venerdì 28 ottobre 2011

LA LETTERA INCRIMINATA

E'necessario uno sciopero e chi lo possa indire non me ne importerebbe più di tanto,visto che già si sta discutendo tra i sindacati se farlo uniti o divisi,sempre tormentati con i loro fantasmi presenti e futuri:svelti ad unirsi nel denunciare i manifestanti del 15 ottobre e subito agli opposti quando la politica entra nel mondo del lavoro.
Le dichiarazioni farneticanti riportate nella famosa"lettera"del neodvce Berluscojoni e del regime che esaltano il licenziamento facile(per motivi economici quindi sarà prossima una carneficina di lavoratori),lo slittamento delle pensioni a 67 anni e sempre più potere nelle mani di pochi a scapito della collettività,non possono che aver portato sconcerto verso i veri lavoratori,quelli dipendenti e che pagano le tasse al contrario degli altri(ci sono degli onesti pure tra imprenditori e liberi professionisti ma sono la netta minoranza).
Il ministro Sacconi dice che addirittura ci sarà un aumento di assunzioni con queste nuove regole decise da pochissimi per tutti:ma io mi chiedo se chi ha votato per il regime attuale pensi ancora che le decisioni dell'esecutivo siano sane o meno,che non gli vengano dei leggeri dubbi in mente(sempre che non sia già stata sputtanata dai media del biscione o controllati comunque dal premier pagliaccio)su cosa abbiano combinato nelle urne?
Appurato che l'opposizione attuale è alla canna del gas quasi come la maggioranza,l'ipotesi sciopero che però dev'essere continua e martellante come in Grecia(una bella settimanella a braccia incrociate che comporterebbe a patimenti economici sia a carattere nazionale che personale)è sempre più calda e chi non lo farebbe stavolta non avrebbe la stessa indulgenza ricevuta al confronto con quelli appena passati.
Unica nota è la giusta equiparazione tra dipendenti pubblici e statali,che hanno sempre avuto molti più privilegi di trattamento rispetto agli altri.
Articolo tratto da Indymedia preso dal quotidiano"Liberazione".

Licenziamo i licenziatori ! Avanti verso lo sciopero generale !

È scontro sull'ipotesi di modificare la disciplina sui licenziamenti contenuta nella lettera inviata dal governo al consiglio europeo.
Le opposizioni e i sindacati sono sul piede di guerra. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani parla di «inaccettabile minaccia», la Cgil annuncia che reagirà «con forza», Cisl e Uil promettono che se saranno fatte modifiche senza il consenso delle parti sociali sarà sciopero generale. «L'obiettivo è assumere, non licenziare», chiarisce il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. «'Licenziamenti facilì - spiega Sacconi - è un titolo che serve solo a spaventare una società già insicura ma che non rappresenta le misure suggerite dall'Europa ed accolte dall'Italia con altre proprie integrazioni». Sacconi annuncia che sarà aperto «presto un tavolo di confronto con le parti sociali, che invitiamo ad approfondire il merito senza pregiudizi. I »no« - conclude - non fanno nè crescita nè occupazione. E tantomeno aiutano la stabilità». «Non abbiamo introdotto misure così negative come in Grecia, dove ricordo che ci sono state misure come il licenziamento di un numero importante di impiegati pubblici, la diminuzione del 25 per cento degli stipendi», afferma Silvio Berlusconi rivendicando la differenza tra le decisioni in cantiere per i dipendenti pubblici e quelle viste a Atene. «Nulla di tutto questo. Da noi - scandisce - c'è solo la mobilità, e la possibilità che degli impiegati pubblici siano messi in cassa di integrazione per periodi limitati». Bersani taglia corto: «Sono inaccettabili minacce di entrare a piè pari sul mercato del lavoro». Mentre più in generale Fli promette che non farà sconti al premier: «Berlusconi ha scritto la lettera all'Unione Europea da solo, senza alcuna consultazione delle opposizioni. Non cerchi Berlusconi coinvolgimenti ex post, non gli faremo sconti», dichiara Carmelo Briguglio, vicecapogruppo vicario di Fli a Montecitorio. «Norme a senso unico contro il lavoro e il modello sociale italiano sono all'interno di una lettera da libro dei sogni, incubi per la verità». Così invece la Cgil bolla la lettera annunciando che «il sindacato reagirà con la forza necessaria». Il leader della Cisl Raffaele Bonanni promette: «Se il governo dovesse, senza il consenso delle parti sociali modificare l'assetto dei licenziamenti la Cisl andrà allo sciopero. Non siamo d'accordo a mettere mano sui licenziamenti ci sembra una provocazione mentre il Paese ha bisogno di coesione». Fa eco la Uil: Se il Governo decidesse di modificare le norme sul lavoro, unilateralmente, saremmo costretti a promuovere uno sciopero generale«, si legge nella nota della segreteria nazionale.

Uno sciopero unitario? «Dateci il tempo di parlare». Così la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ha risposto ai giornalisti che le chiedevano se fosse in preparazione uno sciopero unitario con Cisl e Uil, dopo le misure annunciate con la lettera di intenti del governo a Bruxelles. «Ci stiamo pensando - ha aggiunto Camusso - bisogna capire cosa in concreto il governo ha intenzione di fare, valuteremo tutte le possibilità, per il momento rimane certo l'appuntamento del 3 dicembre a San Giovanni a Roma».
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