Prendendo spunto da un vecchio post(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/search?q=maroni )la figura di un Maroni che proclama nuovamente un distaccamento da Roma eccitando tutti i presenti e facendoli venire quando dice la parola"indipendenza",fino a qualche mese fà era ministro dell'interno del governo fascista di Berlusconi,e fin quando ha avuto in mano questo potere gli è piaciuto essere italiano anzichè padano.
L'articolo preso da Repubblica cita frasi e commenti su questi giorni di congressi dove il Forum di Assago per l'occasione è diventata un'immensa porcilaia,nel tentativo di innovare un movimento nato già cadavere.
Congresso federale Lega.
Maroni: "Segretario senza tutele e commissari"
Bossi: "Vedrò se mi imbrogliate". Poi piange
Nel giorno dell'elezione del suo successore, il Senatur attacca: "I ladri stanno a Roma". Ma partono i fischi. Poi a Zaia: "Vedremo se mi avete fatto imbrogli sullo statuto". L'ex ministro dell'Interno rivendica pieni poteri: "Non sarò commissariato". "Via dalle poltrone romane e dalla Rai". Infine il vecchio leader riprende la parola. Cita la parabola di Salomone. E consegna il "bambino" all'erede.
ASSAGO (MILANO) - Lacrime, quelle di Umberto Bossi. Sorrisi, quelli di Roberto Maroni e dei suoi sostenitori. E applausi. La seconda e ultima giornata del Congresso federale della Lega Nord al Forum di Assago è stata segnata da un mix di emozioni che ha segnato il passaggio tra la vecchia e la nuova gestione del partito. Non sono mancate frasi polemiche e frecciate nei discorsi: con il nuovo segretario del Carroccio 1, eletto con voto palese per alzata di mano, che ha subito rivendicato la volontà di agire senza 'tutele e commissari' e il senatur, che ha voluto leggere il testo dello statuto appena approvato, temendo 'imbrogli'. Una giornata difficile per Bossi che, dopo la proclamazione di 'Bobo', riprendendo la parabola legata a Re Salomone, ha spiegato di aver agito per evitare la divisione della Lega: "Ho fatto come la donna di quella parabola che lascia il bambino alla rivale pur di non farlo tagliare in mezzo. Il bambino è tuo", ha detto l'ex leader del Carroccio. ''Umberto Bossi per me è mio fratello, lo porterò sempre nel cuore - ha commentato commosso Maroni - ma oggi inizia una fase nuova''.
L'intervento
Tutti insieme. Un invito a ripartire tutti insieme. Così Maroni si è rivolto ai militanti: "Io vorrei che da domani si ricominciasse a lavorare tutti insieme: chi è qui per lavorare sarà benvenuto, chi è qui per chiacchierare a vanvera può andarsene domani mattina", ha detto, sottolineando che "il progetto dell'indipendenza della Padania non cambia e non cambierà. Ho sentito dire che con il mio arrivo l'articolo 1 dello statuto sarebbe cambiato - ha aggiunto -. Cazzate. Finché ci sono io l'articolo 1 non si tocca". Poi, l'ex ministro dell'Interno ha aggiunto: "Non sarà facile recuperare la fiducia di chi non ci vota più, ma io ci credo. Voglio che la Lega torni ad essere la Lega Nord 'la potentissima', come è stata negli ultimi decenni. Ci credo perché la Lega ha fatto sempre l'analisi giusta - ha proseguito -. È sempre stata lucida nel capire prima cosa sarebbe avvenuto. Noi siamo qui e ripartiamo con grande forza". Infine: "Questa è la Lega che io voglio. Garantisco il mio impegno totale: lavorerò per unire. Devo tutto alla Lega''.
Ancora pulizia. Polemizzando con quanto aveva dichiarato poco prima Bossi, Maroni ha escluso che ci sia un attacco studiato contro la Lega: "Basta beghe interne, basta piangerci addosso, non ne posso più. Io non credo ai complotti. Abbiamo fatto pulizia e continueremo a farla", ha dichiarato.
