sabato 10 marzo 2012

IL POPOLO RUSSO VUOLE RIBELLARSI

Lo scorso 4 marzo si dice che milioni di russi abbiano eletto Vladimir Putin Presidente della federazione russa sostituendo il suo cagnolino parcheggiato Medvedev dopo essere stato primo ministro e prima ancora sempre Presidente per due incarichi(il terzo mandato consecutivo non è previsto dallo statuto russo)...insomma negli ultimi tredici anni è stato il padrone incontrastato della Russia.
Questo ping pong di poltrone che gli ha permesso di stare sempre al vertice della piramide del potere e che piace molto al suo amico e compagno di merende Berlusconi(che non è sparito ma solo in letargo)
ha fatto sì che molti cittadini rimpiangono i"tempi bui"del comunismo con un crescente e grave ritorno di nazisti,molto più vicini al programma di Putin.
Il divario tra i pochissimi e molto ricchi russi e la quasi totalità del popolo che sopravvive a fatica è sempre più netto e la rabbia verso questa situazione sta lievitando sempre più così come le contestazioni per le strade e sul web.
La successione di articoli racchiude un periodo di tre mesi e comincia dalle prime manifestazioni di massa anti-Putin svoltesi alla vigilia di Natale arrivando fino all'indomani delle elezioni molto contestate dalle opposizioni e che hanno provocato nuovi cortei e centinaia di arresti tra compagni,oppositori ed anarchici,con i contribuiti di MIM(Miliano in Movimento)e Indymedia Lombardia.
Sulla situazione in Russia.

