mercoledì 2 settembre 2020

SALVATORE MANCUSO GOMEZ,"EL MONO"

In questi giorni direttamente impacchettato dagli Stati Uniti dovrebbe arrivare uno dei criminali più spietati del mondo,il colombiano di origini italiane Salvatore Mancuso Gomez noto come El Mono(la scimmia)o il Signore della droga,narcotrafficante,paramilitare e assassino protagonista di massacri e omicidi,sequestri e traffico internazionale di droga(tonnellate di cocaina).
Un errore grave della magistratura colombiana ha fatto sì che Mancuso non possa essere estradato in Sudamerica,che poi bisogna vedere se questo sbaglio lo sia davvero,e gli avvocati del capo di una delle milizie di paramilitari create dai fascisti colombiani con i soldi della Cia per combattere soprattutto le Farc,lo faranno pervenire in Italia,presso le Procure di Catanzaro e Reggio Calabria dove però assicurano che i crimini compiuti in Colombia verranno perseguiti,oltre a quelli che coinvolgono il condannato per il filo diretto che lo lega alla 'ndrangheta.
Gli articoli sono di Contropiano e Infoaut:un-narcofascista-pluriomicida-colombiano-arriva-in-italia-libero e l-assassino-salvatore-mancuso-non-puo-e-non-deve-entrare-in-italia ).

Un narcofascista pluriomicida colombiano arriva in Italia, libero

di  Federico Rucco  

Arriverà in Italia con un volo Delta da New York. L’uomo si chiama Salvatore Mancuso Gomez, figlio di un italiano di Sapri emigrato in Colombia. Un nome che ha seminato terrore nella Colombia degli scorsi decenni.

Salvatore Mancuso, è stato un boss delle cosiddette Autodifese Unite della Colombia (Auc), unità paramilitari di destra sorte contro la guerriglia delle Farc e dell’Eln, apertamente sostenute dalla Cia e dai governi di Bogotà e in stretta connessione con i cartelli del narcotraffico.

Mancuso viene espulso dagli Stati Uniti, dove ha scontato una lunga pena detentiva per narcotraffico nel carcere di Atlanta, e trasferito in Italia. 

A riportare la notizia è stato il quotidiano El Tiempo di Bogotà. Il giornale, citando fonti vicine all’avvocato di Mancuso, Joaquin Perez, scrive che: “un giudice federale Usa ha accettato gli argomenti della difesa dell’ex comandante, che è figlio di un emigrato italiano, ed ha ordinato la sua deportazione in Italia”. 

Durante l’udienza, riporta El Tiempo, “è stato chiesto ad un procuratore, April Denis Seabrook, se rappresentasse il governo degli Stati Uniti. Lei ha detto di sì ed ha aggiunto che si impegnava a trasferire Mancuso in Italia prima del 4 settembre”. 

L’avvocato di Mancuso ha confermato la volontà del suo assistito di essere inviato in Italia. Nell’udienza il giudice ha chiesto di essere informato del luogo in cui Mancuso, una volta libero in Italia, osserverà la quarantena legata alla pandemia.

In questi giorni, sostiene El Tiempo, l’ex leader delle Auc sarà trasferito a New York da dove, hanno spiegato fonti federali Usa, parte un volo della Delta, operato da Alitalia, diretto a Roma. Se effettivo, il trasferimento di Mancuso in Italia e non in Colombia sarebbe dovuto ad errori procedurali commessi in passato dalle autorità colombiane nella richiesta di estradizione. 

Il Ministero della Giustizia e la Procura di Bogotà hanno chiesto che Mancuso “compaia davanti alla giurisdizione colombiana, al fine di garantire il raggiungimento della verità, la riparazione che meritano le vittime dei crimini a lui attribuiti”. La richiesta è stata presentata il 15 aprile scorso.

Salvatore Mancuso è stato il numero due di Fidel Castaño, che insieme al fratello Carlos, avevano costiuito l’Auc, (Autodifese Unite della Colombia) un esercito privato dei ricchi e dei proprietari terrieri attivo nelle zone di Cordoba e Uraba. 

