà il capoluogo lombardo. Non mancano infine aperte polemiche verso la compagine istutuzionale, accusata di connivenza, copertura e finanziamento degli autoproclamatisi "fascisti del terzo millenio".
Sui social network l'azione è stata accolta con entusiasmo, sentiti ringraziamenti e richieste di allargare il range degli obiettivi («E di forza nuova? Non se ne parla?» chiede qualcuno). Intanto la petizione lanciata da Anonymous Italia in cui viene richiesta la chiusura di CPI ha già raggiunto le 400 adesioni in poche ore.
Silenzio sul fronte neo-fascista. Ed anche un certo imbarazzo probabilmente, visto che a quasi 24 ore dall'accaduto il sito non accenna a tornare on-line. Da Casa Pound a Casa Down insomma. Non possiamo che rallegrarcene.
Link utili

venerdì 15 marzo 2013

IN RICORDO DI DAX

Iniziano oggi tre giorni a Milano per ricordare il compagno Dax ucciso per mano fascista il 16 marzo di dieci anni fa e ci saranno momenti di commemorazione,solidarietà e sport in nome di Davide Cesare che pagò con la vita la sua militanza antifascita.
Posto un paio di links per sapere di più chi era Davide e di raccontare quanto manca e allo stesso tempo sia presente e ancora vivo nelle lotte di ogni giorno:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2009/03/dax-odia-ancora.html e http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2010/03/16-marzo-2003-2010.html ,e questo trittico di eventi che comprendono incontri,concerti e una manifestazione per domani pomeriggio sono l'omaggio di tutti i compagni che lo hanno conosciuto o meno,e che comunque hanno condiviso con lui azioni e pensieri.
L'articolo sottostante è preso dal sito Dax Vive:http://daxvive.info/category/home/ dove si possono avere maggiori informazioni.

Comunicato stampa Corteo Nazionale Antifascista e Anticapitalista.

Milano. 15, 16, 17 Marzo 2013
Tre giorni di mobilitazione, solidarietà e sport popolare ricordando Dax!
16 marzo 2013, ore 15, Piazza 24 Maggio
CORTEO NAZIONALE “Antifascismo è Anticapitalismo”
Dax Vive! 10 anni con te, 10 anni senza te.
 
Sabato 16 marzo, a dieci anni dall’omicidio fascista di Davide “Dax” Cesare, una manifestazione nazionale attraverserà le vie della città riportando in piazza valori, pratiche e contenuti che da sempre animano le lotte autorganizzate sul territorio della città di Milano.
Nell’acuirsi della crisi strutturale che alimenta resistenze nei quattro angoli del globo, il ricordo di un compagno deve farsi memoria viva e condivisa, spinta a riprendere in mano le sue battaglie con ancora più rabbia ed entusiasmo. Di fronte alle macerie della governance capitalista le nostre risposte sono chiare e determinate e si fondano su bisogni reali che chiunque può toccare con mano: il diritto ad una casa, una condizione di vita dignitosa, qualsiasi sia la nazionalità o provenienza di un individuo, un’istruzione libera e gratuita, un sistema sanitario accessibile a chiunque e la difesa dei territori dalla devastazione ambientale ed economica.
Il corteo sarà strutturato per spezzoni tematici: i comitati e le lotte territoriali per la casa e contro il razzismo, gli studenti che animano le mobilitazioni delle scuole ed delle università, quindi lo spezzone dello sport solidale e antirazzista e delle palestre popolari, le delegazioni internazionali, lo spezzone contro carcere e repressione e quello skinhead.
Il corteo del sabato pomeriggio si colloca all’interno di una tre giorni di mobilitazione che sarà inaugurata la mattina di venerdì 15 dal corteo studentesco per Dax delle scuole milanesi che si concluderà proprio in via Brioschi e con una serata di incontri e solidarietà internazionale con diverse realtà e movimenti da tutto il mondo. Invece la giornata di sabato, dopo il corteo, si concluderà con un concerto dedicato a Dax delle posse militanti della penisola.
La domenica sarà invece dedicata allo sport popolare con dimostrazioni e tornei presso un parco del quartiere Ticinese: si comincerà dalla mattina e si andrà avanti per tutta la giornata tra tornei di calcetto, di basket e di rugby, dimostrazioni delle palestre di sport da combattimento, spazio bambini e giochi.
Uno spazio per ospitare gli incontri, il concerto e la cucina cruelty free sarà allestito per l’occasione, dando vita all’Area Grizzly in uno dei troppi spazi vuoti ed inutilizzati della nostra città.
Appuntamenti:
14 marzo
- h17 Incontro “da Valerio Verbano a Dax”, in Uni. Statale
- h22 Festa Autofinanziamento in Uni. Statale
Milano. 15, 16, 17 Marzo 2013
TRE GIORNI DI MOBILITAZIONE, SOLIDARIETÀ E SPORT POPOLARE RICORDANDO DAX!
15 marzo:
- h 9.30 Corteo Studentesco per Dax h9.30 @ L.go Cairoli
-h 21 ASSEMBLEA INTERNAZIONALE h21 @ Area Grizzly
16 marzo:
- CORTEO NAZIONALE ore 15 P.zza XXIV Maggio
- Concerto per Dax con 99Posse, Assalti Frontali e altri @ Area Grizzly
17 marzo:
- GIORNATA DI SPORT POPOLARE dalle 10 @ Parco Argelati
More info: daxvive.info
Le compagne e compagni di Dax