Al terzo tentativo la soluzione parlamentare greca di trovare un nuovo Presidente della Repubblica è fallita e quindi la nazione eleggerà il futuro capo dello Stato,come prevede la loro Costituzione,con una votazione aperta a tutti i cittadini.
Nonostante tutti gli appelli ed i sotterfugi,alcuni al di là dei limiti della legge,l'attuale premier Samaras non è riuscito a varcare la soglia dei 180 voti favorevoli per mettere sul trono l'ex commissario europeo Dimas,ed ora il futuro della Grecia è nelle mani dei propri elettori.
Il leader di Syriza Tsipras attualmente è il candidato favorito per l'elezione,anche se l'ex premier Papandreou potrebbe tornare in corsa creando un nuovo soggetto politico che farebbe da ponte tra i vari schieramenti,un anticipo di governo di unità nazionale modello Italia(!?).
Il 25 gennaio,data prevista per la consultazione popolare,è alle porte,ed ora la troika europea è già al lavoro per convincere i possibili candidati,Tsipras compreso,per cercare di porre qualcosa sul tavolo delle trattative in cambio ai greci per non vederli uscire dall'Euro e dall'Europa.
Grecia alle elezioni anticipate: nuovo tornante per l'Eurocrisi.
Al terzo tentativo il parlamento greco non è riuscito a eleggere il nuovo
Presidente della Repubblica. L'uomo di garanzia offerto da Samaras alla troika,
l'ex commissario europeo Stavros Dimas, non ha raggiunto i 180 voti necessari
per essere eletto alla presidenza, fermandosi a quota 168. Come previsto dalla
costituzione il parlamento è ora sciolto automaticamente e il paese chiamato ad
elezioni anticipate, fissate da Samaras per il 25 gennaio.
Alla vigilia della terza e decisiva votazione il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble aveva avvertito il parlamento greco dichiarando che «Le nuove elezioni non cambiano nulla rispetto al debito greco, qualsiasi nuovo governo deve rispettare gli accordi contrattuali presi dai suoi predecessori».
Alla vigilia della terza e decisiva votazione il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble aveva avvertito il parlamento greco dichiarando che «Le nuove elezioni non cambiano nulla rispetto al debito greco, qualsiasi nuovo governo deve rispettare gli accordi contrattuali presi dai suoi predecessori».
Lo spettro del contagio greco nell'eurozona è
quello maggiormente temuto da Schaeuble. Per esorcizzare questa paura Samaras ha
giocato tutte le carte a sua disposizione: lo spauracchio dell'uscita
catastrofica dall'Eurozona, gli accorati appelli televisivi in sostegno della
candidatura di Dimas, i tentativi di corruzione di alcuni deputati, le esche
trasversali per l'allargamento della coalizione di governo, fino a oggi composta
da Nea Dimokratia e dal Pasok, lanciate tanto a sinistra (Dimar) quanto a destra
(Greci Indipendenti). Anche il coinvolgimento di Alba Dorata, che avrebbe dovuto
far scortare 8 dei suoi 16 deputati dal carcere al parlamento per la votazione,
non era stato del tutto scartato dal capo dell'esecutivo.
Cala dunque il sipario sul governo Samaras. La
campagna elettorale si prospetta attraversata da due variabili fondamentali: la
tenuta di Syriza, fino a oggi favorita nei sondaggi, e la ricerca di una figura
di garanzia per i mercati. Se il programma di Tsipras si è andato intiepidendosi
negli ultimi mesi - dall'uscita dall'euro alla rinegoziazione del debito - è
sempre a sinistra che avanza una nuova candidatura. L’ex premier George
Papandreou, lo stesso costretto alle dimissioni nell'ottobre 2011 dalle
pressioni congiunte franco-tedesche quando propose un referendum per decidere
del secondo piano di aiuti al paese, sembra intenzionato ad abbandonare il Pasok
e a presentarsi nella competizione elettorale con una nuova formazione.
Papandreou avrebbe l’obiettivo di costituire un governo di unità nazionale
riequilibrando i pronostici in favore di Syriza o proponendosi come
interlocutore di coalizione obbligato per Syriza.
In ogni caso, la guida a trazione tedesca
dell'Europa, con una vittoria o meno di Syriza, dovrà confrontarsi con la
significativa affermazione di contrasto e dissenso alle politiche di rigore. Già
nella giornata di ieri, quella della mancata elezione, la borsa di Atene ha
toccato il - 11% chiudendo poi al - 3,9% e trascinando in negativo anche gli
indici delle piazze della periferia dell'Eurozona, tra cui Italia e Spagna. La
politica avanzata dalla BCE con il programma di acquisto di titoli di Stato
potrebbe incontrare notevoli difficoltà con l'aumento del rischio di
investimento su buoni governativi che potrebbero non essere ripagati. Si
comprometterebbe così una delle principali ricette per l'immissione di liquidità
sul mercato e il rilancio degli investimenti. Nel frattempo il Fondo Monetario
Internazionale ha sospeso i colloqui con la Grecia per la revisione del piano
d'aiuti.
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