mercoledì 22 giugno 2011

MA CHE PADANIA?

Oggi le immagini proprio non vogliono farsi caricare,vedremo più avanti,comunque oggi partendo dalle dichiarazioni razziste di Bricolo portavoce leghista al Senato dove non ha sprecato parole di disprezzo nei confronti dei clandestini e degli immigrati e di quelli che non parlano un dialetto delle valli quasi(non che manchino i compagni pure lì),si riaffermano le ultime grida partite da Pontida di un animale ferito e presto morto.
I soliti copricati cornificati,le spade di plastica e gli scudi di legno oramai fanno parte del folcklore e della leggenda di un movimento che non durerà più di trent'anni,con il destino segnato da una involuzione politica che al posto di cercare orizzonti e margini sempre più ampi si chiude a riccio nel provincilismo più bieco ed ignorante.
Cari padanici è giunto il momento di tirare i remi in barca o di emigrare visto che i veri stranieri in Italia siete voi,non vi cagano nemmeno più gli altri alleati della maggioranza e pure il resto degli italiani sono stufi di sentire che ne avete piene le balle o che volete molta gente fuori dalle balle:a furia di voler cacciare via gente,odiare chi è immigrato oppure diverso per fede religiosa,scelta politica o sessuale o chi ha il colore della pelle diverso dal vostro siete diventati voi i discriminati e gli emarginati.
Solo che siete troppo ignoranti per poterlo capire,quindi fate un favore all'intera umanità tacendo per sempre oppure seppellendovi nella merda di cui vi cibate e che continuate a gettare addosso a tutti.
Articolo sulla fine di una terra che non esiste,per l'appunto la padania,tratto da Senza Soste.
Pontida, la Lega finalmente verso il binario morto
Guardando le immagini del raduno di Pontida, il ventiduesimo o il venticinquesimo a seconda delle stime, ci si chiede davvero come sia stato possibile che un partito come la Lega sia stato preso sul serio oltre la val Trompia o la val Brembana.
Già, perchè la Lega che esce dal raduno di Pontida del 2011 è niente più di un partito valligiano. Le cui grida di secessione, lanciate dalla base al raduno annuale, hanno il valore politico di un partito che è fuori dal governo delle grandi metropoli del nord e complessivamente minoritario, e non di poco, se si considerano i voti di tutti i partiti dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia. Insomma, la Lega è ottima per lo spettacolo televisivo del fine settimana, per dirette e talk show, ma politicamente è ormai alla fine di una bolla speculativa dilatatasi per un ventennio oltre ogni ragion d'essere. Si guardi al calendario politico di queste ultime settimane: il collasso dell'occupazione, la crisi greca, l'elettorato che in massa ha liquidato il centrodestra sono tutti fenomeni che, secondo la Lega, potrebbero essere affrontati con lo spostamento di quattro ministeri al Nord e qualche sgravio fiscale agli artigiani. Evidentemente siamo al marketing politico artigianale per un partito nazionale dei valligiani. Ma con una differenza però. Per un ventennio la Lega ha costruito, in un paese che si faceva tanto più provinciale tanto più i problemi si facevano globali, egemonia culturale e senso comune. Oggi il Carroccio parla un linguaggio che, a parte le battute, è impermeabile non solo agli italiani ma anche alla stragrance maggioranza degli abitanti del nord.
Non se ne è accorta la tv, che registra sempre i fenomeni in ritardo, e nemmeno il Pd che non ha mai avuto una grossa confidenza con la realtà. Ma i fatti sono testardi: la Lega, a differenza dell'ultimo ventennio, sta dimostrando da sola che non è più politicamente nè socialmente decisiva per formare governi.
Probabilmente per questo motivo non ha staccato la spina a Berlusconi. Per rimanere nell'unica combinanzione possibile di potere che gli garantisce rendita di posizione. Ma tutte le rendite in politica finiscono e adesso sta suonando la campana della fine della rendita della Lega. Per questo meglio neanche rimarcare più di tanto che Maroni, a Pontida, ha parlato di Padania indipendente. Niente male per il ministro degli Interni di un altro paese. Segnamoci questi dettagli perchè la Lega ha riscritto interi capitoli del ridicolo in politica che vanno conservati a futura memoria. Come va conservata menzione di tutti quelli che l'hanno presa sul serio come "partito dei ceti produttivi", del "federalismo", del "Nord". Nessuna di queste categorie è applicabile alla Lega. Che invece ha rappresentato l'ultimo sussulto della cultura dell'Italia bigotta, consumista e rurale del nord, in abito postmoderno e allargato ai ceti urbanizzati impauriti dalla crisi. Un sussulto oggettivamente non in grado di ridefinire l'architettura costituzionale di un paese, di rilanciarne la capacità di produrre ricchezza e meno che mai di assorbire conoscenza (prerequisito per il rilancio di qualsiasi paese). La Lega, quanto l'esperienza Berlusconi sarà finita, si candiderà così ad essere l'MSI, su base etnico-regionale, del XXI secolo. Un pacchetto di voti, ricavati da un consenso identitario, fuori dai grandi schieramenti talvolta utilizzato per scopi incoffessabili. Con una rete locale di sindaci che si distinguerà più per il sinistro folkore di qualche provvedimento che per la capacità di incidere sulla vita dei propri territori. In fondo, visto lo spessore politico-culturale della Lega, per tacere di quello umano, anche troppo.
per Senza Soste, nique la police
20 giugno 2011

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