Strano che Trump non abbia detto che la causa dei disordini provocati dall'ennesima morte violenta di un afroamericano ammazzato dalla polizia(vedi:madn lorrore )non sia stata opera dei cinesi,o di qualsiasi altra nazione che quelli come lui definirebbero"canaglia",additando invece le proteste agli antifascisti,che vorrebbe dichiarare terroristi.
Ma proprio nella maniera ufficiale con tutte le conseguenze che potrebbe comportare in fatto di repressione e di condanne,perché negli Usa ma anche nel resto del mondo,in Italia per esempio,allargare la sfera di chi protesta e chi fa lotta,chi è militante o complice e simpatizzante,in questi anni dove si è sdoganato anche il termine"terrorismo"a tutto quello che non piace allo status quo dei vari governi,potrebbe essere allo stesso tempo pericoloso ma anche ridicolo.
In quanto non esiste nessuna iscrizione ufficiale agli"Antifa",io lo sono,è un modo di proporsi di fronte alle questione della vita,così come altre centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo,con organizzazioni più radicate nel nord Europa mentre nel resto del mondo ci sono perlopiù rappresentanze informali,comunque tutte di sinistra e tutte contro le politiche neonaziste e neofasciste,contro il razzismo,il sessismo e il capitalismo,insomma direi proprio una bella cosa.
Evidentemente non per chi è razzista,sessista e capitalista ovviamente,e naturalmente di destra che sia estrema o meno,questo è chiaro ed è ribadito nell'articolo di Comune-info(se-lantifascismo-e-terrorismo )che riprende un discorso dei nazionalisti turchi solidali con Trump visto che i combattenti turchi dell'Ypg fanno parte della costellazione internazionalista dell'antifascismo,con tutto quello che ne consegue,dove nessuno ti obbliga ad esserlo e si è liberi di dedicarvisi con il contributo che ognuno vuole e può dare.
Se l’antifascismo è terrorismo.
di Michele Giorgio
Donald Trump è stato esplicito: gli “antifa” sono responsabili delle rivolte che scuotono il suo paese e, dunque, sono terroristi. Giusto, fa notare il governo turco, ma è a tutti noto che gli “antifa” sostengono anche le Unità di Protezione Popolare (YPG) combattenti del Rojava. Se ne deduce facilmente che anche le YPG vanno considerate dagli Usa dei terroristi, no? Si chiama sillogismo, indica una forma di argomentazione logica per cui da due affermazioni categoriche connesse se ne può ricavare – per deduzione – una terza conclusiva. Bisogna riconoscerlo: una sua logica, seppur assai malata, la richiesta di Erdogan a Trump ce l’ha. In fondo, quelli delle YPG non hanno accolto con simpatia né l’aggressione né i bombardamenti, tantomeno l’occupazione di parte del loro territorio su cui nessuno, Donald in testa, ha avuto da ridire. E poi gli Usa hanno smesso da tempo di elogiare la strenua resistenza dei curdi nella fase più calda della guerra contro l’Isis. Roba vecchia. Il problema di quel sillogismo, semmai, è un altro: quanti altri “antifa”scisti-terroristi ci sono nel mondo? E inoltre: non è che, siccome sulla Costituzione italiana c’è ancora scritto a chiare lettere quell’aggettivo inviso a Trump, poi tutti gli antifascisti del pianeta vorranno avvicinarsi alle nostre soleggiate coste?
La Turchia non cessa gli attacchi, non solo militari, contro il popolo curdo e tutti coloro che sostengono le sue aspirazioni. Ankara ieri ha chiesto alla Casa Bianca di colpire duramente gruppi e attivisti “Antifa” anche in Siria, in linea con l’intenzione di Donald Trump di dichiararli “terroristi” come ritorsione per l’appoggio che manifestano alle proteste di massa in corso negli Usa causate dall’omicidio dell’afroamericano George Floyd, soffocato da un agente di polizia. Trump, dicono i turchi, deve ora proclamare “terroristi” anche i combattenti delle Ypg, le unità di protezione popolare curdo-siriane – obiettivo delle offensive militari di Ankara nel Rojava, nel nord della Siria – perché sono appoggiati dagli “Antifa”.
Il termine “Antifa” (antifascista) si riferisce genericamente a una serie di organizzazioni e attivisti antifascisti che usano espressioni simili quando affrontano l’estrema destra e la repressione delle forze di sicurezza. Non esiste fisicamente un’organizzazione denominata “Antifa” ma simboli e slogan associati a questo nome vengono usati anche da gruppi e volontari stranieri che appoggiano le Ypg.
“Gli Stati Uniti devono mostrare la stessa sensibilità in Siria quando le Ypg e i (volontari) ‘Antifa’ puntano le armi sui soldati turchi o quando ci attaccano dopo essersi uniti al Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan illegale in Turchia, ndr)”, ha sbraitato in un’intervista su 24 TV il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu che ha esortato Washington ad inserire le Ypg e tutte le organizzazioni politiche e combattenti curde nell’elenco dei gruppi terroristici.
Le Ypg hanno ricevuto sostegno dagli Stati Uniti, come parte del Syrian Democratic Forces (Sdf), nella lotta contro lo Stato Islamico in Siria. Ma lo scorso autunno l’Amministrazione Trump, come molti avevano previsto, ha tradito i curdi avallando la sanguinosa offensiva militare turca nel Rojava finalizzata a distruggere l’Amministrazione Autonoma curda fondata sul Confederalismo democratico.
Le intenzioni manifestate da Trump contro gli “Antifa” sono vaghe ma hanno ugualmente fornito alle autorità e ai commentatori turchi – gli ultranazionalisti e quelli vicini al presidente Erdogan – il pretesto per cercare di ottenere il sostegno dei conservatori americani. La tv TRT ha pubblicato una serie di articoli che collegano le Ypg a coloro che si dichiarano “Antifa”. Parecchi giornalisti turchi filo governativi hanno pubblicato sui social foto di bandiere “Antifa” nel Rojava. Alcuni di essi hanno ricordato che un battaglione internazionale, formato in prevalenza da europei e statunitensi, ha partecipato alla guerra contro l’Isis all’interno delle formazioni combattenti curde.
Esponenti dell’estrema destra statunitense hanno prontamente espresso appoggio alle richieste turche.
Fonte: Nena News
Nessun commento:
Posta un commento