martedì 17 luglio 2012

PER IL REATO DI TORTURA IN ITALIA

L'ennesimo appello per vedere riconosciuto ed applicato penalmente il reato di tortura prosegue,e prendo spunto da un articolo tratto da Repubblica on-line dove la madre di Federico Aldrovandi,la signora Patrizia Moretti,ribadisce che questo nuovo capo d'accusa costituirebbe primo un deterrente e secondo una sostanziale aggravante nel caso di condanne per pestaggi e per massacri come quello subito da suo figlio e che ha portato alla morte del giovane ragazzo ferrarese.
Se in Italia,che si crede un paese democratico e pronto a dettar legge soprattutto in nazioni al di fuori dei confini europei,fosse veramente liberale,nell'ordinamento giuridico sarebbe previsto questo tipo di reato,cosa che invece non è fattibile per ora.
Quindi ecco il richiamo della signora Moretti tramite una raccolta di firme on-line affinchè la tortura rientri come violazione gravissima nel codice penale italiano.

La madre di Aldrovandi: “Una legge contro la tortura”.

Il dolore e la memoria. Vuole evitare ad altre mamme di “soffrire come ho sofferto io”. Patrizia Moretti è la madre di Federico Aldrovandi, lo studente ferrarese ucciso la notte del 25 settembre 2005 da quattro poliziotti. “Oggi è il compleanno di mio figlio e vorrei onorare la sua memoria con il vostro aiuto: insieme possiamo superare le vergognose resistenze ai vertici delle forze dell’ordine e battere gli oppositori che faranno di tutto per affossare la proposta”. Ovvero: una legge che dia attuazione, anche in Italia, della Convenzione Onu contro la tortura. Per “mettere fine all’impunità di stato, restituendo giustizia alle vittime di tortura e di altri crimini odiosi”.
“La morte di mio figlio non è un’eccezione”. Patrizia Moretti ricostruisce: “I poliziotti condannati per aver picchiato e ucciso mio figlio non andranno in carcere e sono ancora in servizio. C’è un solo modo per evitare ad altre madri quello che ho dovuto soffrire io: adottare in Italia una legge contro la tortura”. Perché “la morte di mio figlio non è un’eccezione: diversi abusi e omicidi commessi dalle forze dell’ordine rimangono impuniti. Ma finalmente possiamo fare qualcosa: alcuni parlamentari si sono uniti al mio appello disperato e hanno chiesto di adottare subito una legge contro la tortura che punirebbe i poliziotti che si macchiano di questi crimini. Per portare a casa il risultato però hanno bisogno di tutti noi”.
E l’appello, rilanciato da Avaaz, in poche ore ha raccolto oltre 50mila adesioni. L’obiettivo è raggiungere le 100mila firme, da consegnare ai ministri Severino e Cancellieri.
Questo il testo della lettera indirizzata ai ministri e a tutti i parlamentari:
Vi chiediamo di adottare immediatamente una legge forte contro la tortura che garantisca che gli agenti delle forze dell’ordine che commettono reati gravi non siano più al di sopra della legge e non possano più restare in servizio. Tutti gli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico dovrebbero essere identificabili. E’ ora di rispettare la Convenzione Onu contro la tortura e di mettere fine all’impunità di stato, restituendo giustizia alle vittime di tortura e di altri crimini odiosi.
Su Avaaz la pagina per sottoscrivere l’appello. E qui il sito Giustizia per Aldro. Tra le adesioni: Articolo21.

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