giovedì 15 gennaio 2015

IL SEMESTRUO EUROPEO DI RENZI


Quello del titolo del post non è un errore ortografico ma un neologismo voluto che sta ad indicare sei mesi in cui più che l'Italia è stato l'affabulatore Renzi ad avere la presidenza del semestre europeo con gli italiani che hanno continuato a sanguinare in materia sociale,politica ed economica.
Uno spot mal gestito dal contapalle fiorentino che al grido dell'Italia in ripresa ormai ha dimezzato il suo consenso popolare e sta spingendo la metà degli italiani a schifarsi della politica e quindi a farli decidere di non votare a future elezioni.
Ma l'articolo preso da Senza Soste va oltre parlando soprattutto in prospettiva economica che va più verso il fallimentare e un rincararsi di austerità piuttosto che ad una risalita e un alleviamento della pressione fiscale voluta come sempre dall'Ue nei soliti discorsi da scaricabarile.

E ora Renzi? Il vero semestre di un intrattenitore.

Non ci sono dubbi sul fatto che Matteo Renzi sia un intrattenitore. Battuta pronta anche quando completamente fuori contesto come quella sull’ininfluenza del punto di meno di pil che, invece, valeva diverse decine di miliardi di ricchezza in meno. L’attuale presidente del consiglio ha però talmente abituato il paese a battute noiose, tratte da un repertorio già consolidato da vent’anni, che l’indice personale di gradimento ne ha risentito. Tanto che Renzi è passato, dal 74% delle elezioni di maggio, al 37% delle ultime rilevazioni dimezzando i consensi in poco più di sei mesi. Del resto Renzi conosce una sola recitazione, quella dell’ “l’Italia che riparte” solo che l’esperienza quotidiana dice propriamente il contrario alla maggioranza del paese. Allo stesso tempo i sondaggi indicano un Pd al 37,2% con dietro, di quasi venti punti, il Movimento 5 Stelle. Effetto astensione, uno su due non voterebbe, ed effetto Pd partito unico riescono, per adesso, a tenere separate la caduta dei consensi di Renzi e la tenuta dei voti del Partito Democratico.
Tra futuro assetto istituzionale e crisi economico-finanziaria Renzi però è di fronte al vero semestre, altro che quello della presidenza italiana del consiglio d’Europa. E qui l’elezione del Presidente della Repubblica rappresenta un banco di prova, per la tenuta delle reti di relazioni di Renzi dove il potere c’è davvero. Ma ancor più il banco di prova si farà duro nel momento in cui si dovrà affrontare la situazione europea. Tra una dichiarazione di ottimismo e l’altra Renzi, infatti, si è lasciato sfuggire una frase: “In sei mesi l’Italia si gioca molto”. E si riferiva proprio alla situazione economico-finanziaria.
Il primo punto su cui Renzi si gioca molto è di nuovo la questione della flessibilità rispetto al patto di stabilità europeo. Il consigliere economico di Renzi, Gutgeld, ipotizza che l’Italia possa sforare i parametri del deficit al 4% rilanciando l’economia. Una mistura di ottimismo e di minimalismo economico, l’Italia avrebbe bisogno di molto di più che grattare qualche decimale di deficit per rilanciare il paese con investimenti pubblici, che potrebbe come non potrebbe incontrare sponda in Europa. Dipende tutto da un attore politico e da quattro fattori economico-finanziari. L’attore politico si chiama Germania, che ha sia l’egemonia economica che quella finanziaria in Europa per dettare la linea sia delle politiche che della governance, mentre i quattro fattori sono piuttosto variegati. Il primo si chiama fiscal compact. Un conto annuale, così come è stato calcolato fino a due anni fa, dai 30 ai 50 miliardi di euro per vent’anni presentato al paese per l’abbattimento del debito. Dall’esito di questo fiscal compact, che dovrebbe entrare in vigore quest’anno - dal suo congelamento, dalla sua eventuale riduzione o dallo storno del debito in una bad bank - dipende molto del destino di questo paese dei prossimi anni e del governo Renzi nell’immediato.
Poi c’è la questione greca che può essere una vera prova dell’ordalia del governo Renzi, altro che legge elettorale. Tutto dipende dall’effetto trascinamento che un’eventuale vittoria di Tsipras farà sul debito pubblico italiano. Sia verso una possibile moratoria, che avrebbe effetto anche sull’Italia, come da una possibile stretta sulla Grecia che si ripercuoterebbe sui desideri, di Renzi, di sforare il deficit. C’è anche la questione banche che non è secondaria. Se il quantitative easing di Draghi non rilancerà, in qualche modo, il sistema bancario che lavora in Italia Renzi è senza sistema del credito per l’economia. Le possibilità che il QE di Draghi riesca, in questo senso, non sono alte e anche questo è un problema serio.
Last but not least ci sono una serie di bolle finanziarie - cinesi, americane, legate al petrolio o ai fondi pensione di tutto il mondo - che potrebbero fare la loro parte ad esasperare la crisi del paese. Renzi ha quindi davanti a sé un semestre molto più impegnativo di quello europeo dove, nonostante i proclami, non ha spostato di un millimetro le posizioni tedesche sull’austerità. Chissà se la vittoria delle sinistre in Grecia, se accadrà, finirà per favorirlo, permettendo l’abbattimento di un po’ di debito in Europa per far tenere il quadro, oppure se lo trascinerà nel gorgo delle decisioni impossibili da prendere e degli eventi che prendono la mano.
Redazione - 14 gennaio 2015

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