lunedì 26 marzo 2018

L'ARRESTO DI PUIGDEMONT IN GERMANIA


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Nelle ultime settimane la Spagna è la pecora nera d'Europa per i diritti umani,e per fare peggio dell'Italia in questo campo vuol dire che sono conciati male,tra abusi delle leggi sul terrorismo finendo agli asili dei vertici del Parlamento catalano dispersi in Europa,ed il caso sempre caldo dell'ex Presidente Carles Puigdemont è tornato prepotentemente alla ribalta dopo il suo arresto avvenuto in Germania(vedi anche:madn i-vertici-dellesecutivo-catalano.a bruxelles ).
Ora il paese tedesco ha novanta giorni per decidere se estradare o meno il politico catalano,ma essendo la Germania uno tra gli Stati che ha avuto più contatto con il governo Rajoy per solidarizzare per una Spagna unita,è molto probabile che Puigdemont rischi di tornare a Madrid per essere incarcerato e processato per tradimento e altri capi d'imputazione dove rischierebbe una pena tra i quindici e i trent'anni.
Il mandato d'arresto europeo era stato spiccato subito dopo la dichiarazione d'indipendenza della Catalunya dello scorso ottobre,e da allora l'ex Presidente aveva chiesto ed ottenuto l'asilo politico in Belgio:alla notizia del suo arresto migliaia di persone sono scese in strada in tutta la nazione catalana e particolarmente a Barcellona,dove si sono registrati scontri con decine di feriti e qualche arresto come riportato nell'articolo sotto:contropiano internazionale-news .

Berlino arresta Puigdemont, scontri in tutta la Catalogna.

di  Marco Santopadre 
Questa mattina la polizia tedesca ha arrestato, su segnalazione dei servizi segreti di Madrid, l’ex presidente catalano in esilio, Carles Puigdemont, mentre a bordo di un’automobile attraversava la frontiera tra la Danimarca e la Repubblica Federale Tedesca, diretto in Belgio.

Puigdemont era arrivato in Finlandia venerdì per realizzare incontri politici e delle conferenze sulla vicenda catalana, come aveva già fatto nelle settimane precedenti prima in Danimarca e poi in Svizzera, dove si sono nel frattempo rifugiate l’ex portavoce della CUP Anna Gabriel e la segretaria generale di ERC Marta Rovira, sulle quali grava un ordine d’arresto della magistratura spagnola.

Ma ieri aveva dovuto lasciare il paese dopo che Madrid ha chiesto l’arresto e l’estradizione del dirigente catalano riattivando l’ordine di cattura europeo spiccato mesi fa e poi sospeso per timore che la giustizia belga lo respingesse vista la sproporzione delle accuse contestate.

Il governo finlandese ha chiesto a Madrid di inviare la richiesta di arresto in inglese e non in castigliano come era avvenuto, allungando i tempi e chiarendo implicitamente che l’arresto di Puigdemont non rientrava tra le sue priorità. Al contrario Berlino si è dimostrata assai più zelante dopo aver guidato, insieme a Francia e Italia, il sostegno delle istituzioni europee alla repressione spagnola contro due milioni e mezzo di cittadini catalani che il 1 ottobre hanno votato nel referendum per l’autodeterminazione sfidando i divieti di Madrid. Ora le autorità giudiziarie tedesche hanno fino a 90 giorni per decidere se estradare o meno il dirigente catalano perseguitato dalla Spagna. Puigdemont passerà la notte in cella e domattina verrà interrogato da un giudice che dovrà decidere se confermare o meno la carcerazione preventiva fino alla decisione sull’estradizione.

Anche la polizia scozzese ha intimato oggi all’ex ministra dell’Istruzione catalana, Clara Ponsatì, anche lei in esilio e che da marzo insegna nella università di Saint Andrews,  di consegnarsi vista la richiesta di arresto da parte delle autorità spagnole. Il primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, ha espresso la sua solidarietà e quella del governo di Edimburgo ai dirigenti catalani e il suo sostegno al diritto all’autodeterminazione del popolo catalano, criticando la decisione del governo spagnolo di perseguire gli indipendentisti. Ma Sturgeon ha anche ammesso di non poter intervenire sull’ordine europeo di cattura. “La nostra polizia e i nostri tribunali sono legalmente obbligati a eseguire determinate procedure” ha spiegato la leader dello Scottish National Party.

L’Assemblea Nazionale Catalana e Omnium Cultural, le maggiori associazioni indipendentiste, hanno immediatamente convocato una manifestazione alle 17 di oggi. La marcia è partita dalla sede della Commissione Europea di Barcellona per concludersi davanti al consolato tedesco, ingrossandosi notevolmente lungo il percorso. Giunti alla sede diplomatica di Berlino, i manifestanti l’hanno praticamente circondata e tra slogan e canti hanno ammainato una bandiera spagnola e issato quella catalana.

 Dal canto loro i Comitati per la Difesa della Repubblica hanno iniziato a manifestare alle 16 nel centro di Barcellona contro la repressione e per la costruzione della Repubblica, al grido di “questa Europa è una vergogna”. La manifestazione è arrivata davanti alla sede del governo spagnolo di Barcellona ed è cominciato un vero e proprio assedio durato per ore, al grido di “fuori le forze di occupazione” e “polizia assassina”.
I militanti della sinistra anticapitalista, arrivati davanti ai cordoni di agenti che proteggono gli uffici di Madrid, sono stati oggetto delle cariche dei Mossos d’Esquadra in assetto antisommossa verso i quali hanno indirizzato oggetti vari, fumogeni e verdure. Ma nonostante le ricorrenti cariche l’assedio non si è sciolto fino alle 22, quando è partita una carica violentissima e le camionette dei Mossos hanno inseguito i manifestanti a folle velocità nelle vie del quartiere. Gli indipendentisti hanno reagito erigendo delle barricate con i contenitori dell’immondizia e altre suppellettili e in alcuni casi incendiandole. A fine serata il bilancio in tutta la Catalogna era di 85 feriti e 9 arrestati.

Contemporaneamente i CDR hanno convocato altre mobilitazioni in altre località catalane davanti agli uffici delle Delegazioni del Governo spagnolo.
 A Girona i manifestanti hanno occupato la sede della rappresentanza del governo spagnolo mentre gruppi di militanti dei CDR e dei sindacati bloccavano le autostrade in cinque diversi punti. La polizia ha caricato i manifestanti a Lleida, a Girona e anche a Valencia. Tanto l’ANC e Omnium quanto i CDR chiedono ai sindacati la convocazione di un nuovo e immediato sciopero generale.

 Nel pomeriggio  l’organizzazione giovanile indipendentista e anticapitalista Arran ha rivendicato una scritta, tracciata davanti alla residenza del giudice Llarena a Das (Girona), in cui il magistrato viene definito “fascista”. La Commissione Permanente del Consiglio Generale del Potere Giudiziario si è immediatamente riunioni in seduta straordinaria e ha chiesto al Ministero degli Interni di proteggere il giudice Llarena, titolare dell’inchiesta contro gli indipendentisti, e la sua famiglia.

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