Matteo (ZAM) e Oleg    
Vent’anni fa, nella notte tra il 25 ed il 26 Dicembre 1991, la bandiera rossa con la falce ed il martello veniva ammainata dal pennone del Cremlino. Dopo alcuni anni di convulsioni cessava di esistere definitivamente l’Unione Sovietica. Oggi, a vent’anni di distanza, la Russia torna a vivere giorni convulsi.
Il 24 Dicembre si è assistito probabilmente alla più grossa manifestazione di piazza che Mosca ricordi dai burrascosi tempi della caduta dell’Impero sovietico.
Più di 100.000 persone hanno affollato in un gelo tipicamente russo Prospekt Akademika Sakharova.
Per chi conosce Mosca si tratta di uno degli immensi stradoni in stile staliniano che dalla periferia conducono al centro. Il vialone prende il suo nome da Andrej Sakharov. Fisico nucleare padre della bomba
atomica sovietica e succesivamente figura preminente del dissenso sotto il regime di Brezhnev.
Prospekt Sakharova, per una sinistra ironia, termina nella Piazza della Lubyanka.
La piazza dove, dai tempi della Ceka di Felix Dzerzhinsky sorge il famigerato palazzo dei servizi segreti russi.
Una folla immensa si snodava ieri fino all’immensa Piazza delle Tre Stazioni distante oltre un chilometro. E’ dalle elezioni politiche del 4 Dicembre che la mobilitazione cresce.
La piazza anti-Putin è estremamente composita e contraddittoria e per ora, sembra tenere insieme tutto ed il contrario di tutto. Al suo interno si possono trovare giovani universitari stanchi della stessa faccia al potere da ormai 10 anni con tanta sete di libertà e dinamismo, appartenenti alla nuova classe media russa che vorrebbero un paese più aperto ed europeo, pensionati nostalgici dei fasti dell’Unione Sovietica, comunisti rinfrancati dal sorprendente aumento dei loro voti alle elezioni di un mese fa, ultras ultranazionalisti delle varie squadre di calcio della capitale e responsabili proprio un anno fa di feroci scontri xenofobi ed anti-caucasici in Piazza del Maneggio…e l’elenco potrebbe continuare.
Alla mobilitazione di questi giorni, allo stato attuale, sembrano mancare due cose.
Un leader credibile (anche in vista delle presidenziali di Marzo) ed una piattaforma politica complessiva che vada oltre lo slogan “Rossija bez Putina” (Russia senza Putin).
Il leader comunista Zjuganov è troppo vecchio per poter essere un’alternativa credibile. Il Partito Comunista (KPFR) si dibatte ormai da tempo in un dilemma lacerante. Da un lato c’è la necessità di salvaguardare tutto l’immaginario legato ai fasti dell’Urss (la falce ed il martello, Lenin, Stalin, la Grande Guerra Patriottica, Gagarin, l’Armata Rossa…) per conservare il voto dei militari, dei pensionati e di chi vive nelle periferie dell’Impero. Dall’altro si fa strada la necessità di aprirsi al nuovo tentando di costruire qualcosa che possa sembrare un serio partito socialdemocratico.
Un’opzione politica di cui la Russia avrebbe un disperato bisogno visto che quello che è mancato in questi 10 anni di putinismo è stata proprio una seria politica di redistribuzione delle ricchezze derivanti dal petrolio e dalla crescita economica.
A questo si aggiunge la necessità di presentare una faccia giovane e nuova.
Inutile puntare sul leader nazionalista Vladimir Zhirinovsky (con un oscuro passato di informatore del KGB). Molto simile ad un Bossi in salsa russa e capace, con le sue spettacolari tirate populiste (tanto amate dai Russi), di risvegliare i peggiori umori xenofobi delle fasce più deboli della società post-sovietica, cariche di risentimento contro gli immigrati dal Caucaso e della Repubbliche Asiatiche visti come una concreta minaccia al proprio già miserabile tenore di vita.
I liberali russi sono un forza d’elite incapace di penetrare nel cuore della società russa. I Russi assocciano infatti la parola liberale ai disastrosi anni ’90.
Gli anni delle ruberie di Elstin. Gli anni della miseria più nera. Gli anni delle privatizzazioni dell’immenso patrimonio dello Stato sovietico (da qualcuno definite “la più grande rapina della storia dell’uomo”). Gli anni dell’arricchimento degli odiatissimi oligarchi.
Abbastanza irrilevanti sembrano anche i vari partitini di destra e sinistra che nuotano nel mare del crecente dissenso.
Un volto interessante sembra essere quello del giovane blogger Alexey Navalny che ieri, fresco reduce da alcuni giorni di galera per una precedente contestazione, ha arringato, con il suo fare teatrale, l’immensa folla in un crescendo di boati e slogan. Navalny ha promesso che alla prossima mobilitazione, in piazza, ci saranno un milione di persone.
Poi, ruggendo, ha minacciato Putin e Medvedev di un possibile assalto al Cremlino ed alla Duma. Un’affermazione piuttosto ardita anche in considerazione del fatto che lo Stato russo ha la memoria lunga e, prima o poi, presenta sempre il conto.
Il potere centrale sembra essere stato colto di sorpresa dal crescere della mobilitazione e, allo stato attuale, sta reagendo con una certa inattesa prudenza.
Putin resta in silenzio mentre il volto buono dell’apparato di potere, Medvedev, promette riforme.
La situazione è molto fluida quindi.
I Russi per lungo tempo sono stati effettivamente grati a Vladimir Putin per aver rimesso in piedi un paese umiliato ed in ginocchio, ripristinando ordine, un minimo di benessere ed una certa credibilità internazionale.
Chi si ricorda la Russia di fine anni ’90 non può non apprezzare il cambiamento in meglio.
Quello che è mancato però è il passaggio successivo.
Le ricchezze sono finite nelle mani di pochissimi, la tipica corruzione russa ha ripreso ad aumentare, la crisi economica si è fatta sentire ed il volto del potere non ha saputo mutare e venire incontro alle nuove esigenze della società.
La società russa sembra essersi quindi risvegliata dal suo tipico fatalismo ed apatia.
Sono “risvegli” periodici che generalmente fanno parlare il Mondo.
L’ultimo “risveglio” si è avuto tra la fine degli anni ’80 ed i primi anni ’90.
Erano i tempi della glasnost di Gorbachev. Milioni di cittadini sovietici, dopo decenni di torpore, riscoprirono il gusto per la politica. A muoversi erano soprattutto i giovani ed i militanti più aperti del PCUS.
Immensi cortei. Scioperi giganteschi (come quello dei minatori del 1991).
Una mobilitazione continua e vivace.
Chi non ricorda le manifestazioni che si opposero al Golpe dell’Agosto ’91 (quelle del famoso filmato di Elstin che arringa la folla parlando su un carro armato)?
Tanti i sogni e le promesse non realizzate.
A scrivere la parola fine a tutto ci pensò Boris Elstin nelle sanguinose giornate dell’Ottobre 1993 (quello della famosa canzone della Banda Bassoti Mockba 993). In quei giorni di rivolta contro lo stato di miserie e umiliazione in cui era sprofondata la società russa, Elstin decise di sciogliere il
Parlamento e di farlo prendere a cannonate dai carri armati.
Seguirono anni da incubo.
Oggi la società russa si è messa di nuovo in movimento.
Non limitiamoci però ad osservare solo quello che succede nelle strade della capitale (anche perché la Russia non è Mosca). Mentre la gente scende in piazza lo Stato russo persegue una nuova politica di potenza. Indice ne è il nuovo accordo strategico stipulato dell’Ottobre 2011 con Bielorussia e Kazakistan. L’obiettivo finale è una vera e propria Unione Eurasiatica.
Le ambizioni imperiali non tramontano mai…
Centoventimila in strada contro Putin.
 
