domenica 7 giugno 2020

SARA' LA VOLTA BUONA?

Il principio della derattizzazione da parte di Roma e che dovrebbe coinvolgere tutto il paese è ancora scritto sulla carta,mentre i copri in richiesta di cervello dei cagapovdisti della capitale minacciano di non andarsene dal loro rifugio dorato,visto anche che gli altri sgomberi sono risultati vani(vedi:madn sgombero-cantine-e-fogne ).
L'articolo di Left(left.it/2020/ )parla di questa nuova imminente cacciata dei fasci del nuovo millennio che assieme ai fognanuovisti stanno vivendo un periodo di baruffe interne,con le spartizioni degli affari illeciti loro passione infinita che finiscono per far finire in rissa i loro incontri pubblici.
Proprio come quello di ieri del gruppo"ragazzi d'Italia",un raduno di finti ultras già in preda alla cocaina di prima mattina che si sono scontrati per poi prendersela con i giornalisti che vanno bene quando devono declamare le loro"imprese"ed"eroiche gesta"ma che sono il primo capro espiatorio con cui prendersela(vedi il secondo contributo:contropiano ancora-una-gazzarra-fascista-a-roma ).
Insomma ancora coca,alcol e cinghiamattanza per questi incredibili derivati dell'involuzione umana che pure le scimmie si dissociano dicendo"questi non derivano da noi",dando la colpa genetica a mutazioni ancora in fase di ricerca,che suggeriscono mescolanza con dna di ratti,ovviamente senza offesa per i primati ed i roditori.

Il rosso non è il nero, lo sgombero di CasaPound sia solo un inizio.

di Pino Casamassima
Dalla caduta del Muro in avanti s’è andata espandendo una pandemia revisionista dal respiro corto – che tende a dare dignità politica ai neofascisti – il cui contagio non ha risparmiato nemmeno certe intelligenze della sinistra italiana

«Ora però tocca ai compagni» titola il Giornale coerentemente con le dolorose righe di Libero, che lamenta la disparità di trattamento riservata ai centri sociali. Dolori provocati dal provvedimento di sgombero per la sede romana di CasaPound, cioè dei «fascisti del terzo millennio» come loro stessi si qualificano. Dei dettagli sono piene le cronache e qui ci limitiamo al minimo per ragionare d’altro. «A conclusione di una indagine condotta dalla Digos della Questura di Roma – batteva una agenzia della Adnkronos della mattina di giovedì 4 giugno – la Procura della Repubblica capitolina ha chiesto e ottenuto dal gip un sequestro preventivo, con riferimento al reato di occupazione abusiva, dell’immobile in via Napoleone III, sede di CasaPound». I suoi dirigenti sono inoltre indagati per istigazione all’odio razziale e occupazione abusiva di immobile. A latere, ma non troppo, la Corte dei Conti chiede un risarcimento di 4.6 milioni di euro per omessa disponibilità del bene immobile e la mancata riscossione dei canoni da parte del Demanio. La promessa dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini di far sgomberare «tutti gli stabili occupati di Roma» ha infine trovato applicazione – ovviamente – non sotto il suo regno, ché qualche tartaruga aveva nel frattempo ricordato al papetiano che in quei «tutti» ci sarebbe stato anche lo stabile «storico» di via Napoleone III, ma sotto quello di Virginia Raggi, che un anno fa, per portarsi avanti col lavoro, fece rimuovere la scritta CasaPound dallo stabile nero. Un provvedimento, quello del Gip, che ha scatenato un putiferio dai caratteri però surreali alla luce di quella Costituzione secondo cui «è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Pare chiaro, no? No.

