L'articolo preso oggi da Senza Soste parla di un piccolo miracolo avvenuto in Francia dove dopo quasi quattro anni di lotta un'azienda locale,la Fralib di Géménos sita in Provenza,ha sconfitto la multinazionale anglo-olandese Unilever,colosso nei settori dell'alimentazione,bevande e di prodotti per la casa e l'igiene.
La Fralib produce il tè Lipton e le tisane a marchio Elephant(poco conosciuto in Italia ma famoso oltralpe),e dopo un contenzioso molto lungo,una lotta e una grande solidarietà non solo tra i lavoratori ma anche con i cittadini della piccola cittadina francese e di quelli della zona,hanno vinto la voglia di delocalizzazione(verso la Polonia)dell'Unilever,che dovrà risarcire poco più di 19 milioni di Euro per i danni causati dallo stop dello stabilimento di Géménos.
Che nel corso degli anni si era organizzato con un'occupazione impendendo lo smantellamento dei macchinari produttivi e scioperando appoggiati dalla cittadinanza,supportati dai politici locali e nazionali,dal sindacato Cgt e dal Front de Gauche,oltre che da una massiccia campagna di boicottaggio a livello francese dei prodotti Unilever.
Ora si passa dallo stato di fabbrica in lotta a quello di fabbrica recuperata,ed i lavoratori hanno già pianificato il futuro aziendale investendo parte della loro liquidazione per ricapitalizzare la società,ed il cospicuo risarcimento aiuterà l'azienda che diventerà una cooperativa denominata"Thé et infuses"a formare il personale e fare ricerche di mercato.
Gli unici dubbi rimangono sul marchio Elephant che potrebbe essere perso,per il resto una notizia che anche viste le recenti catastrofi aziendali qui in zona a Casale Cremasco con la chiusura prossima della Danone può dare un'iniezione di fiducia ai lavoratori coinvolti ed alle loro famiglie.
Francia: vincono i fralibiens. Battere le multinazionali e le delocalizzazioni si può.
Nella Francia conquistata dal Front National è accaduto qualcosa di significativo, non solo dal punto di vista simbolico ma persino materiale: dopo 1.336 giorni di lotta, Davide, vale a dire 76 lavoratori della Fralib di Géménos, in Provenza, ha sconfitto fragorosamente Golia, cioè la multinazionale anglo-olandese dell’alimentazione Unilever. La big company, che aveva deciso da un giorno all’altro di delocalizzare la produzione del tè Lipton e delle tisane con il marchio Elephant in Polonia, ha dovuto infatti arrendersi alla resistenza operaia: pagherà 19,1 milioni di euro per i danni causati dallo stop all’azienda, mentre i terreni e i macchinari, già bloccati dalla municipalità di Marsiglia (un equivalente delle nostre province, a guida socialista) al prezzo simbolico di un euro e valutati altri sette milioni, saranno trasferiti alla nuova cooperativa, messa in piedi dai lavoratori. In totale fanno oltre 26 milioni di euro, ai quali andrà sommato il sostegno della multinazionale alla vendita dei prodotti della Fralib, almeno nella prima fase.
Una notizia a dir poco inconsueta, di questi tempi in Europa. È figlia di una lotta iniziata nel 2011, quando la Unilever, proprietaria del marchio Lipton e di quello Elephant (brand molto conosciuto Oltralpe), aveva deciso di chiudere lo stabilimento francese e di trasferirsi armi e bagagli in Polonia. I dipendenti avevano però occupato la fabbrica, impedendo che i macchinari fossero smontati e che i locali fossero venduti o, peggio, abbandonati. La lotta dell’«elefantino» aveva immediatamente trovato il sostegno «militante» dei lavoratori delle fabbriche dell’area industriale di Géménos, un comune di seimila abitanti della Provenza. Si erano mobilitati in centinaia, da venticinque aziende di settori diversi, ottenendo l’appoggio del sindacato Cgt, nonché di associazioni e movimenti locali. Tutti insieme avevano partecipato a scioperi e picchetti, e avevano contribuito anche a presidiare lo stabilimento durante l’occupazione. Anche la politica era stata costretta a muoversi: prima che diventasse Presidente della Repubblica, Francois Hollande era venuto alla Fralib a promettere che, in casi estremi, la fabbrica sarebbe stata requisita dallo Stato. La battaglia dell’elefantino (gli abbiamo dedicato una copertina di Alias) è proseguita per tre anni e mezzo, tra minacce aziendali, tentativi di sgombero con contractors privati addestrati nelle guerre balcaniche e allettanti offerte economiche individuali per rompere il fronte della protesta.
La resistenza della Fralib ha fatto il giro del mondo, al punto che, alla fine di gennaio, nelle campagne provenzali sono arrivati lavoratori recuperati da tutta Europa per organizzare una rete fra loro. L’ultima arma nelle mani degli operai è stata la campagna di boicottaggio dei prodotti della Unilever, che ha preso piede in men che non si dica. Probabilmente è stata quest’ultima a convincere la multinazionale che il danno d’immagine rischiava di essere più pesante della resa a Géménos.
«Tutti ci dicevano che eravamo pazzi a scagliarci contro dei miliardari, ma la nostra follia alla fine ha pagato», ha commentato un lavoratore. Già si pensa a come ripartire. Gli operai hanno costituito una cooperativa che si chiama Thé et infuses e stretto accordi con produttori locali di erbe biologiche. Non si useranno più aromi artificiali e additivi chimici con i quali l’azienda aveva sostituito i prodotti locali naturali per risparmiare sui costi e che alla Fralib conservano ancora in un capannone, ma la produzione sarà di grande qualità: le tisane al tiglio, gli infusi alla lavanda provenzale, il mate. Gli operai ricapitalizzeranno la società investendo parte della liquidazione, mentre i soldi della Unilever serviranno a finanziare la formazione dei lavoratori e una ricerca di mercato. La multinazionale aiuterà anche la nuova società a muovere i primi passi sul mercato. È una vittoria su tutta la linea, per l’elefantino imbizzarrito della Provenza, in cui ognuno ha fatto la sua parte: la solidarietà operaia innanzitutto (estesa anche al di fuori della Fralib, come abbiamo visto), le organizzazioni che hanno aderito alla campagna di boicottaggio (in primis l’Associazione per l’autogestione che ha organizzato il meeting delle fabbriche recuperate), il sindacato Cgt e il Front de Gauche. Infine, le istituzioni: per costringere la Unilever all’accordo sono dovuti scendere in campo Hollande e il ministro del Lavoro Arnauld Montebourg.
Rimane ancora aperta la questione del logo: i lavoratori Unilever vorrebbero che l’elefantino rimanesse di loro proprietà, perché «marchio regionale tipico» e in quanto tale non delocalizzabile. Una faccenda di non poco conto, sia per la nuova impresa, che potrebbe appoggiarsi a un brand riconosciuto, che dal punto di vista giuridico: se i giudici dovessero riconsegnare l’elefantino ai lavoratori la vittoria sarebbe totale e cambierebbe lo statuto giuridico della proprietà privata nel continente. Ma l’impressione è che su questo punto i lavoratori della Fralib siano stati costretti a cedere.
Ora i «fralibiens», come vengono definiti in Francia, annunciano che a fine giugno a Géménos ci sarà una grande festa per celebrare l’inizio di una nuova storia. Poi dedicheranno una giornata alla presentazione dei nuovi prodotti. Non più «da fabbrica in lotta», come recitava il logo provvisorio che si erano inventati durante l’occupazione, ma stavolta «da fabbrica recuperata».
Angelo Mastrandrea tratto da il Manifesto del 16 giugno 2014
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