mercoledì 29 giugno 2016

LA TURCHIA TIRA LA CINGHIA E L'ISIS RISPONDE

L'attentato di ieri sera all'aeroporto internazionale di Istanbul ha mietuto per il momento una quarantina di morti e decine di feriti in quello che è apparso subito un attacco dal chiaro stampo terrorista dell'Isis anche se non ancora rivendicato e nemmeno il governo turco dal canto suo ha nemmeno accennato che questa carneficina sia stata ordita dai curdi(come di solito fanno).
L'articolo di Infoaut(istanbul-l’avvertimento-ai-padrini )parla del legame che da tempo lega l'esecutivo Erdogan nazionalista e filoislamico alle milizie del Daesh,con scambi di favori,commercio illegale di petrolio proveniente dai pozzi del Califfato,contrabbando di opere d'arte e passaggio di uomini e armi dai confini che danno sulla Siria.
Negli ultimi tempi la Turchia,incalzata dall'Ue,dagli Usa e finiti sotto embargo dai russi,ha tirato la cinghia nei confronti dei terroristi Isis che avevano già dato avvertimenti ad inizio anno sempre nella città a metà tra l'Europa e l'Asia e che ora ha dato una spinta in più di violenza e devastazione.
Da notare il rilievo dato dai mass media alla notizia,in prima pagina e visione sui notiziari,ma destinata ad essere relegata nelle retrovie d'importanza mediatica a partire da qui a pochi giorni,in fondo Istanbul non è mica Parigi o Bruxelles.
Consiglio pure quest'altro link:contropiano strage-istanbul-erdogan-sangue .

Istanbul. L’avvertimento ai padrini.

Martedì sera, alle 22 ora locale, tre persone hanno iniziato ad aprire il fuoco all’Aeroporto Ataturk di Istanbul, prima di farsi esplodere facendo almeno 36 morti e 147 feriti. Un attacco terribile, nel terzo aeroporto più grande d’Europa, fa decine di vittime tra i semplici passeggeri che si trovavano nello scalo.
La scelta degli obiettivi e le modalità lasciano pochi dubbi sulla matrice di un attentato, tra l’altro, già ampiamente prevedibile e previsto. Da diversi mesi le pubblicazioni dell’IS avevano cominciato a lanciare avvertimenti ad Erdogan a causa della parziale chiusura della frontiera tra Turchia e Siria – fino a qualche mese fa principale passaggio per approvvigionarsi in armi, mezzi e uomini – e delle concessioni fatte dal presidente turco agli americani, tra cui il cruciale accordo dato agli statunitensi per accedere alla base aerea di Incirlik, punto di partenza di numerosi strikes contro l’IS. Per di più, l’avanzata verso Raqqa delle SDF – la coalizione a trazione curda – sta mettendo sempre più in difficoltà uno Stato islamico che vede letteralmente sgretolarsi la terra sotto i piedi mentre non può che constatare che la Turchia sembra poter fare ben poco per continuare ad isolare politicamente e militarmente i rivali dei miliziani jihadisti (le foto, apparse qualche settimana fa, delle toppe delle YPG sulle divise americane sono un passaggio tutt’altro che simbolico….).
Certo mancano per il momento rivendicazioni da parte degli organi ufficiali dello Stato islamico ma sarebbe stato sorprendente il contrario, vista la necessità di non alienarsi completamente l’opinione pubblica turca, in particolare quella fetta di popolazione che considera il progetto dell’IS come facente parte dello stesso islam politico o che vede di buon occhio i massacri contro i curdi perpetrati dai miliziani salafiti.
Dopo gli attentati di Ankara, Erdogan è stato eletto nel novembre scorso sull’onda del ricatto “o me o il caos”. Nel momento in cui crescono le difficoltà dell’IS e l’appoggio turco a Daesch si fa più timido, i jihadisti sembrano moltiplicare i messaggi ai propri padrini: “o NOI o il caos”.
Ovviamente non si tratta di una negoziato bilaterale a colpi di bombe semplicemente perché il conclamato appoggio turco allo Stato islamico non è mai stato quello di un’alleanza piana come in una partita Risiko. È nel rapporto contraddittorio di una parte degli apparati statali e militari con l’Is che vedremo un cambiamento di equilibri dopo l’attentato di martedì sera. 
È da capire inoltre quali effetti avrà il tragico attacco di ieri sul contesto siriano. Erdogan prenderà la palla al balzo per un intervento militare più deciso, nel tentativo di sparigliare le carte in una partita caratterizzata da un pericoloso radicamento del progetto politico curdo a ridosso del confine sud-orientale?

Presi in mezzo tra padrini e picciotti, chi continua a subire le tragiche conseguenze di questi avvertimenti sono i civili turchi...

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