martedì 16 ottobre 2012

IL BASTONE E LA CAROTA

Una delle ultime contestazioni in ordine di tempo che il ministro per l'istruzione,università e ricerca Franceso Profumo ha ricevuto,è avvenuta a Bergamo l'altra mattina dove il rappresentante del governo era stato invitato per un convegno.
Tale presenza ha contribuito a rendere l'univesità orobica una sorta di zona militarizzata invalicabile,dove chi voleva manifestare il proprio dissenso verso una politica e di tagli e di austerità propria delle idee e dei fatti di Profumo è stato fermato,perquisito ed interdetto dall'area.
Praticamente una sorta di continuità con le indicazioni dell'ex ministro Gelmini,che tagliava fondi ed insegnanti alla scuola pubblica per agevolare quella privata,con manifestazioni che durante la sua tragica presenza a capo del ministero ha unito la lotta di studenti e professori.
Tornando a Profumo e alla sua infelice esternazione del"bastone e della carota"con un uso prettamente del primo sia come maniera preventiva che punitiva,c'è da dire che gli studenti italiani hanno parzialmente risollevato la lotta di strada in Italia:questi giovanotti pestati a sangue lo scorso cinque ottobre in numerose città italiane ma soprattutto a Milano e Torino hanno dato un bell'input a tutti quelli che si sono ammosciati dietro la loro rassegnazione.
Ed il sedici di novembre,esattamente tra un mese,ci sarà una nuova mobilitazione studentesca nazionale che verrà accompagnata dalla giornata di protesta della Fiom indetta proprio per quella stessa data per unire le forze di lotta contro l'attuale governo che fa pagare la crisi creata da pochi a tutta la collettività innocente e ora meno inconsapevole.
L'articolo è stato preso da Infoaut.

Bergamo. Profumo contestato in università.

Oggi il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo è giunto in visita in un ateneo militarizzato e presidiato da decine di agenti di polizia e carabinieri. Una gestione straordinaria di uno spazio da sempre libero ed accessibile che a memoria non pare avere precedenti. Mentre la polizia in assetto antisommossa impediva l’accesso all’università già dalla prima mattina, agenti in borghese presidiavano corridoi e aule, identificando discrezionalmente decine di persone, perquisendo zaini e borse di chi accedeva alla biblioteca. Stessa sorte è toccata anche alle persone che progressivamente giungevano all’assembramento di protesta contro la visita di Profumo e l’ennesima riforma della pubblica istruzione: non sono mancate perquisizioni e sequestri di striscioni, fumogeni e persino un megafono. Mentre il ministro giungeva in visita in un ateneo deserto e blindato, circa una cinquantina tra studenti e studentesse delle scuole superiori e dell’università hanno ingaggiato un tira e molla di diverse ore sull’ingresso della sede di Sant’Agostino, e non sono mancati attimi di tensione. Alcuni studenti sono riusciti a violare a più riprese il dispositivo di polizia, come a metà mattina quando dai piani alti dell’ateneo, proprio sopra l’aula del convegno, è stata calato un grande striscione recante lo slogan “C’è Profumo di tagli!”. La svolta è giunta verso le 14, mentre il ministro, dopo aver anticipato il suo intervento e meno di un’ora dopo il suo arrivo, abbandonava in tutta fretta l’ateneo bergamasco. La protesta, finalmente rotta la stretta delle forze dell’ordine, prendeva allora la forma di un corteo interno all’università, fino all’aula che ospitava il convegno. Durante l’irruzione, gli studenti e le studentesse del Coordinamento dei Collettivi hanno preso la parola per leggere la lettera rivolta al ministro, denunciando un clima di intimidazione e negazione della parola che fa a pugni con la retorica del dialogo che il ministro ha ampiamente utilizzato in occasione del 5 ottobre scorso. Non è mancato il riferimento alla prossima mobilitazione studentesca del 16 novembre, a cui ha risposto la FIOM con la proclamazione di un contestuale sciopero generale. Gli studenti e le studentesse hanno già lanciato un’assemblea pubblica presso l’ateneo, che si terrà nei prossimi giorni, con l’intento di costruire un percorso di avvicinamento all’appuntamento nazionale e rilancio della mobilitazione contro la riforma della pubblica istruzione.
Il ministro era stato invitato all’Università di Bergamo per partecipare al convegno “International Workshop University and Society: Challenges and Opportunities”. Ma a Profumo è parsa interessare poco o nulla la voce di chi la scuola la vive, come d’altronde confermato dalla dichiarazione che recentemente ha scatenato non poche polemica: «Il Paese va allenato. Dobbiamo usare un po’ di bastone e un po’ di carota e qualche volta dobbiamo utilizzare un po’ di più il bastone e un po’ meno la carota». Il bastone è stato misurato il 5 ottobre da centinaia di studenti e studentesse, a Roma e Milano come a Torino, e la giornata di oggi riconferma su un piano locale l’orientamento di forte stretta repressiva. Questo approccio però non sembra riguardare solo il ministero. La gestione straordinaria di oggi della struttura accademica chiama in causa anche il rettore dell’università, che ha di fatto consegnato gli spazi didattici ad una gestione militare e negato qualunque agibilità a chi chiedeva di poter esprimere il proprio dissenso: «Ci siamo introdotti nell’università in 5 o 6 persone aggirando i controlli della polizia. Volevamo gridare al ministro la nostra contrarietà a questa riforma e, più in generale, alle politiche di austerity, ma non siamo riusciti nemmeno ad aprire la bocca. Ci hanno bloccati, perquisiti e sbattuti fuori. Hanno detto che la nostra libertà d’opinione oggi era sospesa fino a comunicazione contraria». A spaventare il ministero è forse il successo della giornata nazionale di lotta del 5 ottobre o l’allargamento del fronte che il prossimo appuntamento del 16 novembre lascia presagire. Di certo, le parole d’ordine della protesta studentesca, che sono riecheggiate per tutta la mattinata, non parlano solo al mondo dell’istruzione e non si limitano alla messa in discussione della riforma. Ad essere posto sotto accusa oggi non è stato solo l’impianto neoliberista della riforma, ma anche il quadro più generale di austerity in cui essa si inserisce. Parole d’ordine che parlano quindi anche al mondo del lavoro e a tutto il resto della società.
Tratto da bgreport.org

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