Nonostante come l'ancora premier clown dica,ovvero che siamo un paese benestante dove la crisi non si sente e c'è da fare la coda per entrare nei ristoranti,non tutti se la spassano poi così bene ed il rischio default che la Grecia sta già per assaporare presto potrebbe essere pure cosa nostra,e fatti i debiti rapporti economici e sociali con il paese ellenico il nostro fallimento avrà ripercussioni ben più gravi sia a livello nazionale che europeo.
Di questi temi parlano i due articoli odierni tratti da"Repubblica on line"riferita alle dichiarazioni del premier Pinocchio a Cannes e l'editoriale di Senza Soste.
CRISI
Italia, sorveglianza rafforzata della Ue
Berlusconi: "Fmi è come certificazione bilancio".
Barroso sul 'commissariamento': "Lo ha voluto il governo". Il premier: "L'euro ha impoverito il Paese, la speculazione su di noi è una moda passeggera, i ristoranti sono pieni". Sarkozy: "Rendo onore a sforzo dell'Italia". Grecia: cancellato ufficialmente il referendum. Sale spread Btp-Bund. Lagarde (Fmi): "Riforme annunciate, il problema è la credibilità". Atene, Papandreou ottiene la fiducia.
MILANO - "L'Italia ha deciso di sua iniziativa di chiedere al Fondo monetario internazionale di monitorare i suoi impegni", lo ha detto al G20 di Cannes il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso. Secondo gli alti funzionari dell'Ue l'Italia è stata di fatto commissariata e dovrà rispondere del ritmo a cui farà le riforme al Fondo monetario internazionale. Palazzo Chigi aveva smentito la notizia. "Nelle prossime settimane - ha aggiunto Barroso - monitoreremo la situazione dell'Italia e la sua capacità di rispettare gli impegni. E' importante per tutti i paesi membri dell'Ue". Il premier francese Sarkozy intanto esprime parole di soddsfazione per le misure italiane e chiede di accelerarne l'attuazione.
Il "commissariamento" riguarda le riforme su pensioni, lavoro e competitività che erano state promesse ai leader europei la scorsa settimana e la debolezza di un governo che poggia su una maggioranza sempre più sottile 1.
Berlusconi "monitoraggio come certificazione". Il premier italiano parla nella conferenza stampa al G20 e illustra la sua visione del controllo del Fondo monetario inernazionale: "Il monitoraggio dell'Fmi sull'Italia è come una certificazione di bilancio nei confronti di una società commerciale". Berlusconi: "Vedendo che dopo la Grecia i mercati finanziari si indirizzavano
all'Italia abbiamo ritenuto, come fa una società quando vuole sostenere nel modo migliore i propri titoli, di chiedere una certificazione del bilancio a una società specializzata. Che in questo caso è un'istituzione e cioè l'Fmi". Il premier ha specificato che il monitoraggio è stato deciso in accordo con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Berlusconi ha poi aggiunto: "Noi pensiamo che l'avventarsi sui titoli del debito italiano sia una moda passeggera", incolpando il governo precedente per il cambio svantaggioso Lira-Euro. Il premier ha detto: "L'italia non sente la crisi nel modo spasmodico che appare nella rappresentazione che ne fanno i giornali. Dopodiché siamo consapevoli che dopo l'introduzione dell'euro si è verificato l'impoverimento di una fascia importante della popolazione dell'Italia. Colpa del cambio Lira-Euro che è stato fatto dal governo di allora a un livello che da sempre abbiamo ritenuto incongruo e penalizzante per l'italia", dice il premier.
Ma Berlusconi aggiunge anche di non credere ai problemi economici del Paese: "Mi sembra che in Italia non si avverta una forte crisi. La vita in Italia è la vita di un Paese benestante. I consumi non sono diminuiti, i ristoranti sono pieni, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto".
