Un altro centro della battaglia è la piazza Taksim,teatro di una vera e propria guerra con arresti,feriti e pure un morto per il momento,con la polizia in assetto antisommossa che ammazza di botte indistintamente donne e uomini,giovani ed anziani.
Si protesta contro il governo di Erdogan,che sempre più strizza l'occhio all'Islam in politica rischiando di vedere tra pochi anni la Turchia come un vero e proprio Stato islamico,e contro una politica di austerità che porta sempre più gente sul lastrico:l'articolo ed i relativi links sono presi da Senza Soste.
Dalla Turchia: Istanbul bizim, Taksim Bizim.
Istanbul bizim, Taksim Bizim.
http://www.rivoltaildebito.org/news/istanbul-bizim-taksim-bizim
Articoli
Turchia: la rivolta non si ferma. La diretta di lunedì
Istanbul: la protesta diventa rivolta. La diretta di sabato
Turchia: alcuni dei motivi della rivolta
2 giugno. Istanbul è nostra, Taksim è nostra.Di Sara Datturi. Sono passati due giorni dall’inizio delle proteste e il clima è ancora forte, non solo per l’odore acre che si sente nell’aria nonostante la pioggia di stamattina.
Non dobbiamo dimenticare quello che abbiamo visto e vissuto.
E stata un’emozione grande partecipare a questa parte di storia Turca.
Ieri, primo giugno, gli scontri sono dilagati anche in altre parti della Turchia da Ankara, Izmir e Bursa... e ad Istanbul le proteste, l’occupazione della città è arrivata anche nella calma Besiktas.
Cuore che batte forte, adrenalina alle stelle. Grida, slogan “Istanbul bizim, Taksim Bizim”, poi altri su Erdoĝan e il suo governo, inni di lotta, di conflitti politici passati che troppe volte sono stati repressi con la forza, annientati e si sono persi nei rivoli della storia turca.
La gente è stanca di dimenticare, di fare finta di niente, accettare passiva il suo destino ed essere lasciata inconsapevole. In questi giorni, il malcontento accumulato in questi anni si è risvegliato, la gente si è ripresa le strade, i marciapiedi, l’innata solidarietà che le appartiene.
A Cihangir (area centrale dove vivono molti stranieri ed artisti) ieri mattina, in concomitanza con gli scontri di Taksim, la gente è scesa per le strade: giovani, anziani, dottori ed impiegati... donne alle finestre a battere le pentole. Hanno, abbiamo gridato basta a questa oppressione e all’uso della violenza che la polizia sta utilizzando contro la folla grazie al consenso avuto dal governo turco. Gas lacrimogeno, acqua grigia, gas arancione nervino. Scene di guerriglia ovunque. Panico e caos organizzato. Gente che grida di mantenere la calma, richiama la folla una volta che la carica della polizia è passata.
Eppure, nonostante questo, in questi giorni ho ricevuto una grande lezione di resistenza da questa gente. Ogni persona era preparata a resistere: maschere di gas, limoni, scarpe ben allacciate, anti acidi, latte, fazzoletti. Ragazzi che distribuivano panini, acqua e chai (tè) gratis, gente che faceva entrare nelle case e nei bar i manifestanti per trovare un rifugio a questo gas micidiale; dottori ed infermieri a disposizione nelle piazze. Ho ancora negli occhi la scena di questo signore anziano, con il suo berretto alla zuava, con le mani incrociate dietro la schiena che ci guardava compiaciuto. Silenzioso nei suoi occhi verdi profondi ci ha detto “ ho quasi settant’anni, ed è da tanto tempo che non ero così orgoglioso di essere turco, sono anch’io con voi nella lotta”.
Dopo gli scontri della mattina e del pomeriggio, la resistenza ha avuto il sopravvento. La notizia è arrivata: la polizia è si è ritirata. Un’emozione indescrivibile! Abbiamo marciato compatti, uniti, gente di ogni provenienza per una lotta comune che sebbene sia iniziata da un Yezi Park ha le sue radici in una struttura sociale e politica occidentale radicata. Un sistema malato, che adesso più che mai, ci pone di fronte i suoi limiti. Tante domande. Discussioni che necessitano una rielaborazione che l’adrenalina non può dare.
