Politicamente colpevole.
di Giulio Cavalli
Matteo Salvini è colpevole di aver inventato una guerra contro gli ultimi, usato la paura come arma politica, sdoganato il fascismo di ritorno. E non serve una sentenza di un tribunale per capirlo
Sarà il fine settimana del processo a Salvini, ci sarà il leader a sbraitare (lo sta già facendo da tempo) e tutti i suoi fan a inondare televisioni e social, tutti continuamente decisi a trasformare un processo giudiziario in un’arma politica, come sempre, da sempre, in questa politica italiana che si aggrappa ai giudici per avere lezioni etiche e morali, confondendo i due piani a proprio piacimento e sventolando i processi a favore o contro in base alle proprie convenienze. Matteo Salvini ha consegnato la sua difesa, anticipandola, qualche giorno fa a Barbara D’Urso (fate un po’ voi): il leader leghista sa bene che quel processo può essere un capitale da sfruttare fuori dall’aula giudiziaria. Allora lasciando da parte la sfida in punta di diritto conviene comunque tenere a mente qualche ragionamento che sarebbe il caso di ripetere, per l’ennesima volta.
Matteo Salvini è colpevole di avere usato delle persone per spingere una trattativa politica. Anzi: Salvini è colpevole di usare gli stranieri per fare politica. Non serve una sentenza di un tribunale per ripetere le centinaia di volte in cui ha usato un singolo fatto di cronaca nera per riproporlo come paradigma di un mondo. Salvini usa le persone: usa i suoi detrattori per dare sfogo alla sua folla, usa addirittura i presunti assassini perché è incapace di ragionamenti complessi sulla sicurezza, ha usato un citofono privato per fare campagna elettorale e ha usato i naufraghi della Gregoretti (perché erano naufraghi, va ricordato) per trattare con l’Europa, lo scrive lui stesso nella sua difesa in cui dice di averli tenuti alla deriva in attesa della conferma dei ricollocamenti. Un politico che ha bisogno del corpo dei disperati per trattare sui tavoli politici è colpevole di inettitudine e ferocia.
Matteo Salvini è colpevole di avere inventato una guerra contro gli ultimi. E proprio di guerra si tratta: se nella sua difesa dice di avere “difeso” la Patria significa che l’arrivo di quelle persone metteva a rischio la sicurezza nazionale. È un linguaggio sottile che poi esplode nella violenza verbale dei suoi sostenitori.
Matteo Salvini è uno dei mandanti morali del razzismo dilagante in Italia. Come Trump qualche giorno fa Salvini, da anni, non condanna il razzismo per accarezzarlo. Matteo Salvini ha sdoganato nelle sue liste i peggiori xenofobi (e fascisti) che si siano visti negli ultimi anni. Matteo Salvini ha inventato un “razzismo al contrario” contro gli italiani usando lo stesso furbo trucco che venne già usato nel corso della storia.
Matteo Salvini è colpevole di usare la paura come arma politica, ed è una vigliaccheria. Come scrive Jean-Paul Sartre nel suo libro L’antisemitismo – Riflessioni sulla questione ebraica, il razzista «è un uomo che ha paura. Non degli ebrei, certamente: ma di sé stesso, della sua coscienza, della sua libertà, dei suoi istinti, delle sue responsabilità, della solitudine, del cambiamento della società e del mondo; di tutto meno degli ebrei… Sceglie la permanenza e l’impenetrabilità della pietra, l’irresponsabilità totale del guerriero che obbedisce ai suoi capi, ed egli non ha un capo. Sceglie di non acquistare niente, di non meritare niente, ma che tutto gli sia dovuto per nascita – e non è nobile. Sceglie infine che il Bene sia bell’è fatto, fuori discussione, intoccabile… L’ebreo qui è solo un pretesto: altrove ci si servirà del negro o del giallo».
Matteo Salvini è colpevole di avere sdogano il fascismo di ritorno. L’ha fatto furbescamente iniettando un po’ di antiantifascismo e ogni volta finge di non avere consapevolmente eccitato gli animi di certa destra eppure ai suoi comizi sono rispuntati coloro che fino a ieri si vergognavano di essere fascisti e invece oggi lo gridano fieri.
Questo al di là della sentenza sulla Gregoretti. Perché sarebbe ora di prendersi la responsabilità di dare giudizi politici, senza aspettare processi.
Buon venerdì.
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Weekend di terrore a Marsala, raid di un gruppo di ultras contro i migranti.
Un commando razzista terrorizzava le persone di colore con raid nei fine settimana estivi. Tre giovani sono stati arrestati dalla polizia. Sequestrata anche una pistola.
di Fabio Greco
AGI - Un vero e proprio commando razzista, composto da ultras, nei weekend estivi ha seminato il terrore tra gli extracomunitaria Marsala . È stato smantellato dalla polizia che ha arrestato tre persone accusate di violenza privata, minaccia, lesioni personali, messe in atto con spietatezza e per finalità di discriminazione o di odio etnico razziale. In manette sono finiti Salvatore Crimi, 18 anni, Antony Licari, 24 anni, e Natale Salvatore Licari, di 36, tutti di Marsala appartenenti al gruppo 'Street Boys-Nucleo Ribelle, già sottoposti a Daspo.
Appuntamento con la paura per gli extracomunitari.
I fine settimana si erano trasformati in appuntamenti con la paura per i cittadini extracomunitari, bersaglio sistematico di pugni, calci e ginocchiate, e colpi inferti sedie in legno, tavolini, bottiglie di vetro e suppellettili varie. Una volta avvistati gli "africani e nivuri (neri, ndr)", il branco - spiega la procura della Repubblica di Marsala - gli si scagliava contro con veemenza e ferocia insultandoli e minacciandoli: "Non dovete più parlare perché siete di colore... vi ammazziamo, qui non avete il diritto di stare...".
Minacce a chi difendeva i migranti.
Il commando godeva dell'appoggio di diverse persone in città, conosciute per i loro metodi violenti. Chi prendeva le difese dei malcapitati, come accadde al titolare di un esercizio commerciale, finiva per essere minacciato e picchiato.
L'ordinanza di arresto sottolinea il clima di paura che si era instaurato in città, e la connivenza di diverse persone presenti ai fatti, che addirittura incitavano il branco: “Salvatore picchialo, picchialo”, ha urlato uno di questi a un componente del commando nel corso di un'aggressione. Inoltre, nessuno ha mai denunciato quanto accadeva. Le indagini sono state realizzate, sostanzialmente, con l'aiuto delle telecamere di sorveglianza collocate in diversi punti della città.
Nel corso della perquisizione effettuata presso l’abitazione del diciottenne è stata trovata una pistola semiautomatica priva di tappo rosso con relativo caricatore, marca Bruni, modello “New Police” cal.8 mm K, nr. 9 cartucce a salve cal.8 mm e nr. 1 cartuccia cal.7.75.
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