mercoledì 27 luglio 2016

IL MENO PEGGIO VERSIONE USA


Esaustivo e preciso l'articolo proposto oggi da Contropiano(contropiano clinton-trump )che in poche parole riesce a sintetizzare il clima statunitense preelettorale ora che ufficialmente i due candidati alle presidenziali di novembre sono Donald Trump e Hillary Clinton.
Alla fine i due nomi forti e dati per vincenti fin dalla prima ora ce l'hanno fatta con il repubblicano che ha avuto vita facile con l'ultimo candidato Cruz la democratica Clinton ha avuto più gatte da pelare con l'avversario Sanders(madn bernie-sanders ).
Ma il pezzo sotto si ferma sul fatto che come accade in Europa da anni Italia compresa,c'è la corsa a votare il meno peggio che è anche la corsa a non votare del tutto con percentuali di astensionismo che nel vecchio e nel nuovo continente tendono sempre più ad essere il primo partito.
Se da un lato c'è un Trump per un'economia nazionalista,cosa anche da non condannare,è evidente che il suo retaggio xenofobo da ultra conservatore lo fa un candidato pericoloso,anche la Clinton dal canto suo è a favore di nuove guerre,del Ttip e di un potere ancor maggiore della Nato( quindi degli Usa su scala mondiale)è una scelta avventata e dannosa pure lei.
Ovvio che Sanders poteva essere lo stesso un cliente tosto per Trump ma gli Usa il termine anticapitalismo e socialismo non sono ancora visti di buon occhio dalla maggioranza democratica e figurarsi di quella repubblicana,e come sottolineato i primi preferirebbero una Clinton perdente piuttosto che un Sanders che propone temi così fuori pensiero negli Stati Uniti.

Clinton-Trump.Come si fa a distinguere tra peste e colera?

di Girogio Cremaschi.
Bernie Sanders ha raccolto un valanga di no e anche fischi quando ha proposto ai suoi sostenitori di votare Hillary Clinton pur di battere Donald Trump. Non credo che sia perché tra di loro ci siano simpatie per il miliardario reazionario. Ma perché la candidata ufficiale del partito democratico rappresenta la pura continuità dell’establishment contro cui i seguaci del senatore del Vermont si sono mobilitati. Clinton è per la Nato, per il TTIP, per la globalizzazione e le delocalizzazioni che hanno devastato l’industria americana. Trump promette di tassare i prodotti che le grandi imprese americane, tutte, costruiscono all’estero per risparmiare sul costo del lavoro e vuole mettere in discussione il WTO. Clinton promette nuovi interventi americani, nuove guerre per esportare democrazia, mentre Trump vuole che gli Stati uniti siano più isolazionisti e si occupino dei problemi di casa loro. Certo poi Trump sparge veleni e minacce xenofobe e sessiste ed in ogni caso è poco credibile come NoGlobal, ma come si fa a sostenere la candidata di Wall Street , delle multinazionali, della grande finanza? Come si fa a votare assieme Bloomberg?
La situazione politica degli Stati Uniti somiglia sempre di più a quella della vecchia Europa. Che per altro da decenni fa il possibile per copiare il modello politico degli USA. Il risultato è che la sinistra ufficiale è diventata la paladina di un sistema sempre più ingiusto e in mano ai ricchi, mentre la destra reazionaria finisce per occupare lo spazio vuoto in mezzo alle popolazioni impoverite.
Bernie Sanders aveva rotto questo gioco e portato di nuovo in campo la ragione sociale dimenticata della sinistra: l’anticapitalismo. Sanders sarebbe stato l’avversario più difficile per Trump, quello capace di smascherarne il finto interesse per le condizioni del popolo. Ma il partito democratico preferisce perdere con Clinton che vincere con un senatore che parla di socialismo. E ha fatto letteralmente, come ha svelato WikiLeaks, carte false per farlo perdere di fronte alla candidata del Palazzo.
Alla fine le elezioni presidenziali USA sono diventate l’alternativa tra la peste ed il colera, come dice in Francia chi ha lottato contro la Loi Travail e non voterà mai più per Hollande senza per questo scegliere Le Pen. Con queste altrenative la politica democratica non esiste più, questo dicono le elezioni negli Stati Uniti come molte di quelle che si annunciano in Europa. E infatti sempre meno persone vanno a votare su entrambe le sponde dell’Atlantico.

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