Ieri è stata un'altra giornata piena di tensione in Euskal Herria con una altro herri harresia,il muro popolare ormai diventato simbolo della solidarietà del popolo basco nei confronti delle persone che vengono arrestate per motivi politici,che si è praticato presso la basilica di Loyola posto a metà strada tra le cittadine di Azkoitia e Azpeitia nella provincia della Gipuzkoa.
Cinque giovani sono stati arrestati per aver difeso altri ventotto chiamati a deporre all'Audiencia Nacional madrilena per aver fatto parte della kale borroka,la guerriglia urbana,oppure perché hanno fatto politica tra le file dell'organizzazione giovanile di Segi:dopo la notizia dello scorso giugno in cui quaranta giovani vennero rilasciati si pensava ad un cambio di rotta del regime spagnolo,ma evidentemente era solo polvere negli occhi(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2014/06/buone-nuove-da-madrid.html ).
L'articolo preso da Infoaut(http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/12759-paesi-baschi-arrestati-altri-5-giovani-circondati-da-un-muro-popolare )parla di questa protesta e dei metodi rudi dell'ertzaintza che hanno trascinato malmenando e in alcuni singoli casi picchiando i manifestanti che esprimevano la propria posizione in modo pacifico con la resistenza passiva.
Paesi Baschi, arrestati altri 5 giovani circondati da un muro popolare.
“Tramonta un altro giorno in
arancione”, avrebbe cantato Paolo Conte, ma oggi le scalinate della basilica di
Loyola- un’imponente santuario situato tra le guipuzcoane cittadine di Azpeitia
e Azcoitia (Euskal Herria)- tinte dai fazzoletti di LIBRE, hanno dimostrato
ancora una volta che il conflitto basco e la determinazione del suo popolo non
si spengono all’imbrunire.
Domenica mattina, il sagrato della basilica ha
accolto la creazione di una zona liberata “Aske Gunea”, dalla quale Irati Tobar,
una delle giovani indagate, ha lanciato un appello diretto all’intera
cittadinanza basca, affinché lottasse al fianco dei 28 giovani chiamati a
presentarsi tra i banchi della famigerata Audiencia Nacional a Madrid, accusati
di aver preso parte alla cosiddetta “kale borroka” (guerriglia urbana) o
semplicemente di aver condotto attività politiche e sociali riconducibili ad una
organizzazione giovanile, SEGI, messa fuori legge nel 2007.
Accompagnati da due grossi striscioni che
recitano «Konponbidea bai» (Si alla risoluzione) e «Epaiketarik ez» (No ai
processi politici), i 28 giovani concludono la giornata di domenica sostenendo
che «la decisione rispetto una risoluzione giusta non appartiene a chi desidera
perpetuare la guerra». Il sagrato si prepara quindi ad una notte di
“disobbedienza civile”.
Questa mattina, il presidente d’aula Angela
Murillo emette 5 ordinanze di “busca y captura” (ordine di arresto) per Xabier
Arina, Imanol Salinas, Jazint Ramírez, Irati Tobar e Igarki Robles che, come già
avevano annunciato, erano disposti a resistere contro l’ennesimo macro-processo
politico messo in atto dallo Stato spagnolo contro i giovani
indipendentisti.
Verso le 18:40 di oggi, la Ertzantza (polizia
autonomica basca) giunge a Loyola per arrestare i giovani su cui pende l'ordine
di cattura, incontrando però un centinaio di giovani che nel frattempo, appresa
la notizia, si sono organizzati costituendo un “Herri Harresi” (muro popolare)
attorno ai 5 indagati, sulle gradinate della basilica, riprendendo quella
pratica di solidarietà attiva più volte vista in passato nei Paesi Baschi.
Dopo aver letto l’ordine di arresto marcato
Madrid-Spagna, la Ertzantza ha iniziato a trascinare uno ad uno i componenti del
muro umano posto a protezione dei ricercati, al fine di smantellarlo. Un braccio
sotto l’altro e una gamba accavallata a quella del vicino ha tenuto impegnata la
Etzantza per oltre 3 ore, prima di potersi avvicinare ai 5 giovani, traendoli in
arresto per essere processati.
La giornata di oggi, ha ancora una volta
dimostrato la solidarietà di centinaia di persone ed una nuova pratica di lotta
che si sta attuando nei Paesi Baschi in caso di ordini di cattura emessi in
processi sommari e punitivi come quello contro i/le 28 giovani accusati di
appartenenza all'organizzazione giovanile Segi dichiarata "terrorista" dallo
Stato spagnolo. Una pratica che sebbene non riesca ad impedire l'attuazione di
un ordine di arresto emesso nei confronti di decine e decine di giovani
perseguitati per fare politica, riesce sicuramente a dimostrare la
determinazione di centinaia di persone e la solidarietà che si innesca di fronte
all'ennesimo arresto politico voluto da Madrid che ancora continua la sua
offensiva nei confronti del popolo basco.
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