lunedì 20 aprile 2015

ANCORA STRAGE DI MIGRANTI

L'ennesima strage di migranti provenienti dal Nord Africa e diretti probabilmente in Sicilia è un altro tassello di un quadro che si fa sempre più insopportabile e che deve concludersi il prima possibile,di certo con l'aiuto europeo che è una miseria rispetto alla reale portata del problema.
Il passaggio dall'operazione Mare Nostrum,di matrice italiana e che ha tentato con discreti successi di arginare l'ecatombe del Mediterraneo,è stata soppiantata dal novembre scontro da quella europea denominata Triton,che è più che altro un controllo delle frontiere con salvataggio di persone previsto solo in casi eccezionali.
Da quando Triton è stata attuata l'emorragia di vite umane stroncate nel Mare Mediterraneo e soprattutto nel Canale di Sicilia è stata via via sempre più grave ed elevata in numero di vittime,ed uno dei criteri che più ha influito su questa scelta è stato il risparmio di denaro da parte dell'Italia.
Considerando le proposte di tutte le parte coinvolte,e questo post parla solo delle vittime,si dovrebbe da ora cercare di investire maggiormente in tempo e in denaro verso questa apocalisse che giorno dopo giorno fa sì che il Mediterraneo torni ad essere solo un mare e non più un cimitero.
Articolo preso da Senza Soste.

Puntuale, la strage, nel Canale di Sicilia. La più grave di sempre
Francesco Ruggeri - tratto da http://popoffquotidiano.it