Le gazzette di destra mettono infatti sullo stesso piano organizzazioni neofasciste e centri sociali. Eppure, la Costituzione vieta la riformazione del partito fascista, non demonizza opposti speculari. Esempio: quando il calciatore Lucarelli esultava col pungo chiuso non rischiava di commettere un reato diversamente da Di Canio col saluto romano (in base non alla Costituzione, questa volta, ma alla Legge Scelba, che considera reato anche il solo parlare del fascismo e/o dei suoi esponenti in termini positivi ). Ora, delle due l’una: o cambiamo la Costituzione o dichiariamo – coerentemente – fuori legge (nel senso di banditi, proprio) quei partiti/movimenti/organizzazioni/formazioni che si richiamano al fascismo. Per coerenza – nel caso in cui si modificasse la Costituzione togliendo quella sua «fastidiosa» cifra antifascista – andrebbero azzerate le leggi Scelba e Fiano.

Negli anni sessanta avevano una certa fortuna «telefilm» della serie «Ai confini della realtà». Serie che riavrebbe successo se riproposta ispirandosi a quanto succede a volte in questo – strano – paese in cui si promulgano le Costituzioni fra le più belle del mondo e leggi contro il fascismo, l’odio razziale, la discriminazione, e poi ci si infila in dibattiti surreali relativamente alla loro applicazione. Stando quindi alla Costituzione e alle leggi in vigore, organizzazioni – orgogliosamente – fasciste quali CasaPound, non hanno possibilità d’esistenza, al pari di tutte le altre nei cui petti battono cuori repubblichini non repubblicani: dal Fronte Nazionale a quella Forza Nuova cui diversi dispiaceri ha recentemente dato la trasmissione di Rai 3 Report con una inchiesta sui finanziamenti e i collegamenti politici internazionali. In coda, ma ugualmente meritorie di un ban sociale oltre che una dannazione politica, altre formazioni, come il Movimento Fascismo e Libertà (che ossimoro!), e quei Fasci italiani del Lavoro capaci di esprimere nel 2017 una consigliera comunale a Sermide e Felonica, paese della bassa mantovana: tale Negrini Fiamma (quando si dice il nome…), poi destituita dal Tar di Brescia per appartenenza a un movimento di palese ispirazione fascista. Le summenzionate grida di dolore pro CasaPound non meravigliano se arrivano da ambienti con loro compiacenti (anche perché CasaPound significa un serbatoio di voti non trascurabile), meravigliano invece assai quando alte, sonanti (e fastidiose) arrivano da quelle gole che hanno – da tempo – ingoiato e poi espulso ogni residuo ideologico, ché il termine stesso ormai (ideologico) li manda in crisi respiratoria.

Dalla caduta del Muro in avanti s’è andata infatti espandendo una pandemia revisionista dal respiro corto, il cui contagio non ha risparmiato nemmeno certe intelligenze della sinistra italiana. E se non c’è da meravigliarsi se a sostenere le ragioni delle tartarughe nere è un filosofino pret-a-porter da tv talk col ditino similislamista sempre alzato, visto che, non casualmente, scrive per Il Primato Nazionale, il quotidiano sovranista di CasaPound, petulando senza vergogna la bestemmia del marxismo sovranista, si resta perlomeno perplessi di fronte alle levate di scudi da parte di chi un tempo raccomandava un «antifascismo militante» unitamente a una perenne «vigilanza». C’è da chiedersi insomma cosa significhino ormai queste parole, ché, in buona sostanza, sono state dismesse, mentre quella «appartenenza» che faceva (e per me continua a fare) da spartiacque fra un pensiero e un altro, una cultura e un’altra, una politica e un’altra, è stata infiltrata da pensieri che confliggono col «pensiero partigiano» di Gramsci. (E sarebbe legittimo se ci fosse l’onestà di dichiarasi da esso ormai lontani). Ideologia è diventata anche per costoro blasfemìa. E demonizzati sono i sostenitori della persistenza della «ideologia», che però non è una brutta parola (per conseguenti brutte azioni) ma il termine col quale prima il filosofo Destutt de Tracy indicava l’antimetafisica della coscienza, e poi Marx l’insieme delle convinzioni d’ordine confessionale, politiche, morali espresse nella Storia dalle diverse classi sociali. Orbene, «l’ideologia» cui ci sentiamo di appartenere contrasta in modo speculare con quella che pervade il pensiero delle tartarughe destinatarie di quel provvedimento di sgombero che tanto clamore ha suscitato anche fra molti dei suddetti «ex».