Braccia alzate, battiti di mano, insieme siamo entrati a Taksim, tutti i gruppi che hanno resistito da Istiklal, Cihangir, Taksim, Tarlabs hanno sfilato nella piazza. Una piazza riconquistata, colorata, stanca e piena di vita. Simbolo di una battaglia prima di tutto turca, ma che riprende anche alcune similitudini con quelle delle primavere arabe, e degli Occupy Moviments vissuti in America ed Europa. La piazza, Taksim e le sue strade sono state riprese..
Non più un turista, Taksim ed Istanbul alla “sua” gente. Uno street party che è continuato tutta la notte, un clima misto di adrenalina e consapevolezza che questo è solo l’inizio di cambiamento più forte. Il governo limita i danni, cerca di sminuire l’accaduto, decide di ritirare la polizia ma promette deciso che “non può lasciare che Istanbul sia in balia di manifestanti criminali”. Detto, fatto. La notizia inizia a girare. Forti scontri a Besiktas, i ragazzi lasciano le loro birre e si dirigono a sostenere l’altra parte di resistenza. Non avevo mai visto le strade così piene, la gente così organizzata. Scene di guerriglia urbana. Lacrimogeni, lancio di acque grigie, la gente ancora forte ed arrabbiata, indignata per le troppe vittime di questa protesta pacifica (ad ora si contano 1000 feriti e due morti secondo alcune fonti, ma le cifre ufficiali sono assolutamente ridimensionate). Un autobus pieno di scudi da mandare alla polizia è stato fermato, dirottato, usato come barriera per bloccare le strade e la polizia. Notizie e twitter di abitanti di Besiktas che hanno lasciato aperte le porte di casa per i manifestanti, che hanno lanciato televisori alla polizia.
Questa lotta urbana è forse la prima in Turchia che ha avuto una ricezione mediatica così seguita. La comunicazione è stata attenta, lucida, ogni azione è stata riportata e fotografata.
La comunicazione come strumento di controllo e opposizione. Da un lato il governo e il suo controllo dei media, dall’altro i dimostranti e l’uso d’internet per riportare notizie ed organizzarsi.
La connessione e l’intreccio umano creato in questi giorni fra la gente è ancora qui, anche oggi in questa domenica mattina grigia e piovosa. Qualcosa è cambiato. L’ingranaggio si è spezzato. Istanbul non rappresenta tutta la Turchia, ma questa è una lotta non solo politica e non solo turca. E’ il frutto di un dissenso ed un’indignazione che va letta in tutta la sua complessità e variabili socio-ecomiche, politiche e storiche.
Le strade sono state pulite e non solo dagli agenti della municipalità, ma anche dai tanti manifestanti che hanno voluto dimostrare forte il loro amore e partecipazione per la loro città, se la sono ripresa con tutte le responsabilità che questo comporta.
La calma prima di una nuova tempesta. Niente polizia, niente elicotteri, ma la sensazione è strana tutto quello che si è vissuto in questi giorni è nell'aria. La reazione disumana e atroce che questo governo ha autorizzato deve continuare ad essere denunciata. Come mi hanno detto ieri un gruppo di amici turchi per riassumere la situazione.. “Una donna quando si arrabbia sembra sempre più bella.. quindi in questo momento la Turchia è stupenda”.
Non dobbiamo dimenticare quello che abbiamo visto e vissuto.
E stata un’emozione grande partecipare a questa parte di storia Turca.
Ieri, primo giugno, gli scontri sono dilagati anche in altre parti della Turchia da Ankara, Izmir e Bursa... e ad Istanbul le proteste, l’occupazione della città è arrivata anche nella calma Besiktas.
