martedì 3 novembre 2009

LA PRASSI DEL PESTAGGIO POLIZIESCO

Uno dopo l'altro come una valanga che travolge tutto quello che incontra emergono sempre più episodi che incriminano le forze poliziesche presenti nelle carceri italiane ree di violenze criminali nei confronti dei detenuti nelle nostre galere.
Stavolta è capitato addirittura ad un direttore di una casa circondariale,quella di Teramo,dove grazie ad un contributo audio forse carpito tramite un telefono cellulare si è venuti a conoscenza di un pestaggio avvenuto in una zona"non idonea"del carcere e del pericolo di una rivolta all'interno della struttura poichè un testimone aveva visto tutto.
Si ha come l'impressione che il pestaggio dei detenuti sia una prassi nelle carceri e nelle questure del belpaese e non solo episodi sporadici di"mele marce"così come vengono chiamati i tutori dell'ordine colpevoli di gravi episodi di abuso di potere.
L'articolo tratto dal quotidiano"La Repubblica"a firma di Giuseppe Caporale comprende anche l'intervento audio"rubato"(il link evidenziato)all'interno del carcere dove si ascolta il dialogo tra il direttore ed una guardia,un documento che sta facendo il giro d'Italia e del mondo e che rende il nostro territorio ancora una volta una terra di vergogna e di barzellette.
Ne avrà di gatte da pelare il ministro della giustizia Alfano,che ha già annunciato serrate indagini interne alla ricerca della verità che già tutti sappiamo:in Italia vige uno Stato di polizia avallato dal regime e dagli organismi preposti al promulgamento di leggi che facilitano l'insabbiamento di vicende come queste e che immunizzino penalmente e civilmente i beceri protagonisti di questi atti vigliacchi(anzi a volte questi imbecilli vengono premiati e incentivati in tutto ciò).

La Procura abruzzese ha aperto un'inchiesta sulle voci registrate di due guardie carcerarie che discutono sul pestaggio di un uomo.
"Un detenuto non si picchia in sezione"Audio shock dal carcere di Teramo
"Queste cose si fanno sotto... Abbiamo rischiato la rivolta, perché il negro ha visto..."Il comandante delle Guardie ammette: "Quella voce è la mia".

TERAMO - "Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto. Un detenuto non si massacra in sezione, si massacra sotto...". Parole dal carcere di Castrogno a Teramo, parole registrate all'interno di uno degli uffici degli agenti di polizia penitenziaria. Frasi spaventose impresse in un nastro. Ora questo audio è nelle mani della Procura della Repubblica di Teramo che ha aperto un'inchiesta sulla vicenda. Sono parole che raccontano di un "pestaggio" ai danni di un detenuto, quasi come fosse la "prassi", un episodio che rientra nella "normalità" della gestione del penitenziario. Un concitato dialogo tra il comandante delle guardie del penitenziario, Giuseppe Luzi e un agente che svelerebbe un gravissimo retroscena all'interno di un carcere già alle prese con carenze di organico e difficoltà strutturali. ASCOLTA L'AUDIO Il nastro è stato recapitato al giornale locale La Città di Teramo, ed è scoppiata la bufera. Il plico era accompagnato da una lettera anonima. In merito alla vicenda la deputata Radicale-Pd Rita Bernardini, membro della commissione Giustizia, ha presentato un'interrogazione al ministro Alfano. La deputata chiede al ministro Alfano se ritenga di dover accertare "se questi corrispondano al vero e di promuovere un'indagine nel carcere di Castrogno di Teramo per verificare le responsabilità non solo del pestaggio di cui si parla nella registrazione, ma anche se la brutalità dei maltrattamenti e delle percosse sia prassi usata dalla Polizia Penitenziaria nell'istituto". Proprio questa mattina la Bernardini ed il segretario Generale della Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno, hanno fatto una visita al carcere. E proprio con la Bernardini, (lo riferisce il sito del "Centro") il comandante delle guardie ha ammesso: "Una di quelle voci è mia. Ma non mi riferivo a un pestaggio Ero mosso dalla rabbia e forse ho usato termini forti. In realtà c'era stato solo un richiamo degli agenti ai detenuti dopo un'aggressione da parte di questi ultimi alle guardie".
Intanto la Uil chiede chiarezza e verità anche a tutela della professionalità e dell'impegno quotidiano della polizia penitenziaria di Teramo. "Noi possiamo solo affermare - sottolinea la segreteria regionale - che la violenza gratuita non appartiene alla cultura dei poliziotti penitenziari in servizio a Teramo che, invece, pur tra mille difficoltà hanno più volte operato con senso del dovere, abnegazione e professionalità. Ciò non toglie che la verità vada ricercata con determinazione e in tempi brevi. Noi vogliamo contribuire a questa ricerca impedendo, nel contempo, che si celebrino processi sommari, intempestivi e impropri". Anche il notevole sovraffollamento è causa di forti tensioni. L'istituto potrebbe contenere al massimo 250 detenuti, ne ospita circa 400. Un solo agente per sezione deve sorvegliare, nei turni notturni, anche più di 100 detenuti; un flusso di traduzioni che determina l'esaurimento di tutte le risorse disponibili.

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