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Ancora una gazzarra fascista a Roma, è la quarta in cinque giorni.

di  Federico Rucco
Alla fine non erano tanti, anzi, ma sono arrivati al Circo Massimo al grido di ‘Duce, Duce’. Sui social si fanno chiamare ‘Ragazzi d’Italia‘ e seminano in alcuni settori ultras delle curve, ma fra loro erano riconoscibili noti caporioni neofascisti come Giuliano Castellino e Simone Carabella. Il primo di Forza Nuova, il secondo del neonato Partito Nazionale. Tanto eccitati dall’evento che alla fine hanno fatto a botte anche fra di loro.

Il milieu dell’ennesima gazzarra fascista nella Capitale (ormai siamo alla quarta in dodici giorni) sono stati alcuni settori ultras di varie curve, scesi in piazza per protestare contro le misure adottate dal Governo nella fase dell’emergenza pandemica.

Ma le cattive abitudini non hanno tardato a manifestarsi. Su via dei Cerchi si è infatti scatenata prima una furiosa rissa tra gli organizzatori che ha poi innescato alcuni tafferugli con la Polizia e tentate aggressioni ai giornalisti e fotografi presenti. Sono volate bombe carta e bottiglie di vetro verso gli agenti schierati, cameramen e cronisti.

La rissa iniziale è stata scatenata tra il caporione romano di Forza nuova Giuliano Castellino e l’esponente dell’estrema destra Simone Carabella. Mentre quest’ultimo stava rilasciando dichiarazioni ai giornalisti, è arrivato l’altro caporione Giuliano Castellino che, indispettito dal fatto che Carabella gli stesse rubando la scena, gli ha intimato di lasciar stare le telecamere. A quel punto Castellino e Carabella sono venuti alla mani, di brutto. Cazzotti, calci, spinte.

La rissa e’ degenerata, coinvolgendo altri tifosi e fascisti. All’avvicinarsi degli agenti e dei cronisti sono partiti a quel insulti e spinte ai giornalisti e cameramen presenti e poi petardi verso la polizia, intervenuta in tenuta antisommossa e che ha fermato due manifestanti portandoseli di peso al di qua del proprio schieramento.

Da un video emergono però particolari piuttosto inquietanti e significativi. Colpisce quel confidenziale “Giuliano, Giuliano” (guarda dal minuto 6.35) con cui più funzionari di polizia chiamano Castellino per invitarlo a riportare la calma.

Colpiscono poi  altri funzionari che allontanano i giornalisti affermando che “il problema erano stati loro” (dal minuto 8.08).

Insomma davanti ad una esibizione muscolare ed anche aggressiva di squadrismo, i funzionari hanno minimizzato la prima e indicato il problema nei giornalisti. Per molto meno, in questi anni, quando a manifestare erano i movimenti sociali o la sinistra, questi si sono beccati cariche “lunghe e cattive”. E’ uno scenario che non quadra, non quadra proprio.

E mentre a Circo Massimo manifestava la destra “relittuale”, sempre ieri pomeriggio a piazza SS Apostoli manifestavano le “mascherine tricolori” di CasaPound (decisamente quattro gatti) . Fatevi due conti: mascherine tricolori, la destra istituzionale (Lega e Fdi), i supporter del generale Pappalardo, i relitti della diaspora neofascista.

Nella Capitale in cinque giorni li abbiamo visti in piazza tutti quanti. Roma ha urgenza di riscattarsi e ripulire un pò le proprie strade.

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