martedì 9 settembre 2014

BASTA IMPUNITA' PER GLI ASSASSINI IN DIVISA

L'articolo proposto oggi preso da Infoaut non può non passare dalla vicenda del giovane ragazzo napoletano Davide Bifolco,ammazzato da un carabiniere per non avere rispettato l'alt ad un posto di blocco.
Questo omicidio verrà forse etichettato dopo qualche interrogatorio,forse un processino,come incidente così come è già accaduto per centinaia di volte da quando in pratica l'omicidio di Stato non inteso prettamente come strage ma preso su singolo episodio,è stato sdoganato con la Legge Reale del maggio 1975.
Sono state ben 625 le morti avvenute in contesti come quello che ha avuto come ultima vittima in ordine di tempo Davide,e purtoppo noi sappiamo che non sarà certamente l'ultima,purtoppo dobbiamo mettere in conto che il prossimo cadavere potrebbe essere quello di un nostro familiare o amico,se non il nostro.
L'impunità vergognosa che scende come un boia disarmato sui singoli colpevoli delle forze del disordine è forse il principale motivo dell'odio che la gente,almeno la maggior parte delle persone,prova nei confronti dell'autorità in divisa,lasciando da parte la corruzione,l'arroganza e la violenza fisica e psichica che giornalmente contraddistinguono polizia e carabinieri.
Napoli sta rispondendo con rabbia ed orgoglio a questo ennesimo omicidio,amici e parenti,persone che nemmeno sapevano dell'esistenza del giovane Davide ma che si sono mosse in solidarietà proprio verso i genitori,il fratello e tutti gli amici e conoscenti sono in grado di dare un segnale chiaro:basta impunità per questi assassini,la giustizia deve fare il suo corso,chi ha sbagliato deve pagare.

Quei 625 posti di blocco dove son partiti “colpi accidentali”.


Ancora un omicidio di stato.. con questo articolo tratto da polvere da sparo  si sottolinea come l'episodio che ha visto perdere la vita al giovanissimi Davide a Napoli si iscriva in una lunghissima sequela di omicidi avallati dalla ormai ultratrentennale legge Reale a cui si aggiunge il generale senso di impunità delle forze dell'ordine riguardo al loro operato
Il Corriere della Sera ha il coraggio di parlare di "Tragedia": parola aulica non certo adatta a descrivere un assassinio.

Un ragazzo di 17 anni ucciso da un colpo di pistola di un carabiniere non è una tragedia.

Un ragazzo di 17 anni che sfreccia su un motorino e non si ferma all'alt, se poi muore ammazzato non è una tragedia.
Un motorino con tre persone a bordo, di cui una muore ammazzata, non è una tragedia.

Era una tragedia se si schiantavano su un muro,era una tragedia se li prendeva in pieno un Tir:
invece è stato ammazzato da un colpo di pistola, già una volta fermato il motorino dopo una caduta su un'aiuola.

E allora, cari fottuti giornalisti: non è una tragedia ma un omicidio.

Perchè non è uno ma sono più di 620, e sono tutti uccisi dalla stessa legge, tutti ammazzati dal piombo di Stato in nome dell'articolo 53 del codice penale e Legge 22 Maggio 1975, n. 152, conosciuto come Legge Reale.

Il più piccolo di loro aveva 13 anni, si chiamava Gerardino Diglio, e noi non smettiamo di ricordarlo, come non dimentichiamo chi è l'assassino, sempre lo stesso, sempre con la stessa pistola o mitra d'ordinanza.

Non è una tragedia: ma un omicidio di Stato.
Ciao Davide Bifolco, qualunque fosse la ragione per cui eravate tre a sfrecciare,qualunque fosse la ragione per cui non vi siete fermati: noi siamo con te.

Ci vorrebbe una Ferguson napoletana per farglielo capire bene...

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