venerdì 4 maggio 2018

RENZI IL BULLO


Da anni ormai,e non sono il solo a dirlo,che Renzi è il problema di un Pd che vede un salasso di voti sempre più imbarazzante e che dà sempre più spazio soprattutto ai partiti di destra piuttosto che a quelli di sinistra.
Perché il Pd con l'avvento del giglio magico non è davvero più un partito di sinistra così come hanno dimostrato le azioni di quando è stato al governo,insomma anche qualche anno prima con Prodi e Bersani che hanno dato il via alle privatizzazioni,ma con i tagli a tutto ciò che è pubblico,il job act,le ambiguità su altri temi portanti come la sicurezza e l'immigrazione,hanno portato l'Italia e gli italiani a ripudiare la sinistra per"merito"di questo bullo arrogante.
Ed il Pd stesso ha dimostrato anche ieri di stare attaccato ancora alle sue vesti,con Martina reggente del partito un poco burattino e molto populista dall'interno del Pd,anche una brava persona che però manca di personalità e di quel poco di cattiveria che serve a svegliare gli iscritti.
Perché la proposta di governo con Di Maio che aveva chiesto esplicitamente di mettere Renzi all'uscio,alla fine è stata snobbata perché i fili li tira ancora questo pezzente che ha saputo accalcare un popolo di zombie che sono stati attratti dalle sue false promesse(madn nuove-primarievecchio-pd ).
L'articolo di Left(oui-il-pd-cest-moi )riprende questo discorso di una direzione di un partito ormai a gambe all'aria che nel caso di una prossima tornata elettorale perderà sicuramente ancora voti grazie all'immobilismo generale e di una minoranza(o più)che starnazzano tanto ma che poi alla fine non combina nulla.
Forse la paura è quella che il Pd possa implodere su se stesso e allora vedremo personaggi politici proiettati da destra a sinistra,oppure ricostruire un centro che per ora e per fortuna non esiste più.

Oui, il Pd c’est moi.

di Giulio Cavalli
Non è tanto Matteo Renzi che stupisce. Renzi è così, piaccia o no, prendere o lasciare, e anche se paga lo scotto di una personalità piuttosto arrembante sempre pronta a sfociare nel bullismo, Renzi nel Pd sta facendo il Renzi, niente di nuovo, il suo solito copione.

Il tema piuttosto è un altro ed è ben altro dall’ex presidente del consiglio o l’ex segretario di turno ed è tutto incentrato sulle minoranze che nel Partito democratico si sono via via succedute e che paiono tutte le volte incagliarsi sullo stesso punto: il coraggio.

La direzione del partito di ieri (che ha praticamente votato sull’intervista televisiva del suo ex segretario) dimostra ancora una volta l’incapacità di elaborare, organizzare e sostenere una visione differente dalla maggioranza riuscendola a spiegare ai propri elettori e prendendosi la briga di portarla avanti anche nei luoghi decisionali del partito.

Mi spiego: al di là di quella che può essere la mia opinione personale su ciò che dovrebbe fare il Pd con il Movimento 5 stelle (e certo spetta al Pd deciderlo più che agli agguerriti editorialisti che si sentono tutti segretari oltre che allenatori) la scena di ieri porta con sé qualcosa di sgraziato nell’esito del voto: si direbbe, leggendo il risultato, che non sia mai esistita una posizione diversa da quella maggioritaria, come se tutto il can can dei giorni scorsi fosse solo una nostra allucinazione.

E non ce ne vorrà il ministro Orlando (e il reggente Martina) se non crediamo alla soffice giustificazione di chi dice «l’importante è essere unitari»: se si avesse così a cuore la solidità percepita da fuori forse si eviterebbero certi toni da tifo. Il tema è un altro: nel Partito democratico tutti si sgolano sulle differenze di posizione ma risultano pochissimo convincenti nei successivi riallineamenti. Tutte le volte. Sempre. Con quella sensazione di fondo che si sia semplicemente rimandata la coltellata e si finga che non sia successo niente.

Poi, però, sono gli stessi che ci dicono che «il Pd si cambia da dentro». E l’ha fatto solo Renzi, pensandoci bene.

Buon venerdì.

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