venerdì 24 aprile 2015

LA FESTA!

Domani ricorrerà la data più importante del mio calendario annuale perché la Festa della Liberazione dalla dittatura nazifascista è sempre attuale e mai retorica,come disse la signora Cervi"Nessuna conquista è per sempre:c’è sempre qualcuno che è interessato a toglierla.Per cui resistere è,non solo un dovere,ma è anche una necessità dei giovani d’oggi, altrimenti non si va avanti."
E'basilare far comprendere ai giovani che la lotta continua contro questi vermi sia si facciano chiamare fascisti o reazionari o leghisti che intanto è la stessa solfa di persone,le più squallide,le più infide.
Il 25 aprile dev'essere festa ma anche riflessione sulle migliaia di partigiani morti per la libertà,dev'essere momento di riaffermare che si onorano e glorificano soltanto le vittime di chi ha combattuto i fascisti ed i nazisti e non i repubblichini che hanno collaborato e ucciso in nome del nemico tedesco e tante volte anche per la loro sete di sangue.
L'altra sera guardando su Iris(Mediaset)la rassegna di una settimana con dei notevoli film sulla guerra e sulla Resistenza poco prima della proiezione del film"Il partigiano Johnny"ecco che spunta fuori  a presentare la pellicola Giampaolo Pansa,nemico dei comunisti e dei partigiani,che afferma che l'Italia è stata liberata solo dalle forze alleate e non dai combattenti ribelli che hanno patito freddo e fame sui monti del centro e nel nord Italia.
Ha aggiunto anche quello di cui accennavo sopra,che bisogna onorare anche i morti dei militari dell'esercito della Repubblica di Salò,che dopo l'otto settembre del 1943 hanno perseverato nel proseguire la strada verso il decadimento italiano che stiamo pagando ancora a distanza di settant'anni.
E non dimentichiamoci che il suo pensiero è anche quello di troppi appartenenti alla sinistra italiana,mi ricordo a Casa Cervi qualche anno fa il giornalista Rai Corradino Mineo dal palco della festa parificare le vittime partigiane e repubblichine,voleva paragonare il sangue versato dai liberatori dell'Italia con quello degli oppressori.
Per tutti quelli che la pensano così provo una gran pena,e per i fascisti che in questi giorni si rintanano nelle loro fogne ancor più che nel resto dell'anno non provo nessun sentimento e nessuna emozione,l'odio per loro magari si risveglierà più avanti perché domani è La Festa. 
L'articolo qui sotto è di Militant Blog(http://www.militant-blog.org/?p=11873 )e parla della festa a Roma cui ho preso spunto condividendo il loro articolo,poi vorrei aggiungere il sito di Casa Cervi riguardo la festa a Campegine(http://www.istitutocervi.it/2015/02/24/aspettando-il-25-aprile-a-casa-cervi/ )con ospiti come la presidente della Camera Laura Boldrini,il Presidente del Parlamento europeo Maritin Schulz,Graca Machel(la vedova di Nelson Mandela),l'europarlamentare ed ex ministo Cecile Kyenge,oltre ai gruppi dei Modena City Ramblers e i Blue Beaters.
Altro link riguarda la Festa a Praticello di Gattatico presso l'Arci locale dove nel pomeriggio suoneranno i Gang(http://www.the-gang.it/wordpress/2015/03/25-04-2015-canta-resistenza-praticello-di-gattatico-re/ ):comunque domani in ogni città ci sarà un ricordo e gesti e pranzi,anche piccoli,che riguarderanno il giorno della Liberazione.

Achtung Banditen 2015, zona infestata da partigiani.

Perché essere antifascisti? Oggi a 70 anni da quel lontano 25 aprile del ’45 la domanda sembrerebbe pertinente. Potremmo rispondere cavandocela con il richiamo ai partigiani, alla guerra di liberazione. Oppure potremmo parlare delle stragi degli anni 70, delle bombe nelle piazze e nelle stazioni, dei compagni assassinati sotto casa. Sicuramente è anche per questo che siamo antifascisti, ma la memoria non è la sola né può essere l’unica ragione per spiegare una scelta di campo netta e irreversibile. L’antifascismo però non è ricordo, liturgia o vuota retorica, è soprattutto lotta perché i fascisti, proprio come le guardie, i magistrati o gli altri apparati dello Stato non sono altro che uno strumento utilizzato dalla classe dominante che nei quartieri e nelle curve si atteggiano a ribelli, ma che nei momenti decisivi ritrovi sempre dalla parte del potere costituito. Dall’altra parte della barricata. In un momento storico come questo, in assenza di un movimento anticapitalista forte capace di sfidare la crisi e i diktat dell’Unione Europea, il fascismo e la sua demagogia in tutta Europa strisciano anche nei quartieri delle masse popolari arrivando a contendere apertamente quello che una volta sarebbe stato il nostro blocco sociale di riferimento. Diventa così necessario tornare ad essere presenti là dove sta la nostra classe e riprendersi agibilità, egemonia, spazio politico.
Perché un festival? L’idea dell’antifastival, ormai alla sua terza edizione, nasce da una duplice necessità. La prima è che, soprattutto all’interno di questa nuova fase repressiva, le spese legali si fanno sempre più ingenti sia per pagare il lavoro dei nostri avvocati sia per fare fronte alle continue ammende che ci vengono richieste nella nostra attività politica. Da buoni atei non abbiamo santi in paradiso, ce lo siamo scelto. I nostri, già bassi, salari a malapena riescono a farci arrivare alla fine del mese e continuando di questo passo la semplice militanza e attività politica rischia di diventare un privilegio di pochi. Ovviamente questo non ci ferma e continueremo a fare politica come l’abbiamo sempre fatta, ma se è vero che la lotta paga è altrettanto vero che la lotta si paga e bisogna attrezzarsi di conseguenza. La seconda necessità è quella di ricostruire un immaginario antifascista condiviso. Se il movimento di classe arranca e soffre tra le pieghe della società e delle sue trasformazioni, un’altra delle cose importanti da fare ci sembra essere quella di capire perché sia scomparso dal nostro orizzonte politico un immaginario capace di tenerci uniti nonostante le mille piccole differenze che contraddistinguono le formazioni politiche della sinistra rivoluzionaria. Come fare per ritrovarlo, per coltivare ancora una visione comune delle cose, dei nostri obiettivi. Come ridarci degli obiettivi di lungo periodo che ci consentano anche una più sensata interpretazione di tutto ciò che succede sotto il cielo della politica, e che evidentemente non abbiamo più gli strumenti per capire. In questo campo la musica ribelle, come la letteratura, l’immagine o l’approfondimento teorico, può dare un contributo fondamentale.
Roma, zona infestata da partigiani.
manifesto-25aprile-casacervi

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