mercoledì 9 aprile 2014

PRIMI RISULTATI DEL JOB ACT


nestle no
Pronti e via ed i job acts renziani subito cominciano a fare proseliti nelle aziende per poter trarre il massimo beneficio calpestando i diritti dei lavoratori,ed uno dei primi nomi a scatenare polemiche è uno di quelli caldi e più famosi e fa riferimento alla multinazionale svizzera Nestlè.
Questa società(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/02/lacqua-in-sicilia.html )famosa in tutto il mondo per campagne di boicottaggio,attività antisindacali,avvelenamenti di massa tramite i suoi prodotti,e si parla di dolo con morti certificate,vuole tramutare i propri contratti a tempo indeterminato a tempo determinato con evidente peggioramento delle condizioni lavorative,e con il ricatto del licenziamento se non si vuole rinnovare tale contratto.
L'articolo preso da Senza Soste racconta questa che è una possibilità che le aziende colgono al volo e introdotta dal governo Renzi in materia lavorativa.

È Jobs Act: Nestlé Italia chiede di sostituire i contratti a tempo indeterminato con il tempo determinato.

Nonostante il Financial Times abbia definito il Jobs Act di Renzi qualcosa di vago e indeterminato, sembra proprio che la semplice evocazione del provvedimento, per adesso rimasto nelle slide del governo, venga già recepito dalle imprese. Specie se l'annunciato pacchetto di legge è di natura liberticida e depressivo dal punto di vista salariale. La notizia in materia è che la Nestlé Italia ha proposto la trasformazione, nei suoi stabilimenti, di centinaia di contratti a tempo indeterminato in contratti a tempo determinato. Naturalmente non solo offrendo il ricatto del licenziamento, come "rinnovo" contrattuale, ma anche peggiori condizioni salariali e lavorative. Del ricatto se ne è accorto, oltre ai siti di movimento e al Manifesto, anche blitzquotidiano.it che non è propriamente  un sito di sinistra.
Non ci vuole molto a capire che, invece della mitica crescita, provvedimenti come il Jobs Act servono solo a creare la corsa al ribasso dei salari. E tanto il provvedimento è atteso che le multinazionali lo mettono in pratica prima che diventi legge.
Resta da dire qualcosa sulla Nestlé: oggetto di una serie di boicottaggi, per la nocività dei suoi prodotti, sin dagli anni '80. Come, dallo stesso periodo, oggetto di pesanti critiche per attività antisindacali un po' in tutto il mondo. Ora, con la deregolazione in atto in Italia sui diritti del lavoro, la multinazionale può mostrare finalmente la sua vera indole. Quando si dice liberare gli spiriti animali del mercato.
Redazione - 8 aprile 2014

la fonte
ROMA - Il “jobs act” di Nestlè Italia: basta contratti a tempo indeterminato. 5500 dipendenti e 18 stabilimenti in Italia, il controllo di marchi storici come Perugina, Motta e Buitoni, la multinazionale svizzera Nestlé chiede di riorganizzare il lavoro nelle tre fabbriche di Perugia, Parma e Ferentino trasformando centinaia di contratti a tempo pieno e indeterminato in altrettante forme contrattuali più penalizzanti.
I sindacati sono scesi sul piede di guerra (blocco delle flessibilità e degli straordinari, assemblea generale) denunciando il ricatto che subordina il rinnovo del contratto integrativo con, appunto, la riorganizzazione del lavoro nel senso di maggior ricorso a forme precarie di collaborazione. La giustificazione di Nestlé è la natura stagionale dei prodotti che vende (gelati e dolci).

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