Breve commento al redazionale di Senza Soste che prende spunto dalla battuta di Renzi durante il comizio che ha chiuso la Festa dell'Unità a Bologna che ha definito il pranzo tenuto assieme ad altri leader socialisti europei per l'appunto "il patto del tortellino".
Chissà che cosa si saranno detti,magari dopo un paio di bicchieri di lambrusco,dopo gli annunci ed i proclami dello stesso Renzi e dei politici in prevalenza francesi e spagnoli che hanno parlato in italiano alle persone intervenute.
L'articolo commenta per l'appunto la flessibilità tanto cara al premier italiano e che nel resto dell'Europa,sotto i diktat di Berlino,non sono molto dell'idea dell'ex sindaco fiorentino:tortellini quindi indigesti e già scaduti.
Matteo Renzi: quei tortellini che andranno di traverso.
Non è certo possibile sapere il nome di quel creativo, o di quella creativa, che nello staff renziano ha ideato il “patto del tortellino”. Patto che altro non sarebbe che la formula di marketing con la quale presentare l’incontro tra Matteo Renzi e un pugno di segretari dei partiti socialisti europei. Dal punto di vista dei media il prodotto è ottimo: serve per confezionare la chiusura della festa dell’Unità con pezzi di colore che stanno a metà tra le proposte di Eataly e la pedagogia politica per il grande pubblico.
Dal punto di vista politico però il prodotto se non è inesistente è destinato a scadere velocemente. Non è dato sapere cosa si saranno detti Renzi e i suoi commensali ma uno sguardo al loro comportamento fuori dai pranzi col tortellino in brodo non fa male.
Valls, il più importante ospite in quanto premier francese, solo pochi giorni fa ha giusto fatto fuori il ministro dell’economia, il ministro forse più “renziano” del governo di Parigi. Quello che voleva la flessibilità invocata dal premier italiano ma che trova assolutamente contraria la Germania come chiarisce recentemente la Frankfurter Allgemeine. Che quindi il patto del tortellino riguardi misure sgradite a Berlino, di cui Renzi avrebbe un gran bisogno, può giusto crederci chi alla festa dell’Unità ha portato bandiere palestinesi per salutare il discorso di Renzi (forse uno dei premier più filoisraeliani in circolazione). Tanto che sia Hollande che Valls, nei giorni successivi al rimpasto di governo, hanno fatto capire pubblicamente che di flessibilità, alla Renzi, nelle loro intenzioni ce ne è poca. Il tortellino, da degustarsi con camicia bianco abbagliante, rappresenta quindi per i francesi una comparsata, di quelle che non si negano mai. Magari perché Valls ricordi a Matteo, dopo essersi pulito la bocca col tovagliolo di carta, che il maggiore creditore estero dei bond italiani è proprio francese e che non è il caso di fare tanto gli eroi della flessibilità di bilancio. Ma di patto per la flessibilità dei conti pubblici, ovviamente, neanche a parlarne. Tanto meno in fragorosa assenza, alla cerimonia, di un rappresentante tedesco che, al di fuori della ritualità politica, avrebbe perlomeno gradito dal punto di vista culinario.
E tra i tanti problemi che Renzi ha, oltre a quello di darsi una linea politica, ce n’è uno che viene proprio direttamente dalla Germania. Si chiama Afd non è un prodotto alimentare ma è la formazione politica, fortemente euroscettica, che è andata benissimo durante l’ultima tornata di elezioni regionali. Afd, Alleanza per la Germania pesca proprio nell’elettorato di Angela Merkel. E’ evidente che concessioni sulla flessibilità a Roma, anche se suggellate da rustici patti col cucchiaio che tira su il tortellino, non possono andare bene nella capitale tedesca. Afd mieterebbe ulteriori successi d’opinione, a scapito della Cdu-Csu, pronti per essere capitalizzati in politica. L’eco del patto con al centro il tipico prodotto emiliano, commentato da un delirante Maurizio Merlo su Repubblica, non troverà quindi ascolto là dove dovrebbe perlomeno trovare un minimo di attenzione e cioè a Berlino.
L’altro problema è che Renzi non trova tanto ascolto nemmeno a Roma. Maurizio Padoan, ex consigliere affossatore di Argentina e Grecia e oggi ministro dell’economia del cerimoniere dei tortellini, ha invocato maggiori poteri di Bruxelles sugli stati sovrani, e quindi su Roma, proprio in materia di bilancio. L’ha fatto a Cernobbio, dove Renzi ha rifiutato di andare, proponendo così l’esatto contrario dei contenuti officiati in una delle città tempio del tortellino. Noto, e innocente, primo piatto che rischia così di andare proprio di traverso a Matteo Renzi. Il quale continua nella sua incessante, mediatica opera di circonvenzione di incapace, cioè di chi lo vota, fino a quando una mano pietosa si prenderà l’impegno di staccare la spina.
Redazione, 8 settembre 2014
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