Parole che Pier Luigi Bersani definisce agghiaccianti: "Berlusconi - denuncia il leader del Pd a Radio24 - ha detto cose che non oso neanche commentare tanto mi sembrano stellarmente lontane dalla situazione". "Ho ascoltato battute che fanno abbastanza rabbrividire, una descrizione della situazione che non risponde ai dati di fatto", ha insistito il segretario democratico. "Ha parlato di ristoranti pieni, di una fuga dai titoli come moda passeggera", ha ricordato, "cose agghiaccianti nella situazione in cui siamo".
La conferma delle difficoltà attraversate dall'Italia invece arriva anche dalla prima carica dello stato. Parlando all'Altare della patria, Napolitano ha detto che "il nostro paese e tanti altri nel mondo sono stretti in una crisi economica di intensità, durata ed estensione senza precedenti nel periodo seguito alla Seconda guerra mondiale. Il momento è molto difficile e duro".
Fmi: "Problema di credibilità". "Il problema dell'Italia è la mancanza di credibilità sulle misure annunciate nei giorni scorsi dal governo". A sottolinearlo è stata Christine Lagarde, direttore dell'Fmi, al G20. "La questione che è in gioco e che è stata chiaramente individuata sia dalle autorità italiane che dai loro partner è una mancanza di credibilità delle misure che sono state annunciate", queste le parole di Lagarde.
Barroso: "Richiesta italiana". Dopo una mattinata in cui si sono inseguite voci e smentite, Barroso quindi annuncia di fatto quello che il governo italiano nega. Inoltre, gli ispettori della Ue saranno a Roma la prossima settimana, e il Fondo Monetario Internazionale monitorerà l'Italia e i suoi progressi sul piano delle riforme economiche con rapporti trimestrali. Una notizia che non ha lasciato indifferenti i mercati: dopo un avvio in rialzo, i principali listini europei hanno virato in rosso e attualmente appaiono contrastati, in altalena. Lo spread Btp-Bund è tornato a crescere.
In realtà, la notizia del monitoraggio dei conti italiani da parte dell'Fmi era stata diffusa, in maniera ufficiosa, nella prima parte della mattinata, notizia smentita subito da fonti italiane presenti al G20 di Cannes. Barroso ha però confermato, e definito la decisione italiana "un passo importante". Sottolineando più volte che stata assunta "volontariamente". La Commissione europea invierà una missione in italia la prossima settimana per monitorare lo sviluppo delel misure di bilancio annunciate
Verifiche trimestrali. Il presidente del consiglio europeo, Herman Van Rompuy ha spiegato che l'Italia "ha invitato il Fondo" a verificare "tutti i trimestri, in collaborazione con il ministro Giulio Tremonti, l'avanzamento del piano" di riforme messo a punto a seguito degli impegni assunti il 27 ottobre scorso. Tutto ciò, ha aggiunto, "è importante per dare fiducia sulla credibilità delle misure annunciate". Lo stesso Rompuy ha voluto chiarire: "Non abbiamo messo l'Italia all'angolo", il monitoraggio dell'Fmi "non è un diktat". E ha poi sottolineato che "la situazione in Italia è totalmente diversa dalla Grecia". Anche Van Rompuy sottolinea che l'invito agli ispettori del Fondo, ha aggiunto, è stato fatto "volontariamente".
Sarkozy: "Berlusconi sa dei dubbi dei mercati". Il monitoraggio all'Fmi e alla Commissione europea sull'applicazione delle misure annunciate è stato chiesto dall'Italia perchè "Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è consapevole dei dubbi dei mercati". Sarkozy ha spiegato che "Berlusconi è consapevole dei dubbi che i mercati hanno sull'applicazione del piano e quindi ha chiesto una sorta di monitoraggio a questo piano". Il presidente francese ha anche specificato: "Non è nostro obiettivo cambiare nè il governo della Grecia nè quello dell'Italia".
Europa e Italia. Sarkozy ha poi giudicato positivamente l'impegno italiano e dichiarato: "Rendo omaggio allo sforzo dell'Italia che ha preso le misure necessarie per riportare la fiducia e rafforzare il credito".
