martedì 25 ottobre 2011

DI PIETRO E MARONI IN DELIRIO CEREBRALE

Ma vi rendete conto dei deliri post manifestazione del 15 ottobre(e credo anche post sbornia)che Di Pietro e soprattutto Maroni hanno esternato nei giorni scorsi tirando in ballo la Legge Reale degli anni settanta e maggiori impunità per gli assassini in divisa,come se già non avessero abbastanza carta bianca con la loro sporca licenza di uccidere?
Che Di Pietro sia nato sbirro e che morirà sbirro è fatto risaputo prima ancora della sua discesa in politica,garantista di un'ingiustiza tutta italiana(anche se negli anni 90 fece molto per annientare la Prima Repubblica)che vede lo sbirro al vertice della catena di distruzione e alla base il lavoratore,lo studente,il disoccupato,l'immigrato e lo sfruttato che sono schiacciati da questa piramide di prevaricatori e ladri assassini.
Poi Maroni in delirio da festa padana vuole innanzitutto fare lo psicologo sparando a zero sulle presunte condizioni degli sbirri che dal dopo Genova 2001 sono rimasti schiacciati dalla depressione per essere passati da vittime a carnefici:forse il ministro dell'inferno non si ricorda di Carlo Giuliani e la macelleria messicana di Bolzaneto oltre alle centinaia di feriti in città.
Di Pietro e Maroni,così distanti politicamente e così affini quando c'è da leccare palesemente il culo alle forze repressive del disordine dando poteri simili a quelli che sono in atto in Euskal Herria o in altri regimi dittatoriali:articoli presi da Indymedia e Senza Soste.
Maroni - Disegno di legge per "evitare la galera ai poliziotti".

fonte: Lettera43.it 22 ottobre 2011
Uno scudo anti-prigione studiato su misura per la polizia. È l'ultima di Maroni. Dopo gli scontri di Roma sabato 15 ottobre, le misure legislative prima annunciate e poi spiegate in Senato, il ministro dell'Interno ha illustrato l'idea anti-violenza: «È una protezione che voglio dare alle forze di polizia in modo che non ci sia un pm che le mandi in galera. Sono misure che sono pronto a portare al Consiglio dei ministri chiedendo un decreto legge perché quello che è accaduto a Roma non accada più», ha detto Maroni a Salerno al corso di formazione politica del Pdl.
UOMINI E DONNE DISTRUTTI. «Non abbiamo strumenti di prevenzione», ha aggiunto il leghista, «le vittime sono i poliziotti, uomini e donne, che dal G8 di Genova hanno la condizione psicologica di passare per carnefici, perché quando un poliziotto viene processato per aver fatto il suo dovere non solo è uomo distrutto, ma si diffonde una consapevolezza: 'perché dovrei fare qualcosa che mi distrugge la vita?'».

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Si scatena il delirio repressivo: ecco cosa prevedeva la legge Reale.
Il paese era insanguinato dalla violenza di destra e di sinistra. Erano gli anni di piombo quando, il 22 maggio del 1975, il governo Moro decise di ricorrere a «nuove disposizioni a tutela dell'ordine pubblico». Norme che oggi, dopo gli scontri di sabato scorso a Roma, il leader dell'Idv Antonio Di Pietro rimpiange, e che il ministro dell'Interno Roberto Maroni vorrebbe in parte rispolverare. I 36 articoli del testo voluto dall'allora ministro della Giustizia Oronzo Reale ampliavano, e di molto, il potere delle forze dell'ordine, sia per quanto riguarda l'uso delle armi che per il ricorso al fermo preventivo. La legge sanciva di fatto il diritto delle forze di polizia di utilizzare armi da fuoco quando strettamente necessario anche per mantenere l'ordine pubblico.

E ancora: il ricorso alla custodia preventiva veniva esteso anche in assenza di flagranza di reato, sempre che vi fosse il «fondato pericolo di fuga» di persone nei cui confronti vi fossero «sufficienti indizi di delitto concernenti le armi da guerra o tipo guerra». In questi casi, le forze dell'ordine erano autorizzate a effettuare un fermo preventivo di 48 ore entro le quali dovevano darne comunicazione all'autorità giudiziaria, chiamata a interrogare e a convalidare il fermo entro le successive 48 ore. Consentite, in caso eccezionali di necessità e urgenza, l'identificazione e la perquisizione sul posto, anche senza un provvedimento dell'autorità giudiziaria, per accertare il possesso di armi, esplosivi o strumenti di effrazione. Infine, la legge Reale vietava l'uso di di caschi o di altro per rendere non riconoscibile il volto dei cittadini durante le manifestazioni.

Tali misure furono criticate e contestate da chi le riteneva eccessive, vennero modificate più volte nel corso degli anni e, nel giugno del 1978, sottoposte a referendum. Ma il 76,5 per cento dei votanti decise di non abrogare la legge. La tenaglia della legge Reale fu allentata nel corso degli anni, via via che andava scemando il pericolo del terrorismo interno. Ulteriori modifiche sulla riconoscibilità delle persone nei luoghi pubblici e sulle espulsioni all'estero sono state introdotte nel 2005, con l'entrata in vigore della cosiddetta legge Pisanu per il contrasto del terrorismo internazionale«. Con la pubblicazione del 'Libro Bianco sulla legge Realè, nel 1990, il centro d'iniziativa Luca Rossi ha calcolato che, proprio a seguito dei maggiori poteri attribuiti alle forze di polizia, dal 1975 a metà del 1989 sarebbero state uccise 254 persone e 371 ferite. Nel 90 per cento dei casi - secondo la ricerca - le vittime non possedevano nemmeno un'arma da fuoco al momento del confronto con le forze dell'ordine.
tratto da http://www.controlacrisi.org
18 ottobre 2011

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