lunedì 26 ottobre 2020

46 MILIARDI DI EURO,TANTO PER COMINCIARE

Continuamente alla spasmodica ricerca di soldi il governo,messo in ginocchio dalla crisi che ormai dura da dodici anni e aumentata dalle ripercussioni della pandemia nonostante la pioggia di milioni di Euro che però fanno fatica ancora a vedersi,non vede in là del proprio naso ed oltre alla sana tassa patrimoniale che è un vero e proprio tabù ma che metterebbe in sesto le casse statali,altro discorso proibitivo sono le tasse che i giganti del web non pagano in Italia.
Già precedentemente affrontato(madn le-evasioni-delle-web-corporation )Microsoft,Amazon e Google per dire quelli più famosi,evadono allegramente miliardi di tasse pagando poi cifre irrisorie in multe che sono ben lieti di saldare visto l'enorme guadagno che hanno,un poco come il gioco degli evasori ordinari che per pochi spicci non intaccano ricavi da nababbi.
L'articolo di Contropiano(i-giganti-del-web )riassume nuovamente e con cifre sempre più importanti il fatto che siano ben 46 miliardi di Euro(in cinque anni dal 2015 al 2019)le tasse non pagate da noi di questi colossi fuori controllo fiscale,che versano cifre ben più basse a paradisi fiscali che ora non sono più in isole sconosciute dei Caraibi ma anche in nazioni come l'Irlanda e l'Olanda(vedi:madn tasse-italiane-allestero ),contribuendo negativamente anche ad una concorrenza sleale verso attività economiche e commerciali che investono nel territorio italiano e che pagano il dovuto all'erario statale.

I giganti del Web hanno “guadagnato” 46 miliardi in tasse non pagate.

di  Stefano Porcari  

Secondo Mediobanca, in 5 anni grazie ai paesi con fiscalita’ agevolata, le multinazionali del Big Data hanno risparmiato 46 miliardi di dollari di tasse non pagate.

Circa la metà degli utili ante imposte dei giganti del web e del software e’ infatti tassato in paesi a fiscalita’ agevolata, come l’Irlanda e Singapore, con un conseguente risparmio fiscale di oltre 46 miliardi nel quinquennio 2015-2019.

Il tax rate effettivo delle multinazionali WebSoft (Software & WebCompanies), come le ha ribattezzate il report di R&S Mediobanca nella sua ricerca sul settore, e’ pari al 16,4%, al di sotto di quello teorico che si attesterebbe al 22,2%. Per citare solo alcuni dei big Microsoft, Alphabet (Google) e Facebook hanno potuto pagare meno tasse rispettivamente per 14,2 miliardi,11,6 e 7,5 miliardi a testa sfruttando tra l’altro, al pari degli altri giganti, il fisco piu’ favorevole anche in Usa e Cina.

Il report di Mediobanca analizza poi anche i bilanci dei 25 giganti del WebSoft valutando l’impatto del Covid-19 sui risultati del primo semestre 2020.

Nel quinquennio 2015-2019 le WebSoft – si rileva nel report – hanno più che raddoppiato il fatturato aggregato, con una performance complessiva superiore a quella delle multinazionali manifatturiere. Aumentano anche utili, forza lavoro e valore di Borsa. A fine 2019 i giganti del WebSoft valevano oltre otto volte l’intera Borsa italiana e quasi il triplo di quella tedesca. E hanno chiuso l’anno con 520 miliardi di euro di liquidità.

In Italia le società WebSoft hanno generato nel 2019 un fatturato aggregato pari a 3,3 miliardi di euro (lo 0,3% del totale globale) occupando però solo 11mila lavoratori (lo 0,5% del totale), con Amazon a vantare il maggior numero di lavoratori (circa 6mila a fine 2019). Ed hanno versato al fisco italiano solo 70 milioni di euro. Praticamente una petecchia!

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