Bossi: "Tra noi non ladri, quelli stanno a Roma". ''Noi siamo qui a congresso per l'attacco della magistratura'': sono state queste le prime parole di Umberto Bossi, arrivato con due ore di ritardo al congresso, tanto da costringere gli organizzatori a invertire l'ordine degli interventi. E non sono mancate parole sprezzanti nei confronti del governo e del tricolore: "In Svizzera Monti sarebbe stato licenziato per incompatibilità con la democrazia", ha dichiarato Bossi che, rivolto a quelli che in sala avevano la bandiera, ha affermato: "Il sogno è una cosa sola. E lo dico per gli imbecilli che stanno nella Lega che girano col tricolore. Il sogno è la Padania libera. Quando vedevo avanzare una corrente nella Lega ero preoccupato non tanto per la Lega perché c'era il rischio che morisse il sogno nella testa di tanta gente". Il senatur ha poi attaccato Roma: "La Lega non ha rubato niente. I ladri sono a Roma, sono farabutti i romani non sono padani'', ha detto, ma questa affermazione è stata accompagnata da qualche fischio della platea. Le vicende giudiziarie che hanno toccato la Lega Nord negli ultimi mesi sono state, per Bossi, "tutte studiate al tavolino" perché "Berlusconi è stato fatto fuori e se ci sono elezioni i voti vanno alla Lega, che è molto peggio di Berlusconi".
"Attacco a tavolino". "È un attacco preparato al tavolino - ha aggiunto - un attacco della magistratura. Ma certo qualcuno ha aperto la fortezza della Lega dall'interno", riferendosi evidentemente al tesoriere Francesco Belsito. Dopo aver affermato che "abbiamo aspettato un centinaio di anni da schiavi, non si può cambiare di colpo, ma bisogna andare avanti sapendo che i nostri figli non saremo più schiavi di Roma, ma liberi in Padania. Questo riusciremo a farlo", ha concluso: "Certo se pensavano che la Lega morisse, si sbagliavano, perché la Lega si basa sulle idee e le idee camminano sulla gambe degli uomini. Se anche dovessi mancare io - ha aggiunto rivolto ai militanti - ci sarebbe sempre qualcuno di voi".
Lo statuto. Umberto Bossi non ha dimostrato di nutrire molta fiducia nei confronti dei nuovi dirigenti e ha chiesto di vedere il nuovo statuto approvato dal congresso federale stamane: ''Vado a vedere se mi avete fatto degli imbrogli'', ha affermato, chiamando sul palco di fianco a lui, il presidente dell'assise, Luca Zaia. Lo statuto ''è stato votato all'unanimità'', gli ha risposto stizzito il governatore del Veneto. ''Questo è preoccupante'', ha replicato Bossi. ''Oggi, secondo me, non è necessario fare lo statuto, avete votato lo statuto, spero che qualcosa non sia cambiato che io non sappia'', ha aggiunto.
Le scope. Umberto Bossi ha attaccato "quelli che alzavano le scope", cioè i militanti leghisti, in grande maggioranza maroniani, che in occasione di una manifestazione a Bergamo 3 dopo l'avviso di garanzia al tesoriere Belsito chiedevano pulizia all'interno del movimento. "Quelli che alzavano le scope - ha detto Bossi parlando al Congresso della Lega ad Assago - non hanno capito che la cosa era organizzata. Di più. Spesso quelli che alzavano le scope - ha proseguito Bossi - se si andasse a fondo, farebbero meglio a non alzarle troppo. Perché c'è n'è uno poi, è ridicolo, alzava la scopa, gridava e poi il suo autista, invece di farlo pagare dal suo comune, lo faceva pagare alla Lega. Meglio essere tranquilli". Secondo alcuni fedelissimi bossiani il riferimento di Bossi è all'autista del sindaco di Verona Flavio Tosi.
Fischi per Napolitano. Fischi all'indirizzo del presidente della Repubblica sono stati rivolti da alcune centinaia di militanti della Lega. I fischi sono partiti quando dal palco il capo delegazione al Parlamento Ue, Francesco Speroni, ha criticato Giorgio Napolitano per il suo intervento in tema di riforme. Pur essendo prerogativa sua nominare il governo, ha detto, "come fa a criticare il Senato della Repubblica che ha deciso sul Senato federale con la maggioranza che ha vinto nel 2008?". Fischi anche quando il capogruppo alla Camera, Giianpaolo Dozzo, ha nominato Elsa Fornero, ricordando che il Carroccio ha presentato una mozione di sfiducia contro il ministro in Parlamento. "Al capo dello Stato non piace la democrazia, a noi sì", ha attaccato Speroni, tra gli applausi.
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