Il premier francese aggiunge che "è tempo di passare dalle parole ai fatti". "Abbiamo preso atto con interesse" delle misure varate dal governo italiano, spiega il presidente francese stando bene attendo a evitare ironie, "ma anche lui sa che la questione non è il contenuto del pacchetto, ma se sarà applicato". Il presidente francese ha però aggiunto che l'Italia "sta andando nella giusta direzione".
Intanto, il Cavaliere aveva fatto di tutto per tranquillizzare sulla compattezza del governo. Era sceso appositamente dalla scaletta del volo di Stato che lo portava in Francia insieme a Giulio Tremonti. Il tutto a favore di telecamere. Anche Palazzo Chigi sottolineava che sull'aereo il clima era stato cordiale e proficuo. Il Cavaliere e il Professore avrebbero perfino scherzato prima del decollo mimando due pugili pronti ad affrontarsi per poi salutarsi calorosamente. Ma è difficile che un'ora scarsa in aereo abbia appianato distanze e contrasti che ormai nessun ministro nasconde più.
In mezzo a tanta confusione e preoccupazione, la notizia migliore della giornata viene per una volta da Atene, dove il controverso referendum sugli aiuti dell'Unione europea è stato ufficialmente cancellato e il premier Papandreou ha ottenuto la fiducia in una votazione che si è conclusa a tarda notte sulla base di un impegno del premier di dar vita a un governo con una coalizione più ampia.
(04 novembre 2011)
Il muro del tempo. Cosa non scomparirà con la fine del governo Berlusconi. Chiedersi cosa non sparirà dopo la fine del governo Berlusconi non è così difficile. Basta guardare un’occhiata a questo elementare grafico, costruito su fonti Istat e del fondo monetario internazionale. Riguarda le variazioni del Pil italiano dal 1980 ad oggi. Bene, il Pil italiano dal 1980 è andato progressivamente declinando. Nonostante siano state rimosse, nel corso degli anni, quelle che erano state ufficialmente indicate come le cause del suo declino. Scala mobile, costo del lavoro “alto”, stato sociale, primato dei contratti a tempo indeterminato. Se si ha la pazienza di osservare un attimo il grafico si può anche notare che dal 1994, nell’alternanza di governi di centrosinistra e centrodestra, il Pil non smette di declinare. Anzi, da quell’anno in poi non toccherà più il tre per cento di crescita annua. Eppure in quel periodo si erano realizzate tre delle condizioni che il mainstrem, mediatico e istituzionale, riteneva fondamentali per “la crescita”. L’entrata dell’Italia nell’area di Maastricht, salari bassi al di sotto dell’inflazione e un sistema politico dell’alternanza. Quando sia stata, anche dal punto di vista capitalistico, efficace questa cura per questo paese lo si capisce dalle semplici, impietose linee al ribasso di questo grafico.
In trent’anni l’Italia ha quindi intrapreso una sorta di strada spontanea alla decrescita. Possiamo dire che, nel lungo periodo, è uscita dal fordismo semplicemente dismettendolo.
