lunedì 5 agosto 2013

GRAZIA?NO,GRAZIE!

In un paese ormai ostaggio di un condannato che però controlla ancora una sostanziale fetta dei mass media,e che nella giornata di ieri ha beneficiato pure dell'appoggio della tv di Stato,l'andazzo prossimo venturo sarà quello di aggiustamenti delle leggi in materia di giustizia verso un reintegro a pieno titolo dell'ex premier pagliaccio.
L'articolo di Contropiano(http://www.contropiano.org/politica/item/18354-un-detenuto-che-chiede-la-grazia-e-un-altro-strappo-costituzionale )parla della protesta che nei piani del Pdl doveva essere una vera e propria adunata e che invece si è trasformata nell'ennesimo flop con una presenza di qualche centinaio di persone(con riprese televisive strette per non far vedere l'evidenza del fallimento dell'adunata pro-Berluscojoni)a Roma,il tutto farcito dalla richiesta della grazia in un caso che nemmeno ha requisiti e presupposti per poterla richiedere.
 
Un Detenuto che chiede la grazia e un altro strappo costituzionale.
 
Quattro gatti per un disco rotto. L'”adunata” voluta da Berlusconi si è rivelata il flop “di massa” che era prevedibile, ma ha messo in luce un paio di cose interessanti.
La prima è il comportamento delle televisioni. Le immagini erano “strette”, non allargavano mai, restavano concentrate sui pochi partecipanti per dare l'idea comunque di una “folla”. Così poche centinaia di persone, tra cui uno stuolo di giornalisti, potevano passare agli occhi di spettatori non smaliziati per qualcosa di più di una passeggiata domenicale. Per chi conosce Roma, quell'angolo di via del Plebiscito potrebbe essere riempito con gli invitati a un matrimonio.
La domanda è dunque: perché questo trattamento di favore? Solo il controllo dei media puntella un potere che non ha più nel suo arco di strumenti la “mediazione sociale”, naturalmente supportata dalla spesa pubblica. Quindi il problema – per chi i media gestisce e controlla – non è “solidarizzare” con Berlusconi, ma “restringere” il teatrino della politica “ammessa” ai pochi soggetti che fanno parte del giro. Il resto è “No Tav”, inascoltabile e impresentabile.

La seconda cosa è la resa berlusconiana. Il suo discorsetto condito con lacrimucce ha proposto il mantenimento dell'attuale governo (la garanzia di Napolitano di tenere comunque in gioco il Detenuto) e la riduzione della magistratura a organo repressivo pilotato dall'esecutivo, abolendo quell'indipendenza che ne fa il terzo potere dello Stato, in obbedienza al principio liberale della divisione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario).
 Su questo punto sa di poter trovare ascolto. Il Pd, e Napolitano soprattutto, sono dispostissimi a barattare un altro golpetto costituzionale in cambio della “stabilità” dell'esecutivo. E questo la dice lunga su quanto la “democrazia” stia in cima ai pensieri di questa classe dirigente conto terzi.
Il Detenuto del resto sa di essere finito e lo ha anche detto esplicitamente. Anche il miracolo di una sua eventuale vittoria elettorale sarebbe vanificato da un contesto internazionale che lo ha bollato definitivamente – con molta più definitività della Cassazione – come “il Buffone”. Un reietto che non troverebbe ascolto in nessuna cancelleria proprio nel mezzo di una tempesta economica che richiede il massimo (benché inutile) coordinamento internazionale.
Quattro gatti e un disco rotto. Ma per ora l'unica forma empirica di “rappresentazione politica” del blocco sociale fin qui nascosto dietro l'ex Cavaliere. Gente che ha un peso, che non deve mettersi di traverso e che sta guardandosi intorno per trovare un altro “rappresentante”. È a questi che guardavano le televisioni condiscendenti, ieri pomeriggio.

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