Cuore che batte forte, adrenalina alle stelle. Grida, slogan “Istanbul bizim, Taksim Bizim”, poi altri su Erdoĝan e il suo governo, inni di lotta, di conflitti politici passati che troppe volte sono stati repressi con la forza, annientati e si sono persi nei rivoli della storia turca.
La gente è stanca di dimenticare, di fare finta di niente, accettare passiva il suo destino ed essere lasciata inconsapevole. In questi giorni, il malcontento accumulato in questi anni si è risvegliato, la gente si è ripresa le strade, i marciapiedi, l’innata solidarietà che le appartiene.
A Cihangir (area centrale dove vivono molti stranieri ed artisti) ieri mattina, in concomitanza con gli scontri di Taksim, la gente è scesa per le strade: giovani, anziani, dottori ed impiegati... donne alle finestre a battere le pentole. Hanno, abbiamo gridato basta a questa oppressione e all’uso della violenza che la polizia sta utilizzando contro la folla grazie al consenso avuto dal governo turco. Gas lacrimogeno, acqua grigia, gas arancione nervino. Scene di guerriglia ovunque. Panico e caos organizzato. Gente che grida di mantenere la calma, richiama la folla una volta che la carica della polizia è passata.
Eppure, nonostante questo, in questi giorni ho ricevuto una grande lezione di resistenza da questa gente. Ogni persona era preparata a resistere: maschere di gas, limoni, scarpe ben allacciate, anti acidi, latte, fazzoletti. Ragazzi che distribuivano panini, acqua e chai (tè) gratis, gente che faceva entrare nelle case e nei bar i manifestanti per trovare un rifugio a questo gas micidiale; dottori ed infermieri a disposizione nelle piazze. Ho ancora negli occhi la scena di questo signore anziano, con il suo berretto alla zuava, con le mani incrociate dietro la schiena che ci guardava compiaciuto. Silenzioso nei suoi occhi verdi profondi ci ha detto “ ho quasi settant’anni, ed è da tanto tempo che non ero così orgoglioso di essere turco, sono anch’io con voi nella lotta”.
Dopo gli scontri della mattina e del pomeriggio, la resistenza ha avuto il sopravvento. La notizia è arrivata: la polizia è si è ritirata. Un’emozione indescrivibile! Abbiamo marciato compatti, uniti, gente di ogni provenienza per una lotta comune che sebbene sia iniziata da un Yezi Park ha le sue radici in una struttura sociale e politica occidentale radicata. Un sistema malato, che adesso più che mai, ci pone di fronte i suoi limiti. Tante domande. Discussioni che necessitano una rielaborazione che l’adrenalina non può dare.
Braccia alzate, battiti di mano, insieme siamo entrati a Taksim, tutti i gruppi che hanno resistito da Istiklal, Cihangir, Taksim, Tarlabs hanno sfilato nella piazza. Una piazza riconquistata, colorata, stanca e piena di vita. Simbolo di una battaglia prima di tutto turca, ma che riprende anche alcune similitudini con quelle delle primavere arabe, e degli Occupy Moviments vissuti in America ed Europa. La piazza, Taksim e le sue strade sono state riprese..
Non più un turista, Taksim ed Istanbul alla “sua” gente. Uno street party che è continuato tutta la notte, un clima misto di adrenalina e consapevolezza che questo è solo l’inizio di cambiamento più forte. Il governo limita i danni, cerca di sminuire l’accaduto, decide di ritirare la polizia ma promette deciso che “non può lasciare che Istanbul sia in balia di manifestanti criminali”. Detto, fatto. La notizia inizia a girare. Forti scontri a Besiktas, i ragazzi lasciano le loro birre e si dirigono a sostenere l’altra parte di resistenza. Non avevo mai visto le strade così piene, la gente così organizzata. Scene di guerriglia urbana. Lacrimogeni, lancio di acque grigie, la gente ancora forte ed arrabbiata, indignata per le troppe vittime di questa protesta pacifica (ad ora si contano 1000 feriti e due morti secondo alcune fonti, ma le cifre ufficiali sono assolutamente ridimensionate). Un autobus pieno di scudi da mandare alla polizia è stato fermato, dirottato, usato come barriera per bloccare le strade e la polizia. Notizie e twitter di abitanti di Besiktas che hanno lasciato aperte le porte di casa per i manifestanti, che hanno lanciato televisori alla polizia.
