martedì 6 marzo 2018

L'ODIO GIUSTIFICATO NELLA MUSICA(E PERSEGUITO)


Risultati immagini per arresto pablo hasel proteste
La libertà di parola e d'espressione è tale solo in certe situazioni e in certi paesi,ma soprattutto se tale libertà intacca il"buon nome"di certi personaggi dalla dubbia moralità ed ambigui,pronti a sostenere in prima linea o da spettatori consenzienti chi fa di tutto di eliminare o limitare fortemente tali forme di esprimersi,è tutto un altro discorso.
I casi che si susseguono in Spagna dove da anni cantautori vengono arrestati,giudicati e condannati,multati e messi alla gogna per via delle loro canzoni,stanno diventando una moltitudine e non colpiscono solamente singoli artisti(in questo caso rappers)ma anche collettivi di giovani che si autoproducono e usano canali mediatici per farsi conoscere.
L'articolo proposto(contropiano internazionale )parla dei rapper Hasél e Valtònyc e dei loro guai con la giustizia per avere parlato dicendo la verità della stirpe reale,dei comportamenti della polizia,del fascismo e del franchismo,col primo già passato per le forche caudine dell'Audiencia Nacional qualche anno addietro.
Da vedere anche questi altri due articoli sulla vicenda:www.radiondadurto.org repressione-in-spagna e www.infoaut.org/varie ).

Due rapper condannati in Spagna per “terrorismo” musicale.

di  Redazione Contropiano 
Ma davvero qualcuno può ancora credere che l’Unione Europea sia un baluardo contro l’autoritarismo fascistoide? Eppure le prove contrarie sono ormai centinaia, e non stiamo parlando di quei “dissennati dell’Est” che costituiscono la punta di lancia del fascismo propriamente detto (a cominciare dall’Ucraina “democratica” governata dagli eredi dei collaborazionisti nazisti)…

Uno dei paesi più importanti dell’”Europa democratica”, la Spagna, non perde occasioni di far vedere come l’attuale governo sia in continuità diretta con il franchismo. Non bastavano gli arresti dei leader catalani indipendentisti, lo scuioglimento di un’assemblea regionale regoarmente eletta, un presidente costretto all’esilio insieme ad alcuni membri del suo governo. Tutti colpi all’immagine e alla sostanza “democratica” dell’Unione Europea cui la stessa Ue ha reagito pilatescamente: appoggio pieno a Madrid, ma benevolo assenso all’esilio di Carles Puigdemont nella capitale, Bruxelles.

Ora un nuovo caso, sempre in Spagna, che rivela inquietanti analogie tra il regime post-franchista di Mariano Rajoy e quello neo-ottomano di Erdogan: due giovani rapper sono stati condannati in questi giorni per i testi delle loro canzoni. L’incredibile notizia non sembra aver scosso più di tanto neanche i nostrani campioni di “diritti umani”, e in primo luogo della libertà di espressione.

Il primo rapper è ovviamente catalano e indipendentista. Pablo Hasél, di Lerida, è stato condannato a due anni di carcere, oltre a dover pagare una multa di 24.300 euro. Del tutto “politici” e interni alla sfera della libertà di espressione sono i reati contestati: “esaltazione del terrorismo”, “insulti alla monarchia”, “calunnie e ingiurie contro istituzioni dello Stato”.

L’altro, José Miguel Arenas, noto con lo pseudonimo Valtònyc, è invece delle Baleari, ma gli erano state contestate le stesse accuse. Quest’ultimo caso è al momento il più grave, perché la condanna a tre anni e mezzo di carcere è diventata ormai definitiva dopo la conferma da parte del Tribunale supremo, e quindi Valtonic dovrebbe essere arrestato nelle prossime ore.

Analizzando la sentenza si vede che i giudici hanno preso in considerazione soltanto delle parole. Nella sentenza si legge infatti che “i loro testi non sono irrilevanti, non realizzano una critica politica al capo dello Stato, ma ingiuriano e calunniano, e minacciano di morte il re o membri della famiglia reale”. A quanto pare nella “democratica” Spagna la monarchia ha ristabilito alcune delle prerogative di cui godeva ai tempi dell’assolutismo…

I militanti di Esquerra Republicana – la sinistra indipendentista catalano – hanno già manifestato davanti al Tribunale contro la condanna di Hasel, militante comunista che non è apparso per nulla intimidito: “Mi hanno condannato a due anni e a un altro di pena-multa, ossia tre. Che vanno a sommarsi con gli altri due che ho già per canzoni contro il regime (era già stato condannato una prima volta nel 2014, ndr). Trascorrerò cinque anni in carcere per un delitto d’opinione ma non mi piegherò mai. Mai, fascisti di merda”.

Tra le canzoni “imputate” ce n’è in particolare una in cui – in un’intervista video! – Juan Carlos (che ha abdicato in favore del figlio Felipe) spiegava che l’ex dittatore Francisco Franco è “un esempio vivente per il suo impegno patriottico al servizio della Spagna”.

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