Ma guai a toccare Confindustria o Assolombarda,dal cui palco stasera il presidente della Lombardia Fontana ha detto palesemente che non metterà i bastoni tra le ruote a nessun (im)prenditore,così come aveva già comandato durante i periodi più bui della pandemia(vedi:madn verso-il-coprifuoco ).
D'altronde c'è chi parla di nuova ondata,la seconda,quando il coronavirus comunque non è mai andato in ferie e le regole si erano allentate per permettere le vacanze e la sopravvivenza di numerosi milioni di lavoratori che vivono di turismo e del suo indotto.
C'era quindi da aspettarsi altre limitazioni ma non almeno al momento una chiusura totale,il blocco tra le regioni o tra le province che si erano visti fino ad inizio giugno,e l'articolo(contropiano prove-lockdown-senza-disturbare-imprese )parla degli scenari che già da stasera verranno approvati dal governo,mentre ad esempio ci sono assembramenti sui mezzi di trasposto che l'80% della capienza sembra una barzelletta.
Queste nuove misure sono frutto anche certamente dell'inizio dell'anno scolastico checché se ne dica il contrario,ed era comunque palesato(forse)e intuibile questo nuovo innalzamento dei casi e fino a quando non ci sarà un vaccino purtroppo l'andazzo sarà questo,dico a ragione anche se purtroppo chi la pagherà saranno sempre gli stessi,in termini economici e anche di salute.
Prove di lockdown, ma senza disturbare le imprese…
di Dante Barontini
Ci risiamo. In tutti i sensi. L’esperienza non serve a niente, non si accumula, non induce a rettifiche sostanziali. Gli interessi economici prevalgono su tutto.
La crescita rapida dei contagiati da Covid-19, con il pesante corollario di ricoverati e morti, spinge obbligatoriamente il governo – tutti i governi del mondo, tranne quelli che hanno dato le risposte giuste, ossia quelle che funzionano – a “fare qualcosa”. O a far vedere di star facendo qualcosa…
L’ultimo Dpcm di Giuseppe Conte può essere descritto come un lungo catalogo di divieti che servono a ben poco. Non “completamente inutili”, diciamo, ma chiaramente diretti contro i comportamenti individuali nel tempo libero. Come se il virus si trasmettesse solo quando non siamo o non stiamo andando al lavoro…
Vediamole un attimo:
“a) In tutti i luoghi pubblici o aperti al pubblico è prescritto l’uso della mascherina, salvo i casi di comprovata impossibilità per particolari soggetti.
b) Nei luoghi privati il titolare, sia che trattasi di abitazioni familiari o sedi associative, può consentire l’accesso ad un massimo di dieci persone diverse dal proprio nucleo familiare risultante dall’anagrafe comunale.
c) Sono sospese le attività sportive che comportino contatto fisico, fatta eccezione per quelle che prevedano la contemporanea presenza di non più di sei soggetti nel campo da gioco. Sono escluse dalla presente disposizione le attività ricreative in centri sociali, comunità di recupero e di accoglienza.
d) Consentito svolgere individualmente attività motoria purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona, salvo sia convivente;
e) Gli studi professionali devono consentire la presenza di non più di una persona per ogni stanza, incentivando il ricorso allo smart working. Il ricevimento della clientela deve avvenire o con modalità telematiche o attraverso una barriera che non consenta il contatto. La stanza in cui avviene il ricevimento deve essere igienizzata dopo ogni accesso.
f) I matrimoni possono essere svolti con la sola presenza dei soggetti che devono intervenire secondo le norme dello stato Civile alla celebrazione e non più di dieci invitati. La mancata osservanza della disposizione determina l’invalidità del matrimonio stesso.”
Allo studio, come da indiscrezioni rilasciate ai giornali, altre limitazioni dello stesso genere, riguardanti i locali pubblici, i cinema, ecc.
Quanto potranno incidere sulla diffusione del contagio? Virologi ed epidemiologi seri (prendiamo ad esempio i prof Galli e Crisanti) sorridono alla domanda, perché “gli assembramenti” possibili in una società sviluppata come la nostra sono decine di più. Ma andare ad incidere su quelli intorno alla produzione o alla logistica è vietato, perché “il Paese non si può permettere un nuovo lockdown”.
Ne consegue, come logica, che quindi ci dobbiamo obbligatoriamente contagiare, prima o poi, visto che i possibili vaccini non arriveranno – come disponibilità universale – che a 2021 avanzato (più vicino alla fine che non all’inizio dell’anno). Se tutto va bene…
In tutto l’Occidente capitalistico, fin dall’inizio, la parola d’ordine è stata “salvare l’economia”, a costo di contare i morti a decine o centinaia di migliaia (negli Usa sono vicini ai 220.000, per ora). E fin dall’inizio era evidente che in questo modo non si sarebbe certamente ottenuto l’obbiettivo di “tutelare la salute” delle popolazioni, ma neanche quello di “salvare l’economia”.
A lavorare ci vanno infatti gli esseri umani e la diffusione del contagio, l’esplosione dei sintomi e i ricoveri in ospedale – come dire – “limitano fortemente” la possibilità di farlo. Quando alcuni comparti si bloccano, per forza di cose, rallentano o si fermano anche quelli collegati. Ma “i padroni” ragionano sempre come singoli (tranne quando devono combattere il movimento operaio), e non vedono le connessioni.
Il diktat che ha favorito la diffusione del virus in tutta Italia era scattato già nei giorni del panico generalizzato, quando gli ospedali straripavano di riceverati e i camion militari dovevano portare centinaia di bare verso i cimiteri.
Marco Bonometti, presidente fascista di Assolombarda, tra i grandi sponsor del neo presidente di Confindustria, Bonomi, lo ha rivendicato senza vergogna nel pieno della catastrofe.
Mentre molte testate pubblicavano foto e video di luoghi di lavoro “assembrati”, bus e metropolitane intasate all’ora di andare e tornare dal lavoro, Bonometti diceva che “Il vero errore è stato quello di lasciare che la gente andasse in giro, andasse nei bar, nei ristoranti, nelle discoteche.”
Eccolo lì il “discorso” che deve esser fatto passare (tanto, i grandi giornali e le tv sono di proprietà di una membro di Confindustria…). Per evitare piccoli lockdown, in zone limitate ma con presenza di “grandi interessi privati”, si è lasciato sciamare il virus. E poi si è stati costretti a lockdown nazionali, più duri, invasivi, economicamente disastrosi per tutti.
E questa è ancora oggi la linea dei governi neoliberisti – tutti. E’ permesso qualsiasi “assembramento” finalizzato alla produzione, è tendenzialmente vietato ogni comportamento similare se fatto nel tempo libero.
Criminalizzare gli individui nei loro spazi di libertà e proteggere accuratamente le imprese. Per quanto la propaganda di regime si applichi nel gestire queste “linee guida”, è fin troppo evidente che le varie “misure” prese dai governi non hanno affatto la possibilità di “contenere il contagio”.
Chiudere i bar dopo le 23 (o le 21, o le 19 o chiuderli del tutto) mentre ci si pigia a migliaia su bus, metropolitane, treni pendolari sa chiaramente di presa per i fondelli. E qui si crea anche il “brodo di coltura” per negazionisti imbecilli e “scettici” paraculi, della serie “inutile fare alcun contrasto all’epidemia, muoia chi deve morire ma mandiamo avanti la produzione”.
A completare il quadro criminale c’è pur sempre lo stato comatoso cui viene intenzionalmente ridotta la sanità pubblica. Passati i giorni della retorica, con la beatificazione degli “eroi” che morivano a grappoli per garantire assistenza anche a mani nude, si è ricominciato come prima e peggio di prima. Facendo di tutto per favorire la sanità privata.
Mentre le strutture pubbliche esplodono di richieste di tamponi (tutte le città vedono code chilometriche di auto in attesa ai drive in), quelle private sparano cifre mostruose (92 euro, in Lombardia) per effettuarli immediatamente.
Speculare sulla salute e la paura è criminale, ma è la prima cosa che viene in mente a chi pensa solo al profitto. Che diriga un’azienda o faccia “politica” locale, fa poca differenza. Lo dimostrano ancora una volta i fascioleghisti-berlusconiani alla guida della regione Lombardia, che sono riusciti nell’invidiabile impresa di acquistare in ritardo i normali vaccini antinfluenzali, far vincere la gara all’impresa produttrice di un vaccino non certificato dall’Aifa e pagarlo cinque volte il prezzo normale…
In sintesi, sette mesi dopo, siamo sempre alla manifestazione della stessa politica criminale: di fronte al dilemma di ogni pandemia – “il Pil o la vita” – i governi liberisti rispondo in coro “viva il Pil!”.
Il problema è che sono criminali senza cervello, perché facendo dilagare l’epidemia – alla fin fine – si blocca anche l’economia. Per più tempo, in misura maggiore, con più danni.
Cosa bisognerebbe fare? Lo abbiamo detto dall’inizio, ascoltando gli scienziati più seri: fare vere zone rosse (stile Wuhan, per intenderci) là dove si registrano focolai, e lasciar funzionare il resto del paese, pronti ad isolare rapidamente i contagiati. E tacitando gli industriali.
Ma andava fatto dall’inizio…
La differenza si vede, si sente, si tocca. Dalla Cina in questi giorni sono arrivate immagini e video con milioni di persone durante la settimana di ferie per l’anniversario della Rivoluzione, “assembrandosi” come solo un popolo di 1,4 miliardi di persone può fare.
Ma senza virus, battuto e tenuto sotto stretta osservazione (solo 21 casi, due giorni fa, tutti di “importazione”).
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