Questa lotta urbana è forse la prima in Turchia che ha avuto una ricezione mediatica così seguita. La comunicazione è stata attenta, lucida, ogni azione è stata riportata e fotografata.
La comunicazione come strumento di controllo e opposizione. Da un lato il governo e il suo controllo dei media, dall’altro i dimostranti e l’uso d’internet per riportare notizie ed organizzarsi.
La connessione e l’intreccio umano creato in questi giorni fra la gente è ancora qui, anche oggi in questa domenica mattina grigia e piovosa. Qualcosa è cambiato. L’ingranaggio si è spezzato. Istanbul non rappresenta tutta la Turchia, ma questa è una lotta non solo politica e non solo turca. E’ il frutto di un dissenso ed un’indignazione che va letta in tutta la sua complessità e variabili socio-ecomiche, politiche e storiche.
Le strade sono state pulite e non solo dagli agenti della municipalità, ma anche dai tanti manifestanti che hanno voluto dimostrare forte il loro amore e partecipazione per la loro città, se la sono ripresa con tutte le responsabilità che questo comporta.
La calma prima di una nuova tempesta. Niente polizia, niente elicotteri, ma la sensazione è strana tutto quello che si è vissuto in questi giorni è nell'aria. La reazione disumana e atroce che questo governo ha autorizzato deve continuare ad essere denunciata. Come mi hanno detto ieri un gruppo di amici turchi per riassumere la situazione.. “Una donna quando si arrabbia sembra sempre più bella.. quindi in questo momento la Turchia è stupenda”.
di Sara Datturi
03 giugno 13http://www.rivoltaildebito.org/news/istanbul-bizim-taksim-bizim
Articoli
Turchia: la rivolta non si ferma. La diretta di lunedì
Istanbul: la protesta diventa rivolta. La diretta di sabato
Turchia: alcuni dei motivi della rivolta
Di seguito dei link dai quali vedere la diretta delle proteste 24h/24
http://www.canlitelevizyonlar. net/halk-tv-izle.html
http://www.halkhaber.tv/
http://rt.com/on-air/turkey- protest-istanbul-park/
Sito con immagini relative alle aggressioni avvenute ad Istanbul il 31 Maggio
http://showdiscontent.com/
http://jointheiww.tumblr.com/ post/51915845869/openlayla64- littleteashi-you-should-have
https://www.facebook.com/ photo.php?v=533282986731775
Dalla CNN questo articolo che conferma le pressioni ricevute da Turkcell, una delle due compagnie mobili più grandi in Turchia, per bloccare le comunicazioni.
http://ireport.cnn.com/docs/ DOC-981808
Aggiungo questo video dove si vedono gli effetti dei gas che stanno utilizzando le milizie turche
https://www.facebook.com/ photo.php?v=577451178953095
Siti sui quali aggiornarsi:
OccupyTurkey
Diretta streaming:
http://newmedia.pivol.com/ dhafeed.htm
http://www.canlitelevizyonlar.
http://www.halkhaber.tv/
http://rt.com/on-air/turkey-
Sito con immagini relative alle aggressioni avvenute ad Istanbul il 31 Maggio
http://showdiscontent.com/
http://jointheiww.tumblr.com/
https://www.facebook.com/
Dalla CNN questo articolo che conferma le pressioni ricevute da Turkcell, una delle due compagnie mobili più grandi in Turchia, per bloccare le comunicazioni.
http://ireport.cnn.com/docs/
Aggiungo questo video dove si vedono gli effetti dei gas che stanno utilizzando le milizie turche
https://www.facebook.com/
Siti sui quali aggiornarsi:
OccupyTurkey
Diretta streaming:
http://newmedia.pivol.com/
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