sabato 10 dicembre 2011

I BENI DELLA CHIESA

Innumerevoli volte ho dato sfogo a quello che non definirei una vera e propria crociata contro la Chiesa(con la maiuscola)non trattata come portatrice di ideologie e dottrine ma intesa come l'organo sociale e politico che rappresenta  e che per la gran maggioranza è portatrice di male e marcia fin dalle sue fondamenta(vedi solo due esempi:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/05/i-tentacoli-del-vaticano.html e http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.com/2010/06/cloro-al-clero.html ).
Ora che si parla con la nuova manovra del neopremier Monti della reintroduzione della tassa dell'Ici una moltitudine di persone si è indignata per il fatto che al giorno d'oggi questa imposta la Chiesa non la paghi oltre ad avere molti altri privilegi che sono indicati nell'articolo sottostante preso da Senza Soste.
Ripeto per l'ennesima volta che se dovessimo tassare tutti gli immobili e le ricchezze pecuniare di questa che è una vera e propria organizzazione statale staremmo sicuramente meglio noi italiani e non solo,anche il mondo intero ne trarrebbe giovamento in quanto gli immensi possedimenti ecclesiali se divisi ed investiti realmente per le persone più bisognose porterebbe a compimento di quello che tanto si vantano teoricamente di fare.

Vaticano. I “privilegi” nascosti nei dettagli.
Non c'è solo l'esenzione dell'Ici ma anche la non rivalutazione delle rendite catastali per quegli immobili della Chiesa che l'Ici la devono comunque pagare. Un impero immobiliare al quale nessuno ha mai voluto mettere mano e che sottrae già oggi centinaia di milioni di euro alle casse pubbliche. I risparmi dai costi della politica al confronto sono briciole.
La Chiesa Cattolica in alcuni casi paga già l'Ici su molte strutture con finalità commerciali o immobiliari
Il problema è che nessuna rivalutazione delle rendite catastali è prevista per gli immobili della Chiesa. È una delle sorprese contenute nel decreto salva-Italia varato dal governo Monti. Lo riferisce oggi il Sole 24 Ore, smentendo così le dichiarazioni ufficiali del governo Monti secondo cui “a questo problema non avevano pensato”. Questo “privilegio” si aggiunge alla conferma dell'esenzione dal pagamento dell'Ici oggi (e dell'Imu domani) sui beni utilizzati da enti cattolici, oltre che dal mondo del non profit, a fini anche commerciali. Con un effetto negativo sulle casse dell'erario stimato in 400 milioni di euro l'anno. Un "tesoretto" che potrebbe tornare utile al governo e ai bilanci dello Stato sempre impegnati nella ricerca di nuove risorse da gettare nel secchio bucato del pagamento del debito.
L'altro problema – di non facilissima soluzione – è che a oggi il patrimonio della Chiesa è talmente ampio che non si sa se la tassa sugli immobili venga davvero pagata dal Vaticano e in quale misura. Gli edifici adibiti a culto o ad attività di solidarietà, iinfatti, non pagano l'Ici. E insieme alla Chiesa non pagano la tassa le Onlus e le organizzazioni umanitarie. Ma mentre per le organizzazioni non governative, il patrimonio è facilmente individuabile, nel caso del Vaticano, invece, ci si aggira sull'accidentato terreno delle stime, un paradosso se si pensa che l'esenzione (che come abbiamo visto non è totale) per la Chiesa esiste da anni. Secondo l''Anci (l'associazione dei comuni italiani) sono circa 700 milioni di euro gli incassi mancati relativi all'Ici per i beni di proprietà della Chiesa, mentre per secondo altre fonti la cifra salirebbe addirittura a tre miliardi di euro. Un patrimonio immobiliare - quello che fa capo al Vaticano e alle congregazioni - che non diminuisce ma aumenta in modo costante: solo nella Capitale ogni anno sono almeno 10mila i testamenti a favore del clero. Mettere mano al catasto immobiliare della Chiesa , dunque, non è affatto semplice, anche perchè non tutto è riconducibile ad un unico ente, dato che parte dei beni sono di proprietà delle Congregazioni che li ricevono direttamente dai cittadini.

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