autore:
da repubblica
Secondo gli organizzatori questo il numero di cittadini che hanno partecipato alla manifestazione, quarantamila per la polizia. Migliaia di agenti hanno controllato lo svolgimento della protesta pacifica senza intervenire. Alla protesta hanno partecipato anche comunisti e nazionalisti.
MOSCA - Proteste di piazza contro il primo ministro russo Vladimir Putin. Il dato della partecipazione secondo gli organizzatori è di 120 mila persone. Le proteste, oltre che a Mosca, si sono tenute anche a San Pietroburgo e in decine di altre città. A San Pietroburgo hanno partecipato circa 30mila persone. I dimostranti, molti coperti con cappotti di pelliccia visti i 20 gradi sotto lo zero, gridavano 'Putin vai via' e 'Russia senza Putin'. Alla protesta hanno partecipato anche comunisti e nazionalisti. La polizia ha aggiornato anche il dato sull'altro raduno, quello pro-Putin al Parco della Vittoria: 138.000 persone.
Al termine della manifestazione, i dimostranti hanno liberato in aria alcuni palloncini bianchi, simbolo della protesta pacifica. Il raduno si è chiuso con la richiesta di riforme che consentano una competizione politica democratica e nuove elezioni parlamentari e presidenziali. I manifestanti hanno chiesto anche il rilascio dei prigionieri politici e provvedimenti per le persone coinvolte nei brogli elettorali. Gli organizzatori della protesta hanno in programma una nuova manifestazione prima delle elezioni presidenziali del 4 marzo, nelle quali il premier è super favorito.
La giornata in piazza. L'opposizione russa ha battuto il temuto 'generale inverno' ed è riuscita a portare in piazza a Mosca oltre centomila persone (40.000 secondo la polizia) nella quarta grande manifestazione che ha chiesto a gran voce una "Russia senza Putin". Mentre il variegato movimento che si riunisce sotto lo slogan "per elezioni oneste" sfilava coi suoi palloncini bianchi, da piazza Kaluzhkaja a piazza Balotnaja - di fronte al Cremlino - in zona Poklonnaja si è svolta la contro-manifestazione filo-governativa. Organizzata dai Patrioti di Russia, ufficialmente l'evento è stato indetto contro il pericolo di una 'rivoluzione arancione' sul modello di quella ucraina filo-occidentale del 2004. A farla da padrone, i tricolori nazionali bianco-rossi-blu e slogan come "Chi se non Putin?", a ribadire la tesi con dello stesso premier e potenziale nuovo presidente, per cui un futuro senza di lui rischia di riportare la Russia al caos degli anni '90.
I cortei "Per elezioni oneste" si sono svolti in altre 90 città sparse tra Russia e i quattro continenti. A Novosibirsk, alcuni manifestanti hanno costruito una lapide di neve con le foto di Putin, Medvedev e Churov, su cui i bambini depositano fiori. "Siamo arrivati a un punto di non ritorno - ha detto uno dei dimostranti - la gente ha smesso di aver paura e ha capito la sua forza". Negli sgoccioli della sua campagna elettorale, Putin - finora piuttosto indifferente alle contestazioni - non potrà non tenerne conto.

Russia,a Mosca proteste anti putin il 5/3, 250 arrestati, 25 dei quali anarchici.

Il 5 di marzo gli anarchici russi hanno fatto un presidio a pizza Lubjanka dove il presidio non era autorizzato, poi in manifestazione sono andati a piazza Pushkin dove c'era un'altra protesta questa volta legale. Alle ore 20.40 gli organizzatori della protesta hanno detto alla gente di rimanere lì in piazza perché c'era Ilya Ponomarev un nuovo diputato della Duma. Gli Omon hanno iniziato a dire, ai manifestanti, dai megafoni delle loro macchine di andare verso la fermata di metro perché l'evento era finito e hanno circondati la piazza. Allora piccoli gruppi di manifestanti anarchici e non hanno provato a saltare la barriera della polizia, alcuni hanno riuscito a passare e altri sono stati detenuti.
Ci sono stati 250 detenuti nel centro di Mosca dei quali 25 sono anarchici.
notizie da. avtonom.org
video.
avtonom.org
http://www.youtube.com/watch?v=DFwaD-HMkP0&feature=relmfu
http://www.youtube.com/watch?v=pWynli_-VWA&feature=relmfu
http://www.youtube.com/watch?v=Qsq-tuUhuGc&feature=relmfu
http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&NR=1&v=pWynli_-VWA

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