Per finanziare la loro milizia, Fidel e Carlos Castano, sfruttarono vecchie conoscenze con i narcotrafficanti, tra cui prima Pablo Escobar e poi i suoi concorrenti.

Secondo alcune fonti, Salvatore Mancuso, dal 1996 fu il responsabile della produzione di cocaina nell’area di Cordoba. Otto anni dopo arrivò a produrre 1300 tonnellate di pasta di cocaina l’anno, solo 1000 invece secondo lo stesso Mancuso.

Lo stesso Mancuso ha confessato la sua partecipazione all’assassino di quasi 300 civili in Colombia. Gli viene inoltre contestata la responsabilità in quanto capo delle AUC di vari massacri tra cui: la strage di Mapiripan (nella quale morirono 27 contadini), il massacro de El Aro (nel quale vennero assassinati 15 contadini, presunti pro-guerriglia, per il quale è stato condannato a 40 anni di carcere, mai scontati per l’adesione alla Ley de Justicia y Paz), la strage della Gabarra nel 1999 dove morirono 35 civili, e il famigerato massacro del villaggio di El Salado, quello “in cui sopravvissero solo i cani”.

L’uomo è accusato di 588 omicidi e 136 massacri in Colombia, sia durante la fase controinsurrezionale in funzione anti Farc sia nella fase del narcotraffico.

Ma il leader paramilitare e narcotrafficante Salvatore Mancuso ha qualche problema in sospeso anche in Italia per le sue attività nelle quali è coinvolta anche la ‘ndrangheta. 

Mancuso risulta coinvolto nell’Operazione “Decollo” che portò all’arresto di 159 persone, tra cui vi erano i boss delle N’drine Natale Scali (di Gioiosa Jonica) e Santo Scipione (di San Luca). Mancuso avrebbe fatto arrivare al porto di Gioia Tauro ben 8 tonnellate di cocaina dalla Colombia. 

Insomma un personaggio a tinte fosche da ogni punto di vista. E arriverà in aereo, non su un barcone.

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L’assassino Salvatore Mancuso non può e non deve entrare in Italia!!! 

Álvaro Uribe Vélez, ex presidente colombiano nonché creatore materiale del “Paramilitarismo”, Iván Duque, attuale mandatario e l’oligarchia colombiana tutta, festeggiano il silenzio del loro Killer.

Salvatore Mancuso Gómez, figlio di un immigrato italiano, nato a Montería (Colombia) il 17 agosto 1964, è un narcotrafficante ed ex comandante “paramilitare” delle “Autodefensas Unidas de Colombia” (AUC); smobilitato nel 2005 ed estradato negli Stati Uniti nel 2008 solo per reati di narcotraffico.

Mancuso è accusato di aver commesso oltre 75.000 crimini di Lesa Umanità in territorio colombiano, ma nonostante abbia scontato la sua pena negli Stati Uniti rimane attualmente nel carcere di Atlanta a causa del Coronavirus.

Mancuso ha riconosciuto il suo coinvolgimento personale in almeno 300 omicidi e viene indicato come responsabile, nel ruolo di comandante, del massacro di “Mapiripán” in cui vennero assassinati venti contadini indifesi e dove è stata trovata una prima fossa con 78 cadaveri, mentre si attende la localizzazione di almeno altri 400 cadaveri; un vero e proprio campo di sterminio e genocidio.

Ma questo killer al servizio della oligarchia colombiana è coinvolto anche nel massacro di “El Aro” dove vennero uccisi altri 15 contadini nel 1997; è stato altrettanto imputato del massacro della “Gabarra” nel 1999, dove furono uccise 35 persone e del massacro di “El Salado”, nel febbraio 2000, considerata una delle azioni più sanguinarie dell’AUC dove furono uccise oltre 100 persone.

Mancuso ha confessato che il “Blocco Catatumbo”, che lui comandava, è stato il responsabile della morte di oltre 5000 civili e che le strutture paramilitari hanno avuto piena connivenza politica ed economica con tutti i rami del potere dello Stato, interferendo militarmente con stragi e minacce di morte, nonché omicidi selettivi, sia nell’ambito locale che nelle elezioni presidenziali.

Oltre che dei reati di narcotraffico per cui è stato estradato negli Stati Uniti nel 2008, Mancuso è accusato di traffico di droga anche dalla giustizia italiana e dalla Guardia di Finanza di Milano che lo accusano, insieme a suo cugino già arrestato in Liguria, di aver trafficato droga per la mafia calabrese.

Ma nonostante questa terrificante realtà il governo colombiano non si è attivato in nessun modo per far rientrare e processare Salvatore Mancuso per le sue atroci ed oggettive responsabilità nella politica di sterminio contro chiunque si opponesse alle scelte politico-economiche del governo di turno; eliminando fisicamente sindacalisti, leader politici, sociali, o imponendo l’abbandono di intere regioni del paese a migliaia di contadini per implementare monocolture agricole a pieno appannaggio delle multinazionali.

Mancuso non viene “richiesto” dalla pseudo giustizia colombiana perché è lui stesso testimone chiave delle cause e dei reali mandanti di quella politica di sterminio orchestrata dal passato presidente della repubblica e plurindagato Álvaro Uribe Vélez e dai settori economici e politici che lo hanno servilmente sostenuto.

Infatti non è un caso che sia l’ambasciatore della Colombia negli Stati Uniti, Francisco Santos Calderón, l’incaricato ufficiale di “ottenere” l’estradizione di Salvatore Mancuso in Colombia, con cui in realtà figura in giudizio come complice nella creazione dei gruppi paramilitari a Bogotà e Bucaramanga. La formazione di queste bande criminali venne programmata nel 2000 con la partecipazione dello stesso Santos Calderón e dell’ex Procuratore Generale e attuale ambasciatore della Colombia presso l’Organizzazione degli Stati Americani -OEA- Alejandro Ordóñez.

Fu proprio l’indagato Francisco Calderón a dare origine ai cosiddetti “falsi positivi”, affermando che era una grande occasione quella di togliere “vagabondi e poveri” dalla strada per poi assassinarli a sangue freddo inscenando finti combattimenti con la guerriglia, rispondendo così all’incessante richiesta dei vertici militari di “effettivi risultati” sul piano delle azioni contro le organizzazioni in armi.

In Colombia ad oggi si contano 2.248 casi di persone sequestrate, “fucilate” dagli organi militari dello Stato e successivamente presentate come “trofei di guerra” contro le organizzazioni alzate in armi.

Ma potremmo parlare dello sterminio di ex combattenti che dopo aver sottoscritto storici accordi di pace, sono diventati con le loro famiglie facili obbiettivi militari; dalla firma degli Accordi di Pace con le FARC nel 2016, 215 di loro sono stati assassinati dagli sgherri di Uribe e Duque; mentre l’Onu ha documentato 33 massacri e 97 assassinii e la “desaparición” di oltre 200 mila persone.

Nonostante il silenzio e l’ipocrisia dei governi europei per la consegna del “premio Nobel per la Pace” nel 2016 a chi in Colombia invece ha creato, sostenuto e applicato l’annientamento sistematico delle opposizioni politiche, sociali e rivoluzionarie con il “miraggio” della fine della guerra e il virtuale smantellamento dei gruppi paramilitari, quest’ultimi sono invece ogni giorno più forti, più organizzati e più aggressivi. Ma sopratutto sempre più foraggiati e vincolati all’esercito e alla polizia colombiana.

Salvatore Mancuso è parte integrante di questo genocidio. Non ha mai pagato un solo giorno di galera per le migliaia di vittime da lui causate, né per la creazione di tutto l’apparato di repressione e di guerra contro contadini, operai e le opposizioni sociali e politiche.

Salvatore Mancuso in Italia sarebbe un “uomo libero”. Libero incluso di riorganizzare i suoi contatti e i suoi criminali progetti.

Salvatore Mancuso deve essere estradato immediatamente in Colombia per testimoniare fedelmente sul suo ruolo politico e militare dentro il progetto paramilitare creato dall’ex presidente Álvaro Uribe Vélez e finanziato dai poderosi settori economici colombiani nonché dalle multinazionali e dalla amministrazione nord americana attraverso i famosi “Plan Colombia”.

26/08/2020

Comitato “Carlos Fonseca”, Roma

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