venerdì 23 dicembre 2011

LE DIFFERENTI MORTI DI KIM JONG IL E VACLAV HAVEL

I due articoli tratti dal"Corriere della sera on-line"tracciano i commenti sulla morte di due politici molto importanti che sono deceduti in meno di una settimana l'uno dall'altro e che hanno ricevuto differenti trattamenti e riguardi dovuti all'indottrinamento mediatico e politico proprio delle nazioni occidentali.
Parlo del"demonio"nordcoreano Kim Jong Il e del"divino"ex presidente della Cecoslovacchia prima e della Repubblica Ceca poi Vaclav Havel che hanno ricevuto sia dai massmedia che dai politicanti di tutto il mondo due pesi e due misure in quanto il primo è stato uno dei baluardi del comunismo ancora al potere nel mondo,detto"il dittatore",mentre il salvatore della patria Havel uno che è riuscito a"sconfiggere"e/o"debellare"questo grande nemico canceroso che è il comunismo.
Sicuramente contrario al culto della persona vigente in Nord Corea e in generale in tutti i campi politici e sociali,Kim Jong Il non ha ricevuto attestati di lutto da gran parte del mondo,anzi con la maggior parte degli Stati occidentali(quelli che hanno in seno il lume della ragione e della giustizia)che hanno boicottato il minuto di silenzio alla riunione del consiglio dell'Onu.
Al contrario Havel è stato centro di manifestazionii di stima e commozione da ogni parte del mondo alla faccia della morte che dovrebbe essere uguale per tutti almeno a certi livelli dove la burocrazia e i piccoli gesti che ruotano attorno al rispetto di una nazione con l'altra dovrebbero essere sinonimi di galanteria e buona educazione.

Esteri La monarchia rossa Al timone è il giovane Jong-un
Addio al Caro Leader E la Nord Corea ora spaventa l' Asia
Si spegne Kim Jong-il, timori d' instabilità

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO - Proveranno a elevare la sua fine alla mitologia fiammeggiante che avvolge la sua nascita. Kim Jong-il è morto per i «grandi sforzi fisici e mentali», immolando se stesso per la Repubblica Democratica Popolare di Corea che il padre Kim Il-sung aveva fondato (1948) e della quale continua a essere, 17 anni dopo il decesso, «presidente eterno», come da Costituzione. Ieri l' annuncio. Crisi cardiaca, alle 8.30 di sabato mattina. Più che nato, l' epica nazionale canta un Kim Jong-il messianicamente sceso in terra sul monte Paektu, nel 1942, nel pieno della guerra antigiapponese («lucente astro su un cavallo alato»). La realtà più prosaica lo vorrebbe venuto al mondo nella Siberia sovietica del ' 41. Il Caro Leader era comunque il signore assoluto della Corea del Nord, oggetto di un culto tra Stalin, Mao e confucianesimo. L' ironia sta nel fatto che sia morto sul treno, suo prudente mezzo di trasporto, anche nel caso di trasferte in Cina o fino a Mosca. Ora tocca al terzo Kim, il figlio Jong-un. Meno di trent' anni, scuole in Svizzera, capace di sorpassare fratelli e fratellastri avventati (Jong-nam venne arrestato nel 2001 mentre cercava di visitare la Disneyland giapponese). Colpito da ictus nel 2008, Kim Jong-il aveva avviato una transizione a tappe forzate, carica dopo carica, presentando il Giovane Generale come erede nell' autunno del 2010. I suoi ritratti già affiancavano qua e là padre e nonno. Ora è il Grande Successore, e ieri gli speaker in lacrime di radio e tv raccomandavano al partito, al popolo e all' esercito di stringersi a lui. «Un passaggio troppo veloce. Lui non è pronto», spiega al Corriere Shi Yinhong, dell' Università del Popolo di Pechino, analista molto ascoltato dai leader cinesi. «Però di buono c' è che sia riuscito a promuovere intorno a sé generali giovani. E comunque Kim padre aveva predisposto che sorella e cognato costituissero una sorta di comitato di reggenti che si prendesse cura di lui». L' investitura di Kim «Secondo» Jong-il era durata due decenni. E se ora la dinastia arriva a un Kim «Terzo» partendo da un Kim «Primo» Il-sung, è proprio perché il lungo apprendistato fece del Caro Leader uno stratega del potere. Aveva studiato in patria, dedicando energie ad arti e propaganda. Appassionato di cinema, al punto da far rapire un regista sudcoreano e la moglie attrice per farli lavorare per sé, sapeva che narrare una gloriosa nazione poteva alimentare una sorta di realtà parallela, nella quale nel 1953 gli Usa erano stati sconfitti, come 8 anni prima i giapponesi. Purghe e gulag facevano il resto (alcune stime parlano di 200 mila detenuti a tutt' oggi). E una serie di operazioni attribuite a Kim Jong-il hanno reso la Corea del Nord bushianamente «canaglia»: attentati terroristici, rapimenti di cittadini giapponesi, un' ostinata fedeltà a dogmi economici trapassati che, col dissolversi dell' Urss e del suo sostegno, sfociò nella Strenua Marcia, ovvero una spaventosa carestia e il collasso del sistema. Centinaia di migliaia di morti negli anni Novanta. Cina, Stati Uniti, il mondo, tutti scrutano Pyongyang, ciascuno coi suoi desideri ma con un comune timore d' instabilità. A sorpresa, il Giappone ha fatto le sue «condoglianze». «Adesso la politica estera passerà in secondo piano», prevede Shi Yinhong. La Corea del Sud ha messo le truppe in stato d' allerta: il Nord ha pur sempre un esercito monstre, testate atomiche, due test nucleari all' attivo (2006 e 2009). Ancora ieri Pyongyang ha lanciato un missile a corto raggio, esercitazione di routine. L' anno scorso era stata affondata una nave militare sudcoreana e bombardata un' isola. Intanto è l' ora del lutto, fino al funerale del 28 e il memoriale pubblico del 29. Più forte è Kim Jong-un, meno rischi d' instabilità patiranno a breve la Corea e la regione. M. D. C. leviedellasia.corriere.it RIPRODUZIONE RISERVATA **** La dinastia Capostipite Kim Il-sung (1912-1994) è stato il padre della Corea comunista, l' eroe della guerra di liberazione dall' occupazione giapponese prima e del conflitto con gli americani poi. Ha dato inizio alla «dinastia rossa» che dal 1945 tiene insieme il Paese con il pugno di ferro Il secondo Kim Alla sua morte, nel 1994, gli succede dopo un lungo apprendistato il figlio Kim Jong-il (sotto da bambino con il papà Kim Il-sung): Jong-il, studi in patria (arti - soprattutto cinema - e propaganda), sale al potere poco più che cinquantenne e governa per 17 anni con potere assoluto. Con lui, per una serie di operazioni attribuite alla Nord Corea (attentati, rapimenti di giapponesi, sperimentazioni dell' atomica, ostinata fedeltà a dogmi economici superati) Bush aveva definito il Paese «Stato canaglia» L' erede Colpito da un ictus nel 2008, Kim Jong-il ha designato il terzogenito, Jong-un, come suo successore. Meno di trent' anni, scuole in Svizzera, il Giovane Generale ha avuto poco tempo rispetto al padre per prepararsi al nuovo ruolo di «guida della nazione»
Del Corona Marco
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LUTTI
È morto Vaclav Havel, protagonista
assoluto delle Rivoluzioni dell'89

