martedì 8 settembre 2020

IL FUNERALE DI ZINGARETTI

Solamente qualcuno alieno alla politica italiana non aveva previsto il sì al referendum di settembre sul taglio dei parlamentari da parte del Partito Democratico,uscito dalla direzione dopo l'approvazione della proposta del segretario Nicola Zingaretti.
Una scelta che era nell'aria e che segnerà la sconfitta politica di un segretario che da quando si è insediato non ha portato modifiche propositive ad un partito già con l'acqua alla gola che non è stato capace di levarsi di dosso l'ombra di Renzi,che ha fatto virare a destra questo che nell'albero genealogico delle successioni che ha avuto doveva essere l'erede del Pci,cosa già allontanata dalla memoria storica del comunismo fin dalla creazione del Pds e dalla venuta di Occhetto.
C'è un ma,in quanto numerosi simpatizzanti e iscritti al Pd,la famosa e tanto evocata base del partito,quella che a detta dei pezzi grossi che senza di essa il Pd non è nulla,ha già scaricato anticipando in molti casi l'attesa per la scelta del partito dicendo no al quesito referendario per le giuste motivazioni che questa gravosa quanto importante scelta implica.
Essere al guinzaglio dei cinque stelle che probabilmente già a queste regionali subiranno una mazzata letale che replicheranno alle prossime amministrative non è una bella visione da parte dei sostenitori piddini,ed in più casi anche amministratori locali nonché alcuni deputati e senatori,hanno ribadito il loro diniego alla vicina consultazione referendaria.
Perché fortunatamente il libero arbitrio della propria testa a volte non segue l'indicazione di un partito,perché se da un lato i grillini sono da sempre per una democrazia sempre più oligarchica e quindi non rappresentativa del popolo italiano,quindi contro quello che vorrebbero ottenere col taglio delle poltrone,il Pd ha molte anime che ragionano in termini di difesa della Costituzione nonostante talvolta siano guidati da segretari che calpestano tale Carta.
L'articolo(ansa referendum-zingaretti )la decisione del sì che ovviamente implica una serie di reazioni politiche,più che altro suggerimenti mascherati da ricatti,che i dem vorrebbero a loro volta come scambio per le riforme,sempre che come penso questo governo dopo il referendum e le regionali non sia un lontano ricordo.

Pd dice sì a referendum. Zingaretti: 'Avanti con le riforme'.

Sì della direzione Dem al segretario.Prima prova sulla legge elettorale.

La Direzione del Pd approva la proposta del segretario Nicola Zingaretti di votare sì al referendum del 20 settembre, passaggio tutt'altro che indolore in casa Dem dove, pur con toni pacati, le posizioni pro e contro il taglio dei parlamentari sono rimaste immutate. Un sì, in ogni caso, che rafforza i vincoli dell'alleanza con M5s, nella speranza che ora siano i pentastellati a compiere passi verso le direzioni auspicate dagli alleati Dem, a partire dalle modifiche ai decreti Salvini, l'utilizzo delle risorse del Mes e il cammino delle riforme. Queste battono il passo con il centrodestra pronto alle barricate, come dimostrano gli 800 emendamenti presentati al ddl Fornaro, una delle riforme costituzionali volute dalla maggioranza per correggere il taglio dei parlamentari. "Mentre propongo il SI - ha detto Zingaretti nella sua relazione - dico che dobbiamo respingere le motivazioni banali che il taglio del numero dei parlamentari farebbe risparmiare soldi allo Stato. I risparmi sarebbero minimi e non costituiscono il motivo principale del nostro si'. Il motivo principale sta nel fatto che a questo atto possono seguire altre riforme". Insomma la vittoria del No suonerebbe come il "de profundis" a ogni futuro tentativo di modificare la Costituzione, come l'adozione del bicameralismo differenziato che anzi il Pd deve rilanciare con una raccolta di firme, ha detto Zingaretti accogliendo una proposta di Luciano Violante.

"La decisione di votare Sì è stata presa dai parlamentari in grandissimo numero. E' chiaro che all'interno delle forze politiche ci possono essere distinguo e discussione ma la decisione" presa dalla Direzione Pd "era una decisione anche modo attesa" rispetto al voto parlamentare. Lo dice il premier Giuseppe Conte parlando con i cronisti a Beirut. "Non credo che la maggioranza fosse così agitata sul referendum", aggiunge il premier a chi gli chiede se il Si del Pd al referendum "tranquillizzi" la maggioranza.

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