Non passano mesi che le forze del disordine si rendano protagoniste di questi omicidi e sempre,anche se le parole del Procuratore che ha parlato di gravissime responsabilità dirette da parte dei tre militare dell'arma indagati per omicidio colposo sono molto pesanti,negli ultimi anni praticamente questi casi sono stati insabbiati e se si è arrivati al processo nessuno ha mai pagato.
Ora ci manca solo che lo schiacciamento della cassa toracica della vittima,causa dell'asfissia mortale,sia stata causata da un tentativo di rianimazione dei tre carabinieri assassini.
Asfissia violenta: così i carabinieri hanno ucciso un tunisino.
"Arresto
cardiocircolatorio neurogenico secondario ad asfissia violenta da inibizione
dell'espansione della gabbia toracica". Non riusciva a respirare, Bohli Kayes, il
tunisino morto la sera del 5 giugno scorso in seguito ad un arresto
particolarmente concitato - per spaccio di droga - da parte dei carabinieri di
Santo Stefano al Mare, poco distante da Sanremo. Un caso Aldrovandi, un altro
caso Rasman, l'ennesimo fatto di mala polizia in questo Paese. «C'è una grossa
responsabilità - dice stavolta un Procuratore - da parte dell'Istituzione dello
Stato. Al di là di quello che il soggetto ha commesso la vita è sacra ed è una
morte di cui lo Stato deve farsi carico e deve chiedere scusa alla famiglia. C'è
qualcuno che è responsabile di aver impedito a Bohli Kayes di respirare».
Era la sera del 5 giugno scorso a Riva ligure, il
36enne, dopo essere stato bloccato dai militari mentre spacciava nel piazzale
davanti a un supermercato, ha cercato di fuggire e, una volta preso, di
liberarsi ad ogni costo, anche scalciando: a questo punto, durante la
colluttazione i carabinieri lo avrebbero schiacciato a terra per tenerlo fermo.
Poi, una volta trasferito in caserma, il malore. Ma, escluso un infarto e
l'assunzione di droga, sarebbe stato ucciso dallo schiacciamento meccanico che
non lo avrebbe fatto respirare autonomamente.
I risultati dell'autopsia sono stati depositati
ieri dai medici legali. «I risultati degli esami tossicologici hanno dato esito
negativo - ha detto in conferenza stampa il Procuratore di Sanremo, Roberto
Cavallone - quindi si esclude che il ragazzo abbia assunto sostante
stupefacenti. Da subito il medico del pronto soccorso della città dei fiori,
dove Bohli Kayes è morto aveva escluso un infarto». Tutto è durato almeno un
minuto o, al massimo, tre minuti tra il momento dell'arresto e il trasporto
nella caserma, a 500 metri di distanza dal piazzale dell'arresto.
Ora ci sono tre carabinieri indagati per omicidio
colposo e durante l'interrogatorio si sono avvalsi della facoltà di non
rispondere. Quanto prima un comunicato di qualche sindacato o di qualche
esponente di centrodestra proverà ad inquinare l'aria di Sanremo. Per ora spicca
l'onestà di un magistrato che ammette in pubblico, pochi istanti dopo aver letto
la perizia, che «Di questa morte lo Stato deve farsi carico. Si tratterà di un
brutto processo"».
Il corpo di Bohli Kayes mostrava escoriazioni
alle mani, alle ginocchia e, un'ecchimosi all'altezza dello zigomo destro,
dovuti all'arresto animato.
Pochi giorni dopo l'arresto, nel centro
smistamento delle poste centrali di Genova, il 17 giugno, viene intercettata una
busta contenente una lettera di minacce accompagnata da alcuni proiettili. E'
indirizzata ad un carabiniere che ha partecipato all'arresto di Bohli. Verrà
trasferito per motivi di sicurezza. Previsto il trasferimento anche per gli
altri due colleghi indagati. La busta è al Ris di Parma per gli esami per
rilevare eventuali tracce di Dna. Resta il giallo delle foto su facebook che
sarebbero state postate dopo il pestaggio da un collega dei tre, forse sconvolto
dalle modalità dell'operazione.
Checchino Antonini
per Liberazione
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