È spirato dopo lunga malattia a 75 anni , primo presidente
della Cecoslovacchia postcomunista

MILANO - Vaclav Havel è morto. Il protagonista della Rivoluzione di Velluto del 1989 e il primo presidente della Cecoslovacchia post-comunista e della Repubblica Ceca, dopo che si separò dalla Slovacchia, è spirato dopo lunga malattia.
DISSIDENTE DI LUNGO CORSO - Fu uno dei protagonisti assoluti delle Rivoluzioni del 1989 che misero fine ai regimi comunisti, alleati all'Unione Sovietica. Dissidente di lungo corso, drammaturgo, fu l'ispiratore primo di Charta 77, movimento che insieme al polacco Solidarnosc fu una delle spine nel fianco di Mosca per diversi anni. Nonviolento per convinzione, nell'autunno del 1989, Havel riuscì ad abbattere la presidenza del filosovietico Husak senza ricorrere alla violenza. Così come in modo assolutamente pacifico, gestì, una volta diventato presidente, la divisione della Repubblica Ceca dalla Slovacchia nel 1993.
WALESA E MERKEL - Intanto arrivano le prime reazioni dal mondo della politica internazionale. Il vecchio compagno d'arme Lech Walesa, che svolse analogo ruolo in Polonia ha commentato : «È stato un grande teorico della nostra epoca e la sua voce mancherà enormemente all'Europa soprattutto ora che attraversa un periodo di profonda crisi». Angela Merkel, cresciuta anch'essa sotto regime socialista, nella Germania Est di Honecker e dello stesso partito, la Cdu, di un altro grande protagonista dell'89, Helmut Kohl, esprime il cordoglio dei tedeschi: «La sua dedizione alla libertà e alla democrazia è indimenticabile tanto quanto la sua grande umanità. Noi tedeschi abbiamo molto di cui ringraziarlo».
IL RICORDO DI MONTI- A rendere omaggio all'ex leader ceco anche il presidente del consiglio Mario Monti ricordando come la sua lotta pacifica sia stata coerente con i valori che hanno guidato la sua vita. «L'esempio di Vaclav Havel deve costituire per tutti noi uno sprone ad andare avanti nel nome di quei valori che egli incarnava e che è nostro dovere trasmettere alle giovani generazioni: quelli della libertà, della democrazia, della dignità di ogni essere umano, che sono alla base della costruzione europea». Dal governo italiano le condoglianze alla famiglia e a tutti i cittadini della Repubblica Ceca.
Redazione Online

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