Questa possibile situazione per ora,visti anche i precedenti temporali degli ultimi anni,è basata molto sulla teoria visto che solo sporadicamente si sono visti scontri gravi,e solo per la durata di un solo giorno o al massimo di due o tre di fila,quindi al momento diciamo che il ministro della difesa Mauro comincia a mettere le mani avanti.
Siccome che in tutta la zona mediterranea sembriamo solo noi che non protestiamo per strada ergo la situazione di crisi ci sta bene,spero davvero che nelle prossime settimane,complici possibili leggi ad personam avallate pure dal Pd,la gente si svegli davvero e cominci a far andare le mani oltre che le parole.
Se davvero dovesse essere così prepariamoci concretamente ad attacchi militari,intanto,come nella foto iniziale,questo è il loro mestiere!
Il governo vuol schierare l'esercito per le proteste d'autunno.
Se la polizia non basta,
c'è sempre l'esercito. In fondo, a che cavolo serve un'armata di professionisti
se non a controllare la propria popolazione? Chi aveva stolidamente plaudito
all'eliminazione della leva obbligatoria - e quindi alla concezione di un
"esercito popolare", in qualche misura controllabile dal basso, ovvero dalle
stesse truppe - ora è servito: i professionisti obbediscono agli ordini e non si
fanno domande. "It's my job", ripetono come automi senza neuroni i militari Usa
che tornano dai teatri di guerra (o meglio: occupazioni militari
all'estero).
Il fatto che ora si pensi di impiegarli direttamente in piazza, per le
prevedibili proteste di massa di questo autunno, secondo un irrefrenabile
"bisogno" di seguire l'esempio egiziano (e non solo), dà la misura di quanto
questo governo di "larghe intese" sia costitutivamente fascista nella concezione
del potere. Del resto, non è che un gruppo di obbedienti esecutori agli ordini
della Troika (viene ricordato anche oggi su diversi media: "se salta questo
governo, arriva direttamente la Troika", senza più la finzione di un governo
nazionale). E il ministro della difesa Mauro, ora "montiano" (ovvero Troika
doc!) viene direttamente da Alleanza Nazionale. Come un Gasparri qualsiasi,
insomma, ma con un po' di aplomb nelle parole ufficiali ma pronto a sparare
altrettanto piombo sui (propri?) cittadini. Conto terzi, naturalmente.
Inviteremmo i compagni a non prendere sottogamba questa analisi che
prendiamo in prestito dal blog /www.forzearmate.org/; anzi, sarebbe meglio
addentrarsi in proprio nella "direttiva" emanata dal ministero della
difesa.
La direttiva: direttiva_ministeriale_2013.pdf4.88
MB
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Euro-rigore ad ogni costo: ora si prepara anche l’esercito
Un ipotetico scenario alla luce delle difficolta’ economiche, sociali e
lavorative in Italia e in Europa.
L’Italia sta per subire uno choc socio-economico così forte da provocare
disordini e rivolte: la profezia che Gian Roberto Casaleggio ha affidato a
Gianluigi Nuzzi è così realistica che se ne starebbe occupando persino
l’esercito, nell’eventualità di dover rinforzare l’ordine pubblico in previsione
di sommosse, provocate dal regime europeo dell’austerity. Lo sostengono Eugenio
Orso e Anatolio Anatoli, che nel loro blog analizzano la recentissima “Direttiva
ministeriale in merito alla politica militare per l’anno 2013” (vedi qui:http://www.difesa.it) emanata dal ministero
della difesa, retto dall’ex Pdl Mario Mauro, ora montiano. L’aspetto
sconcertante, osservano i due analisti, riguarda l’impegno diretto delle forze
armate verso obiettivi non propriamente militari: e cioè il rispetto assoluto
dei trattati europei dell’austerity a cominciare dalla intangibilità
dell’Eurozona, condizioni che vengono elevate al rango di elementi-chiave per la
sicurezza nazionale.
La premessa è fosca, in una cornice di guerra imminente: «Non può essere
ignorata la possibilità, per quanto remota, di un coinvolgimento del paese e del
sistema di alleanze del quale siamo parte in un confronto militare su vasta
scala e di tipo “ibrido”, ovvero che implichi sia operazioni convenzionali, sia
operazioni nello spettro informativo, sia operazioni nel dominio cibernetico»,
afferma il ministero. «Elemento irrinunciabile della politica nazionale è anche
il pieno rispetto degli impegni assunti in sede europea». Impegni che il
ministero della difesa considera «finalizzati a garantire la stabilità di lungo
periodo della moneta comune e, con essa, dell’intero sistema economico
comunitario». Proprio la stabilità dell’Eurozona «deve essere considerata come
essenziale per il perseguimento del fine ultimo, costituito dalla sicurezza del
sistema internazionale e delle relazioni politiche ed economiche che in questo
si sviluppano».
L’Italia, pertanto, «deve operare con determinazione per azzerare il
deficit di bilancio e ricondurre nei tempi previsti il debito pubblico entro i
limiti stabiliti a livello europeo». Strano che ad occuparsi di questo tema non
sia il ministero dell’economia, ma quello della difesa. «Il mantenimento di una
consapevole disciplina di bilancio lungo un arco di tempo pluriennale – conclude
la nota – rappresenterà, quindi, un vincolo ineludibile nella definizione delle
scelte in materia di difesa che, negli anni, saranno adottate». Mettendo insieme
questi punti e sapendo leggere fra le righe, scrivono Orso e Anatoli, il quadro
che ne esce è a dir poco preoccupante: «Obbiettivo primario è il pareggio di
bilancio, il mantenimento e la difesa dell’euro a qualsiasi costo (anche a costo
del sangue della popolazione) e il conseguente mantenimento dell’Italia, checché
ne dica il popolo, nel lager dell’Eurozona, fondamentale spazio globalista in
cui rinchiudere i popoli europei adattandoli, con le buone o con le cattive, al
nuovo ordine neocapitalistico».
Il vincolo ineludibile della disciplina di bilancio nel lungo periodo
informa anche le scelte in materia di difesa e di impiego delle forze armate,
perché, sempre leggendo fra le righe, «la minaccia risulta chiara: se il popolo
ridotto allo stremo si ribellerà – a partire dall’autunno inverno di quest’anno,
poniamo – non si esiterà a impiegare la forza, armata, per ridurlo a più miti
consigli, in un possibile conflitto “ibrido” in cui molte saranno le armi
impiegate, accanto a quelle convenzionali».
Ed ecco che quella “possibilità remota” di coinvolgimento militare in un
conflitto «diverrebbe drammaticamente concreta», al punto che «la forza militare
nazionale sarebbe impiegata, da uno spregevole governo collaborazionista degli
occupatori del paese, contro lo stesso popolo italiano, a vantaggio, come si
scrive nel testo riportato, della stabilità di lungo periodo della moneta
comune, controllata da entità private euroglobaliste, nonché del mantenimento di
una consapevole disciplina di bilancio (ormai recepita in Costituzione) lungo un
arco di tempo pluriennale».
Per Orso e Anatoli, il messaggio è inequivocabile: «In presenza di
disordini sociali estesi, ai quali la repressione poliziesca e dei carabinieri
non riuscirà a far fronte, scenderanno in campo le forze armate». Scenario
possibile? «Se ti tolgono il lavoro, la sicurezza, la possibilità di un minimo
di pianificazione dell’esistenza e persino il cibo», è facile che si possa
ricorrere all’uso di armi magari improprie, per «spaccare tutto, cercando di
fermare i tuoi nemici», scrivono i due blogger, che accusano i politici italiani
di essere «collaborazionisti dell’euro-nazismo, dell’atlantismo, dell’Occidente,
del libero mercato globale e della liberaldemocrazia». Autunno caldo: «Il
rischio di estesi sociali disordini, in Italia, è quindi un rischio reale»,
anche se Letta e Napolitano «continuano a negare l’evidenza».
da libreidee
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