venerdì 31 ottobre 2014

RIVOLUZIONE IN BURKINA FASO

I mass media di tutto il mondo,pure quelli italiani invero,hanno dato ieri la notizia della rivoluzione in Burkina Faso,l'ex Alto Volta un tempo colonia francese,ed ora al comando ci sono una delegazione di militari dell'esercito dopo la sommossa guidata dai sindacati e i movimenti contro il carovita dello stato sub sahariano.
L'ormai Presidente deposto Blaise Compaoré,che sembra sia fuggito in Senegal,nel 1987 uccise il Che Guevara africano,l'indimenticato Thomas Sankara che nel giro di pochi anni permise al piccolo Stato africano di indirizzarsi verso un progresso sociale,politico e sanitario d'innovazione per i parametri del continente nero(vedi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/search?q=sankara ).
Ora si spera che il traghettamento da questa fase d'estrema instabilità possa essere su binari tali da sciogliere quanto prima lo stato d'emergenza e sperare nel ritorno di personaggi come il buon Sankara che liberò i suoi connazionali dal giogo del colonialismo sfruttatore della Francia all'insegna di una rivoluzione marxista:articolo preso da Infoaut.


Rivoluzione in Burkina Faso, dato alle fiamme il parlamento degli assassini di Sankara.



Si disintegra il regime di Blaise Compaoré, al potere da 27 anni in quel Burkina Faso "Terra degli Uomini Integri" - emancipato dal colonialismo francese dal marxismo rivoluzionario di Thomas Sankara. Con la nemesi di una "rivoluzione 2.0" che stavolta ha relativamente poco a che fare con i social media quanto con la rivendicazione di dignità e giustizia propria della prima sollevazione guidata dal leader anti-imperialista - assassinato dall'attuale presidente sotto lo sguardo compiacente di Parigi.


Sono in corso da ore scontri e disordini nel paese africano, dopo la sollevazione promossa da sindacati e movimenti contro il carovita contro il progetto di riforma costituzionale che avrebbe permesso al despota di Ouagadougou di correre per un nuovo mandato. Nel pomeriggio di giovedì è stata in un primo momento occupata e ridotta al silenzio da gruppi di cittadini la televisione di Stato. Successivamente migliaia di persone, dopo aver resistito ai lacrimogeni ed ai proiettili delle forze di sicurezza, hanno fatto irruzione nel parlamento dove si sarebbe dovuta discutere la contestata legge, dando successivamente fuoco all'edificio principale. Fronteggiamenti anche davanti al palazzo presidenziale, mentre sono state saccheggiate numerose proprietà di Compaoré e della sua cricca.

In fiamme le sedi del partito al potere anche nella città di Bobo Dioulasso, mentre massiccio è stato il sostegno alle proteste da parte della diaspora sui social network con l'hashtag #lwili (in riferimento ad un abito tradizionale burkinabé).

Mentre voci non confermate darebbero Compaoré già riparato in Senegal, è stato sciolto il governo e proclamato lo stato d'emergenza. Resta ora da vedere la prossima mossa dell'esercito e del suo comandande Kouamé Lougué, dopo il sanguinoso quanto inutile tentativo di fermare l'avanzata dei rivoltosi sulle sedi istituzionali. E ancora più in alto lo scontro geopolitico tra le traballanti clientele francesi e le nuove mire di USA e Cina; mentre tremano molti palazzi degli "uomini forti" al potere in Africa sub-sahariana, a partire dal vicino Benin dove continuano le proteste contro il governo dell'ex-banchiere Boni Yayi.

Nessun commento: