venerdì 13 luglio 2012

HOLLANDE E LA PATRIMONIALE

La notizia odierna presa dal blog"I segreti della casta"(http://isegretidellacasta.blogspot.it/ )raffronta due modi di agire politicamente ed economicamente alla recessione creata da chi ci governa,ed il paragone è tra la Francia di Hollande e l'Italia di Monti.
Mentre da noi sappiamo bene quali e quanti sacrifici ci stiano caricando sul groppone nel tentativo di salvare banche e gli interessi dei soliti noti,i nostri vicini abbassano la soglia dell'età pensionabile aumentando il salario minimo e soprattutto applicano una bella tassa patrimoniale ai contribuenti più ricchi,che poi sono anche quasi tutti gli sfruttatori del popolo intero.
Mentre in Italia la parola"patrimoniale"rimane tabù,in Francia le imposte verso chi guadagna più o meno meritatamente sono belle toste come giusto che sia:chi più riceve più deve dare e non il contrario!
Chi ha un reddito,cifre che metto assieme ora per fare un esempio,di oltre 50 mila Euro annui netti secondo me dovrebbe essere tassato molto più di chi fa fatica a prenderne 12mila,e più il reddito aumenta più la percentuale deve aumentare...chi prende 500mila Euro l'anno dovrebbe venire tassato pesantemente,alla faccia dei piagnistei dei padroni che pur di mantenere un tenore di vita elevato tagliano posti di lavoro fregandosene della gente.

La Francia tassa i ricchi, abbassa età pensionabile e aumenta i salari. Alla faccia della Fornero.

Ha aumentato il salario minimo del 2%. Ha abbassato la soglia per le pensioni di anzianità a 60 anni. Ha annunciato un’aliquota sui redditi dei ricchi al 75%, una tassa sui dividendi del 3% e sulle scorte petrolifere del 4%. Ha assicurato che aumenterà i contributi - già altissimi - e l’imposta di successione e che recupererà la vecchia patrimoniale. Infine, ha promesso 65mila assunzioni nel settore pubblico. Insomma, per i fautori del libero mercato e delle riforme strutturali, François Hollande è un incubo. Se Mario Monti avesse azzardato una sola di queste misure, il famigerato spread avrebbe toccato vette inarrivabili.
 
Eppure, tutto tace. Mentre sui quotidiani stranieri, in particolare su quelli anglosassoni, i titoli continuano a somigliarsi tutti (tra i più gettonati: «la luna di miele finirà presto» e «la vie en rose durerà poco»), sui mercati finanziari l’incantesimo regge. Anzi. Non più tardi di lunedì i rendimenti sui titoli di Stato francesi a tre e a sei mesi, per la prima volta nella storia, sono stati negativi. Segno che il mercato pensa che la Francia somigli molto più alla Germania che alle peccaminose Italia o Spagna. Segno che la “rossa” Parigi è diventato un porto sicuro, alla pari dei Paesi “falchi” guidati da austeri conservatori à la Merkel che anelano allo zero deficit come alla panacea di tutti i mali.
 
Certo, anche Hollande si è impegnato sul rigore. I numeri però sono numeri. Nel primo trimestre dell’anno il debito è salito all’89,3% del Pil e il deficit veleggia a fine anno verso il 4,5%. Il premier Jean-Marc Ayrault si è impegnato a ridurlo sotto il 3% l’anno prossimo e di azzerarlo quello dopo. Ma anche le stime sul Pil sono state riviste allo 0,4% quest’anno e all’1-1,3% per l’anno prossimo. E Hollande non ci pensa neanche, per dire, a rimandarsi le assunzioni nel pubblico o a toccare la legge sui licenziamenti come gli chiedono in molti.
Gli analisti, ovvio, avvertono che bisogna guardare ai rendimenti dei bond decennali e non a quelli a brevissimo termine. E che nei prossimi mesi sono destinati a risentire dell’«effetto Hollande», se non farà anche riforme strutturali. Però lo spread francese, intanto, è inchiodato a 110 punti, a distanze siderali dal nostro. Con tutto che in Francia, negli ultimi 5 anni sono spariti 400mila posti nel manufatturiero e il Pil pro capite è sceso negli ultimi 10 dal 95 al 90% di quello tedesco. E con tutto che una settimana fa i maggiori economisti e imprenditori hanno chiesto allarmati uno «shock per il rilancio della competitività», che è un noto punto debole dell’economia oltralpe. I mercati, per ora, se ne infischiano.

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