mercoledì 10 settembre 2014

PRESI I COMPLICI DELL'AGGUATO A FANELLA

Come già evidenziato nell'articolo che a luglio è stato pubblicato per la morte di Silvio Fanella,cassiere della banda del faccendiere amico di Alemanno e dei fascisti romani Gennaro Mokbel,che ha fatto sparire un tesoro ai tempi dello scandalo Telecom Sparkle-Fastweb,le indagini hanno portato all'arresto dei complici di Giovanni Battista Ceniti,membro di Ca$$a Povnd e tutt'ora piantonato in ospedale per le gravi ferite riportate durante l'agguato(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2014/07/la-vera-faccia-di-cagapovnd.html ).
Fatto sta che il tesoretto di cui sopra,fatto di valuta e diamanti,non è stato ancora trovato,ed è il motivo principale dell'omicidio Fanella:ora con l'arresto degli altri partecipanti all'agguato,Egidio Giuliani e Giuseppe La Rosa,facenti parte pure loro della cerchia fascista,il quadro che si sta delineando è una vera e propria guerra tra eminenze nere.
Soprattutto il primo è l'oggetto dell'articolo di Senza Soste che spazia dall'omicidio avvenuto ai primi di luglio e che va a ritroso facendoci capire che Egidio Giuliani non è un fascistello da lama in tasca ma un pezzo da novanta nell'ambito del neofascismo romano e nazionale.

Un fascista “pesante” tra gli arrestati per l’omicidio Fanella.


E’ stato confermato che tra i due arrestati per l’omicidio di Silvio Fanella, il cassiere della banda Mokbel, c’è Egidio Giuliani. Egidio Giuliani è una vecchia conoscenza del neofascismo italiano. Era tra i fascisti più “cattivi” della sede di via Noto nel quartiere Alberone di Roma. Innumerevoli gli scontri con i militanti della sinistra nelle strade della zona. Ma Giuliani diventa ben presto qualcosa di più di uno squadrista da strada. E’ uno dei soggetti più attivi delle operazioni “false flag” organizzate dai gruppi armati neofascisti. Presentandosi come “terza forza”, proponevano alleanze ai gruppi della sinistra rivoluzionaria, soprattutto a quelli con qualche velleità sul piano armato, infiltrandosi in essi per le immancabili ragioni di acquisizione di informazioni da passare ai soliti servizi segreti e di provocazione. Verso la fine degli anni ' 70, Egidio Giuliani era un militante del Movimento Rivoluzionario Popolare insieme a Sergio Calore (ammazzato quattro anni fa) e Marcello Iannilli.  Finito in carcere associazione sovversiva, banda armata e possesso di armi,, Egidio Giuliani nel maggio del 1982, nel cortile dell’aria del carcere di Novara sfregierà il fascista storico Franco Freda, con un gesto che nel linguaggio della malavita qualificherà Franco Freda come un infame.
Ma perché era finito in carcere Egidio Giuliani? Scrive “Fascinazione” il ben informato blog sulla fascisteria italiana :“Nello sbandamento generale, tra arresti subiti e stragi mancate, si arriva alla fusione tra la rete militare superstite e la banda che fa capo alla personalità carismatica di Egidio Giuliani. Una realtà organizzativa complessa, autonoma ma al tempo stesso organica al discorso strategico di Cla. Questi è un militante di vecchia data, cresciuto nel circolo Nuova Europa di via Noto, un baluardo dell’attivismo missino a Roma sud, la prima realtà ad adottare il simbolo della croce celtica. Le amicizie di Giuliani sono variegate: spaziano dai vecchi integralisti di Europa civiltà impicciati con la massoneria e i servizi segreti (affitterà dei locali dal vecchio parlamentare della destra dc Agostino Greggi) ai fuoriusciti delle Brigate rosse, che in quei mesi stanno costruendo il Movimento comunista rivoluzionario. Dà vita a un’agenzia di servizi, specializzata nella logistica della clandestinità: chiunque ha bisogno di documenti falsi, targhe “pezzottate”, pezzi di ricambio per le armi sa di potersi affidare con sicurezza  a Giuliani, che ci tiene a promuovere un proprio nucleo operativo e iniziative comuni con diverse “batterie” e gruppi di fuoco.”
Nel maggio del 1991 Giuliani viene nuovamente arrestato per possesso di pistola rapinata il 20 febbraio ad un agente della polizia di Stato. Era stato rimesso in libertà a Spoleto nei primi di gennaio del 1991 per indulto e decorrenza dei termini nei precedenti processi ed aveva fatto perdere le sue tracce.
Il neofascista pentito Sergio Calore, ucciso nell’ottobre del 2010, con un piccone, in un casolare nelle campagne di Guidonia, vicino a Roma.) così racconta ai magistrati. di Bologna: “il 14/2/1985: "Venni arrestato nel maggio del 1979 su ordine di cattura della Procura della Repubblica di Rieti che mi accusava di ricostituzione del disciolto partito fascista. Nel luglio di quell'anno, nel carcere di Rebibbia, conobbi Valerio FIORAVANTI, arrestato per porto di pistola al valico di Ponte Chiasso. Stringemmo subito amicizia. In quello stesso periodo erano detenuti con me a Rebibbia Paolo SIGNORELLI, Claudio MUTTI e Renato ALLODI. Venni prosciolto in istruttoria e scarcerato il 13 novembre 1979. Ripresi immediatamente i contatti con esponenti del gruppo di `Costruiamo l'Azione', che si era praticamente dissolto come struttura durante la mia detenzione. In particolare rivedo Bruno MARIANI e con lui mi reco in un cascinale sulla via Prenestina dove erano custodite le armi del nostro gruppo; mescolate con esse vi erano le armi del gruppo GIULIANI-COLANTONI...Vi erano non meno di cento pistole, una quindicina di mitra, bombe a mano SRCM ed ananas, lanciarazzi americani M72 ed esplosivo vario. Vi era questa comunione di armi tra il nostro gruppo e quello di Egidio GIULIANI poiché tra i due gruppi si erano stretti rapporti durante la mia detenzione; in particolare, tra Bruno MARIANI ed Egidio GIULIANI”.
Gli stessi magistrati scrivono “Il momento certamente più significativo dell'avvenuta unificazione operativa fra i resti di Costruiamo l'Azione e la centrale figura di Egidio GIULIANI è dato dal rapporto strettissimo fra quest'ultimo e Gilberto CAVALLINI. Tale rapporto perdurerà e si rinsalderà nel tempo. Ai fini che qui rilevano, giova però osservare come esso fosse già in atto nell'autunno del 1979".
Il coinvolgimento e l’arresto di Egidio Giuliani per l’uccisione di Silvio Fanella, il cassiere della Banda Mokbel, è un indicatore d’allarme rilevante. Continuare a indagare sulla banda Mokbel solo come un gruppo di allegri truffatori sulle fatture false significa impedire di vedere la foresta invece dell’albero. Le piste nere sulle connessioni con la criminalità organizzata e il permanere in servizio della “rete degli uomini neri”, sono ormai davanti agli occhi di tutti, o almeno di quelli che hanno la voglia e la coerenza di guardarci dentro.
9 settembre 2014

Nessun commento: