Usa: attivista sospettato di aver sparato al Patriot Prayer è stato ucciso dalla polizia.
Michael Reinoehl è stato ucciso ieri dagli agenti federali. L'uomo era sospettato di aver sparato all'estremista di destra Aaron J. Danielson dei Patriot Prayer sabato notte. I Patriot Prayer sono un gruppo di estrema destra di base a Portland la cui principale attività è stata quella di provocare e attaccare le manifestazioni antifasciste e contro il razzismo strutturale.
La sparatoria è avvenuta dopo un crescendo di tensioni che si sono gradualmente intensificate per tutta la notte di sabato mentre una carovana di auto pro-Trump si spostava lentamente attraverso la città.
I video pubblicati online mostrano persone su auto e suv adornati di bandiere che attraversano gruppi di manifestanti antifascisti e BLM cercando di investirli, aggredivano il corteo con utilizzo di pistole paintball verso la folla e usano spray al pepe. Molti di loro invece brandivano armi da fuoco.
Reinoehl, 48 anni, con due figli ed ex snowboarder professionista, aveva aderito da tempo alle proteste contro gli abusi di polizia e il razzismo strutturale negli Stati Uniti, partecipando alla sicurezza nelle manifestazioni. Aveva denunciato in passato la violenza della polizia nei confronti dei manifestanti e le provocazioni dei suprematisti bianchi che più volte hanno attaccato le proteste.
L'uomo si trovava a Lacey, nello Stato di Washington, dove è stato ucciso dai federali, per partecipare ad un'intervista con Vice News su quanto accaduto quella notte a Portland. Durante l'intervista Reinoehl ha implicitamente ammesso di aver sparato, ma ha sottolineato che si è trattato di un atto di autodifesa: "Sai, molti avvocati suggeriscono che non dovrei nemmeno dire nulla, ma sento che è importante che il mondo sappia almeno un po' di ciò che sta realmente accadendo, perché è stata fatta un sacco di propaganda". "Non avevo scelta. Voglio dire, io, avevo una scelta. Avrei potuto sedermi lì e guardarli uccidere un mio amico di colore. Ma non l'avrei permesso".
"Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso." continua Reinoehl nell'intervista. "Non ero nemmeno a conoscenza di cosa stesse succedendo. Ero fuori con mio figlio, stavamo guidando attraverso la città e ci è capitato di vedere centinaia di furgoni con delle bandiere e così ho informato i miei amici di quello che avevo visto e una volta finito quello che stavo facendo con mio figlio sono tornato a casa. Poi ha ricevuto una telefonata che diceva che avrebbe potuto essere una buona idea andare lì e che la sicurezza poteva essere necessaria.
Non sapendo cosa ciò avrebbe comportato.
Non avevo idea di quale fosse la situazione in cui stavo andando. Un tempo amavo davvero questo paese e rispettavo la bandiera e tutto ciò che rappresentava, ma a causa di tutto questo ogni volta che vedo un grosso camion specialmente con la bandiera, penso immediatamente che sono fuori a prendermi. C'erano 600 veicoli. Chissà che molti stessero solo passando per il centro ma come ho detto quando mi sono presentato ho visto un numero maggiore dei loro veicoli rispetto a quelli dei veri cittadini. Sembrava l'inizio di una guerra. Era un libera tutti e la polizia lo stava permettendo.
"Ho capito cosa era successo, ero sicuro di non aver colpito nessuno innocente. […] Stanno cercando di farci sembrare tutti terroristi e stanno cercando di farmi sembrare un assassino. Ho notato che continuano a dire che non è chiaro che ciò se è successo sia collegato alle proteste. È una bugia, loro sanno che lo è.
Per non parlare del fatto che dicono di non sapere chi fosse. È una bugia. In un'ora su facebook e twitter, tutti che hanno la mia faccia e il mio nome etichettati come il tiratore. Vogliono dipingere un quadro in cui antifa ha un grande coinvolgimento. Molte persone non capiscono cosa rappresenti l'antifa e se guardi alla sua definizione di base è solo antifascista e io sono antifascista al 100%. Non sono un membro dell'antifa, non sono un membro di niente. Onestamente, odio dirlo, ma vedo una guerra civile dietro l'angolo."
Gli US Marshal hanno giustificato l’omicidio di Reinoehl dichiarando che una task force stava tentando di arrestarlo nello stato di Washington, ricercato con l'accusa di omicidio dal tribunale della contea di Multnomah, dichiarando poi: "I rapporti iniziali indicano che il sospetto ha estratto un'arma da fuoco, minacciando la vita degli agenti delle forze dell'ordine. I membri della task force hanno risposto alla minaccia e hanno colpito il sospetto che è stato dichiarato morto sulla scena", mentre nessuno dei membri della task force è rimasto ferito. La dinamica dell'omicidio di Reinoehl però per il momento non è confermata da altre fonti, e appare piuttosto particolare, visto anche quanto l'attivista ha dichiarato nell'intervista. Che si sia trattato di una trappola o di una esecuzione in piena regola? Per il momento è difficile fare ipotesi.
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Portland. L’intervista a Michael Forest Reinoehl, antifa ucciso dalla polizia.
di Redazione Contropiano
“Avrei potuto rimanere lì a vederli uccidere un mio amico di colore. Ma non l’ho fatto.”
Da quando un membro del gruppo di estrema destra Patriot Prayer è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco durante una manifestazione a Portland, lo scorso 29 agosto, le indagini della polizia si sono focalizzate su Michael Forest Reinoehl, 48enne veterano dell’esercito e padre di due figli che ha agito per quella che egli stesso definisce “sicurezza” durante la protesta di Black Lives Matter.
Il Wall Street Journal riporta che Reinoehl era nel mirino di Aaron “Jay” Danielson, che faceva parte di una grossa carovana pro-Trump (600 macchine) partita da Clackamas quello stesso giorno. In una conversazione rilasciata a VICE News con il giornalista freelance Donovan Farley, Reinoehl dichiara che aveva intuito che lui ed un suo amico nero stavano per essere pugnalati, e che aveva agito per legittima difesa.
Poco dopo che VICE News ha riportato questa conversazione, Reinoehl è stato ucciso in una colluttazione con degli agenti, quando una task force federale che ricerca fuggitivi aveva tentato di arrestarlo, secondo quanto riporta il New York Times.
“Sai, un sacco di avvocati dicono che non dovrei proprio dire nulla di nulla, ma io penso che sia importante far sapere al mondo cosa sta succedendo”, dice Reinoehl a VICE news. “Non avevo altra scelta, cioè, sì, ce l’avevo: avrei potuto rimanere lì a vederli uccidere un mio amico di colore. Ma non l’ho fatto.”
Portland è stato un punto focale per le proteste dalle elezioni del 2016, ma dall’uccisione di George Floyd a maggio, le manifestazioni sono diventate più caotiche ed estremamente più violente, Ad agosto, un simpatizzante dell’estrema destra è stato arrestato per aver sparato su una folla di manifestanti di Black Lives Matter. Alan Swinney, membro del gruppo filo-Trump Proud Boys, ha tirato fuori una pistola e l’ha mostrata ad alcuni manifestanti; un gruppo di militanti della sinistra radicale è stato ripreso in un video mentre tiravano fuori un uomo dal proprio SUV e l’hanno picchiato.
L’uccisione di Danielson è il primo “omicidio” attribuito a proteste antifasciste da anni. Accade una settimana dopo che Kyle Rittenhouse, 17enne simpatizzante di Trump, ha sparato a tre manifestanti a Kenosha, nel Wisconsin, uccidendone 2. L’avvocato di Rittenhouse dice che il suo assistito ha agito per legittima difesa.
Reinoehl è stata una presenza notturna costante ai presidi di Black Lives Matter di Portland. Ad inizio luglio, è stato arrestato per aver portato una pistola ad una protesta. Il WSJ riporta che il caso rimane aperto. Sempre a luglio, rimane ferito al braccio dopo aver cercato di sequestrare una pistola a un manifestante di estrema destra durante una colluttazione.
Reinoehl dice di essersi accorto della parata pro-Trump dopo aver visto “numerosi Suv con delle bandiere” mentre girava a Portland in macchina assieme al figlio adolescente. “Ho aggiornato i miei amici su quel che avevo visto, ho finito di fare quel che dovevo fare con mio figlio, sono tornato a casa e ho ricevuto una telefonata che mi diceva di passare da quelle parti” dice. “Era necessario prendere delle misure di sicurezza, anche se non sapevo bene cosa volesse dire. Non avevo idea in cosa mi stessi andando a ficcare.”
“Vedo tutti questi veicoli, gente dietro i SUV che urlava mentre fa svolazzare mazze e bastoni in direzione dei manifestanti che a loro volta urlavano contro di loro”, dice Reinoehl.
Alle 20:45 Reinoehl racconta di essere andato in soccorso di un suo amico circondato da SUV carichi di militanti pro-Trump armati. “Ho visto una persona che è un mio caro amico del movimento che si confrontava praticamente da solo con questi veicoli” dice Reinoehl a Farley “e quindi gli ho fatto sapere che ero a sua disposizione, ho parcheggiato la mia auto e l’ho raggiunto, e mi sono ritrovato all’intersezione davanti al food truck, dove c’erano alcune macchine e furgoncini con persone armate.”
Reinoehl sottolinea che le persone che partecipavano alla carovanata pro-Trump erano armate pesantemente e non avevano “pistole da paintball” (quelle che sparano palline di gelatina colorata ndT), come sottolinea la stampa.
Si è ritrovato in un confronto dove un uomo lo minacciava ed un altro aveva un coltello in mano “Avrebbe potuto colpirmi o pugnalarmi”.
I video dei passanti mostrano poi un uomo che assomiglia a Reinoehl, con lo stesso tatuaggio sul collo, sparare due colpi contro Danielson e poi andarsene. “Mi volevo assicurare di non ferire nessuna persona innocente e poi andarmene.” dice.
Dopo la sparatoria, Reinoehl si è dato alla macchia, trasferendosi con i figli in un posto sicuro, dopo che colpi d’arma da fuoco sono stati sparati alla sua casa, a qualche ora di distanza dall’incidente. “Mi stanno dando la caccia” Dice Reinoehl. “C’è un post in cui si dice che i cervi quest’anno dovranno sentirsi fortunati, perché ora la stagione è aperta per Michael Reinoehl”.
Non si è autodenunciato, sapendo che i militanti dell’estrema destra avrebbero collaborato apertamente con la polizia, la quale non avrebbe protetto lui e i suoi familiari.
Dice che al momento dello scontro e della sparatoria, non c’era polizia ad aiutare. “Non c’era sicuramente nessuno in vista, nessun agente, nessuno che potesse intervenire. Era un tutti contro tutti. E la polizia lasciava che accadesse”, dice.
Due settimane dopo, conferma di non avere ripensamenti su quel che ha fatto: “Se c’è la vita di qualcuno che mi è caro in pericolo ed ho i mezzi per intervenire…penso che qualunque altro essere umano farebbe lo stesso,” ammette.
Reinoehl dice di aver parlato con degli avvocati i quali sostengono che “ci sono delle prove per confermare il fatto che abbia agito per legittima difesa perché c’è un’ovvia minaccia alla mia vita”.
Giovedì, il sindaco di Portland Ted Wheeler ha dichiarato che gli accertamenti sull’incidente sono ancora in alto mare: “Non abbiamo ancora tutti i fatti. Non siamo ancora riusciti a parlare con tutti i testimoni. Non siamo ancora riusciti a elaborare tutti i video provenienti dai negozi in loco”, dice a KOIN 6 News.
“Penso che stiano provando a darmi altre incriminazioni. Troveranno altri modi per tenermi dentro”, ci risponde Reinoehl quando gli viene chiesto perché non ha raccontato questa storia alla polizia. “Onestamente, mi dispiace, ma mi pare ci sia una guerra civile dietro all’angolo”, sostiene “Quello sparo sembrava l’inizio di una guerra.”
Da Vice News
Traduzione a cura di Tiziano di Giuseppe
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