giovedì 30 ottobre 2014

GLI SQUADRISTI DI RENZI

Il redazionale preso da Senza Soste spiega in poche parole l'allarme che deriva dalle botte della polizia contro degli operai in protesta a Roma per via della loro forte e giustificata preoccupazione sul futuro del loro lavoro alla Ast di Terni.
Da molto tempo non vedevo reazioni dei mass media così vicine e solidali agli scioperanti in protesta,e se i commenti delle testate di destra sono strumentalizzazioni che portano acqua al loro mulino contro il governo,pressoché tutte le reazioni sono state a favore degli operai e contro l'azione della polizia.
Infatti non si parla di infiltrati,black block,centri sociali e antagonisti ma solo di persone normali che difendono il loro diritto a lavorare ed una violenza cieca della polizia che ha caricato e manganellato il corteo che secondo loro(sfera di cristallo)era diretto alla stazione Termini per bloccare il traffico ferroviario.
Ebbene anche se così fosse stato si vede nella repressione dei lavoratori rappresentati da vari sindacati(ieri soprattutto la Fiom guidata da Landini)la mano lunga di Renzi e del suo esecutivo del"non abbiamo paura di nessuno"e"le riforme si faranno la stesso"di mussoliniana memoria.
Chiunque tocca un solo lavoratore con la violenza e la repressione,di qualunque sindacato possa far parte,tocca tutti i lavoratori che dovranno solo aumentare maggiormente la protesta per la difesa del diritto al posto di lavoro e per dire di no ad una serie di riforme che stroncano questo diritto.

Governo Renzi,selfie col manganello.

La vicenda delle cariche a Roma contro gli operai Ast, di per sé, potrebbe anche essere considerata come un episodio comunque inaccettabile ma magari minore. Si tratta invece di un episodio, dal punto di vista simbolico, molto significativo. Perché ha coinvolto, nella piena consapevolezza del governo, il segretario della Fiom Landini. E perché, sia prima che dopo la carica, il tutto si accompagna ad episodi di denigrazione nei confronti della Cgil. Una decina di mesi fa lo dicevamo, non appena Renzi fu eletto segretario del Pd, che riconoscevamo l'emergere di uno stile di comunicazione modaiolo e squadrista. Prevalentemente modaiolo, specie in materia di feticismo delle merci digitali, ma con qualche venatura di atteggiamenti squadristici che Renzi non poteva aver preso dalla originaria matrice culturale democristiana.
Ora, dopo la sfida lanciata in modo aperto alla Cgil e alla "sinistra" del suo partito, Renzi fa capire di non temere l'eventuale rigonfiarsi della piazza. Se gli scioperi si faranno più fitti non c'è timore, fa intendere il governo, fino all'uso della forza se necessario. E lo fa capire manganellando anche Landini, il tipo di segretario sindacale al quale storicamente va l'immunità durante gli scontri di piazza. Quel "non abbiamo paura", che dalla Leopolda risuonava rivolto gli avversari politici, grazie alla carica contro gli operai di Terni lo si può intendere nella sua più piena estensione di signicato. Quello che vuole il governo Renzi, disposto a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi. Che, in fondo, non sono così roboanti. Galleggiare politicamente da sgravi in materia di Irap a Roma, e maggiori tagli per far contenta Bruxelles, è qualcosa non all'altezza delle ambizioni. Anzi ricorda, quello sì, la pratica democristiana del piccolo cabotaggio. Intanto però, anche per pochi obiettivi maledetti e subito, il governo Renzi fa capire di essere disposto a tutto.
Il selfie col manganello scattato assieme agli operai di Terni farà precedente. Non c'è da dubitarne.
Redazione - 29 ottobre 2014

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