Il Financial Times Deutschland in questi giorni ha affermato esplicitamente che l’Italia sta seguendo un destino simile a quello greco. In un sistema di proporzioni economiche, e una complessità sociale, maggiori. Ovvero una strada di tagli, privatizzazioni e riduzioni di spesa che porta verso un’ulteriore depressione del Pil. Sentiero già annunciato per la Grecia nel 2010, e dagli analisti del Financial Times inglese, e previsto a questo punto anche per l’Italia. La fine del governo Berlusconi, a parte qualche rally di borsa favorevole nell’immediato, non solo non rimuoverà nessuna delle cause strutturali del declino italiano ma rischia quindi seriamente di portare verso una strada di “riforme” che porterà dritta verso la ripetizione della situazione greca. Ma sarebbe un’errore, ripetuto da molti di questi tempi, pensare il problema solo in termini nazionali. Un doomsday dei conti pubblici, del debito sovrano italiano sarebbe, come si sa ai quattro angoli del globo, una potente esplosione nucleare nel sistema finanziario mondiale. Per cui Bce e Fmi sembrerebbero voler intraprendere una strada. Separare la questione dei conti pubblici italiani da quella della crescita del Pil del paese. La prima sarebbe questione internazionale, e di tenuta del sistema finanziario globale, la seconda problema nostro, compresi gli straordinari effetti collaterali sul piano sociale. Ma qui va considerato che, al momento, neanche sulla questione del “salvataggio” dei conti pubblici italiani c’è accordo tra Bce e Fmi. Al G20 di Cannes mentre i media italiani si preoccupavano della perdita di prestigio dell’Italia, dovuta alla presenza di Berlusconi al vertice, si è svolto uno scontro molto serio. Pochissimo rappresentato dai media italiani: non si può preparare un paese all’ennesima tornata di sacrifici spiegando che non c’è un percorso reale verso il quale vanno indirizzatti. Infatti la proposta del Fmi di creare un fondo di stabilità specie su Italia e Grecia, è stata bocciata dalla Bundesbank (per i tedeschi esiste ancora la banca nazionale, eccome) che non ha voluto cedere oro e titoli come garanzia per l’operazione. Allo stesso tempo il fondo di stabilità europeo, quello voluto dagli stati membri della zona euro, non è stato finanziato dai partner del G20. In poche parole, anche in una logica ultraliberista la soluzione per il rischio default italiano al momento non c’è.
Il Financial Times Deutschland in questi giorni ha affermato esplicitamente che l’Italia sta seguendo un destino simile a quello greco. In un sistema di proporzioni economiche, e una complessità sociale, maggiori. Ovvero una strada di tagli, privatizzazioni e riduzioni di spesa che porta verso un’ulteriore depressione del Pil. Sentiero già annunciato per la Grecia nel 2010, e dagli analisti del Financial Times inglese, e previsto a questo punto anche per l’Italia. La fine del governo Berlusconi, a parte qualche rally di borsa favorevole nell’immediato, non solo non rimuoverà nessuna delle cause strutturali del declino italiano ma rischia quindi seriamente di portare verso una strada di “riforme” che porterà dritta verso la ripetizione della situazione greca. Ma sarebbe un’errore, ripetuto da molti di questi tempi, pensare il problema solo in termini nazionali. Un doomsday dei conti pubblici, del debito sovrano italiano sarebbe, come si sa ai quattro angoli del globo, una potente esplosione nucleare nel sistema finanziario mondiale. Per cui Bce e Fmi sembrerebbero voler intraprendere una strada. Separare la questione dei conti pubblici italiani da quella della crescita del Pil del paese. La prima sarebbe questione internazionale, e di tenuta del sistema finanziario globale, la seconda problema nostro, compresi gli straordinari effetti collaterali sul piano sociale. Ma qui va considerato che, al momento, neanche sulla questione del “salvataggio” dei conti pubblici italiani c’è accordo tra Bce e Fmi. Al G20 di Cannes mentre i media italiani si preoccupavano della perdita di prestigio dell’Italia, dovuta alla presenza di Berlusconi al vertice, si è svolto uno scontro molto serio. Pochissimo rappresentato dai media italiani: non si può preparare un paese all’ennesima tornata di sacrifici spiegando che non c’è un percorso reale verso il quale vanno indirizzatti. Infatti la proposta del Fmi di creare un fondo di stabilità specie su Italia e Grecia, è stata bocciata dalla Bundesbank (per i tedeschi esiste ancora la banca nazionale, eccome) che non ha voluto cedere oro e titoli come garanzia per l’operazione. Allo stesso tempo il fondo di stabilità europeo, quello voluto dagli stati membri della zona euro, non è stato finanziato dai partner del G20. In poche parole, anche in una logica ultraliberista la soluzione per il rischio default italiano al momento non c’è.
Se la situazione dovesse precipitare, e i segni ci sono, non c’è a disposizione un vero fondo Fmi né il fondo di stabilità europeo. Infatti, fonte Der Spiegel, le autorità europee stanno cercando velocemente di mettere in piedi un piano di emergenza in grado di finanziare questo fondo in caso di precipitazione della vicenda italiana. Ma, e la distinzione non è solo lessicale, i tedeschi parlano di “piano C” per finanziare, “alla greca”, la crisi italiana mentre i francesi di “piano B”. Le Monde infatti, riprendendo una serie di dibattiti francesi, parla infatti della necessità di socializzare, non alla greca quindi, i debiti di tutta l’eurozona, abbassare il valore dell’euro per favorire le esportazioni, reintrodurre le monete nazionali a uso interno per favorire i consumi. Si tratta di percorsi diversi, quello francese e quello tedesco, che esprimono interessi diversi. I tedeschi continuano infatti a voler giocare in autonomia entro la zona euro, i francesi possono giocare in autonomia solo riducendo il peso politico dei tedeschi. Nonostante la retorica di Napolitano sui “necessari sacrifici per l’Europa” è quindi proprio l’oggetto in nome del quale bisognerebbe fare i sacrifici, l’Europa, che sembra al momento non esistere.
Chi ha seguito poi la lunga, straziante e tortuosa vicenda dei fondi europei per la Grecia sa comunque che se una strada verrà intrapresa o non sarà percorsa tanto velocemente o si rivelerà dannatamente costosa per un paese. Le questioni, pietosamente nascoste dalla stampa italiana (più eccitata dagli scandali che interessata all’informazione politica), delle condizioni della Finlandia o del veto della Slovacchia sugli aiuti alla Grecia potrebbero ripetersi in scala più drammatica e dolorosa per il nostro paese.
Chi ha seguito poi la lunga, straziante e tortuosa vicenda dei fondi europei per la Grecia sa comunque che se una strada verrà intrapresa o non sarà percorsa tanto velocemente o si rivelerà dannatamente costosa per un paese. Le questioni, pietosamente nascoste dalla stampa italiana (più eccitata dagli scandali che interessata all’informazione politica), delle condizioni della Finlandia o del veto della Slovacchia sugli aiuti alla Grecia potrebbero ripetersi in scala più drammatica e dolorosa per il nostro paese.
L’Italia è quindi stretta, impossibilitata a muoversi perché bloccata da pareti fatte di muro del tempo. Una parte è un muro di lungo periodo, costruito con il lento incedere del declino del Pil nazionale. L’altra parte è stata costruita velocemente, nel tempo istantaneo della proliferazione dei tassi di interesse, nei movimenti della speculazione internazionale e dei giochi globali di borsa. Questo muro non sparirà con la fine del governo Berlusconi che avviene comunque troppo tardi. E le forze politiche nazionali, non in grado di intervenire a breve sul declino del Pil (oltretutto in uno scenario di recessione globale), si sdraieranno il più possibile alla parete del muro dei tassi di interesse, del “risanamento” dei conti pubblici. In questo modo la ripetizione della tragedia greca dovrebbe essere garantita. Ammesso che la terribile crisi partita con i subprime nel 2008 non partorisca altri mostri.
Comunque la cantilena di un disastro politico, economico, sociale, della forma stessa della civiltà di un paese tutto da compiersi in nome del “senso di responsabilità” è destinata, nel tempo, a ripetersi ossessivamente. Questo archetipo di una cultura morta come quella borghese, quello del senso di responsabilità, è quindi destinato a fare danni anche come spettro di un mondo che non esiste più. Come diceva Marx, e pare che la formula venisse dal diritto ereditario francese, è il classico caso in cui il morto afferra il vivo. L’eredità sedimentata nel lungo periodo dal declino del Pil e nel breve, dal precipitare della crisi del debito, è il morto che reclama il proprio diritto sui viventi che siamo noi.
E questo paese rischia di essere risucchiato da due tipi di morti: gli interessi sul debito, tutto lavoro morto improduttivo che reclama pesantamente la propria presenza, e la vecchia cara propaganda piccolo borghese sul senso di responsabilità nell’accettare le ragioni del debito. Del resto è l’Italia minimale, minore, straprovinciale che ha il potere da trent’anni. E si vede.
per Senza Soste, nique la police
8 novembre 2011per Senza Soste, nique la police
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