«Sarebbero cinque aerei che si schiantano tutti insieme – scrive Cecilia Strada di Emergency – sette palazzi che crollano sui loro inquilini mangiandosi in un minuto la pelle, i vestiti, i sogni di una vita. 700 morti nel canale di Sicilia. Non li voglio chiamare migranti. Li voglio chiamare persone». Su un’ascensore, al Nazareno, poche settimane fa, la sintesi di quanto sta accadendo. Due parlamentari romane che dovevano partecipare a una riunione. Era accaduto un disastro simile. «Ma perché abbiamo cancellato Mare Nostrum?», domanda una di loro. «Perché ci costava dieci milioni al mese e Triton tre e paga l’Europa», taglia corto l’altra. Una conversazione agghiacciante. Renzi e la Troika uccidono più dell’Isis.
«Il Mediterraneo è un campo di sterminio prodotto dall’indifferenza europea, dal suo egoismo diffuso, dalle guerre per il gas e per il petrolio, dallo sfruttamento di interi continenti. No, non è questione di riflettere se aumentare o meno le missioni di salvataggio per uomini, donne e bambini. Il semplice discuterne dal punto di vista economico è il segno della devastazione in cui siamo sprofondati», avverte Francesco Piobbichi, operatore sociale a Lampedusa. Piobbichi è tra coloro che reclamano un corridoio umanitario globale per proteggere i profughi e richiedenti asilo. «Utilizzando le ambasciate come luoghi in cui presentare domanda di protezione umanitaria risolveremmo molti dei problemi e al tempo stesso toglieremmo ai criminali il mercato di carne umana. Ogni nazione aderente alla Carta dei diritti dell’uomo dovrebbe aderire per comune responsabilità».
E poi c’è Salvini. Sogna un’Europa fortezza che blocchi le partenze di chi scappa dalle guerre, dalla fame, prodotti entrambi di uno sviluppo distorto imposto dal Nord del mondo.
Al momento in cui scriviamo sono 24 i cadaveri recuperati finora dai mezzi di soccorso nell’area a circa 60 miglia a nord della Libia dove è avvenuto il naufragio del peschereccio, con un bilancio di circa 700 morti. Non sono stati trovati altri superstiti, in aggiunta ai 24 tratti in salvo nell’immediatezza del naufragio da un mercantile che era stato inviato in soccorso dei migranti.
Il naufragio di oggi a 60 miglia a nord della Libia, in cui si ipotizza abbiano perso la vita 700 migranti, sarebbe la strage più grave dal dopoguerra nel canale di Sicilia, peggiore anche della strage di Lampedusa del 3 giugno 2013, che fece 366 morti e 20 dispersi. Molte altre hanno avuto un bilancio di vittime rimasto imprecisato come la strage della notte di Natale del 1996 in un tragico tentativo di sbarco al largo di Capo Passero, persero la vita 283 persone (l’Ansa continua a chiamarli clandestini) tra pakistani, indiani e cingalesi Tamil. Erano stipati su un mercantile che trasportava circa 450 immigrati. Il cargo si fermò tra Malta e la Sicilia, in attesa dell’arrivo di un’imbarcazione più piccola sulla quale trasbordare i migranti che dovevano raggiungere le coste siracusane. Un sistema adoperato dal racket dei clandestini per ridurre al minimo i rischi e massimizzare i profitti. Ma durante l’operazione la nave «madre» speronò la carretta. I cadaveri rimasero imprigionati dentro il barcone. Una strage per la quale sono stati condannati a 30 anni di reclusione l’armatore pachistano Ahmed Sheik Turab e il libanese El Hallal Youssef, comandante della nave. Altro naufragio il 6 aprile 2011: nella notte un barcone con 300 profughi dall’Africa sub-sahariana e partiti dalle coste libiche, si ribaltò nelle acque maltesi, a 39 miglia dalla costa di Lampedusa: se ne salvarono solo 51. I migranti, dopo aver visto il mare gonfiarsi, con un telefono satellitare erano riusciti a chiamare le autorità di Malta, che girarono la segnalazione ai colleghi italiani: ma quando i mezzi di soccorso tentarono di «agganciare» la carretta senza più governo, e che già imbarcava acqua, lanciando una cima, l’imbarcazione si rovesciò.
L’Europa, chiede Amnesty con 300 delegati dell’assemblea generale in corso a Roma, intervenga di fronte a questa crisi umanitaria: «Tutto questo diventa sempre più scandaloso e insopportabile – dice il presidente Antonio Marchesi – Se l’Ue non attiverà immediatamente un’operazione di ricerca e soccorso in mare almeno pari all’italiana Mare nostrum la credibilità delle istituzioni europee già compromessa ne uscirà definitivamente sconfitta».
Mare Nostrum e Triton: due operazioni differenti, nel mandato, nei numeri, nel bilancio e nelle forze impiegate.
MARE NOSTRUM – L’operazione italiana è partita il 18 ottobre 2013, in seguito al tragico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre (366 morti accertati). Due gli obiettivi: garantire la salvaguardia della vita in mare, arrestare gli scafisti. Impegnati mezzi di Marina Militare, Guardia costiera, Aeronautica, Guardia di finanza. In particolare, la Marina partecipava con una nave anfibia (dotata di capacita’ ospedaliere e grandi spazi per accogliere i naufraghi), 2 corvette, 2 pattugliatori, due elicotteri, 3 aerei. Le navi d’altura si spingevano fino a ridosso delle coste libiche per operare i soccorsi. Il costo dell’operazione era di circa 9,5 milioni di euro al mese. Mare Nostrum si è conclusa il 31 ottobre 2013, accompagnando poi Triton in versione gradualmente ridotta fino alla fine dell’anno. Oltre 160mila i migranti soccorsi durante l’operazione. Gli scafisti consegnati all’autorità giudiziaria sono stati 366.
TRITON – Il primo novembre 2014 è dunque partita una nuova operazione. Non più italiana, questa volta, ma europea. Triton è stata infatti dispiegata da Frontex, l’Agenzia europea delle frontiere. Il mandato, in questo caso, non è salvare le vite in mare, ma operare il controllo delle frontiere. Anche se, in caso di necessità, si operano anche interventi di ricerca e soccorso (Sar). Per rispondere al mandato, le navi di Frontex si mantengono in un’area entro 30 miglia dalle coste italiane, senza spingersi a Sud verso le coste libiche come accadeva con i pattugliamenti di Mare Nostrum. Il budget mensile è di 2,9 milioni di euro. I mezzi impiegati sono due aerei, un elicottero, tre navi d’altura, quattro motovedette.
19 aprile 2015

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