mercoledì 16 maggio 2018

LA COALIZIONE SAIROUN VINCE IN IRAQ


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I risultati devono ancora essere confermati ma le elezioni parlamentari di domenica in Iraq hanno visto la vittoria del Partito Comunista Iracheno alleato con il movimento sciita guidato da Moqtada al-Sadr nella coalizione Sairoun(In cammino insieme).
Dietro ai probabili vincitori con oltre il 50% dei voti scrutinati l'alleanza Fatah che comprendono le milizie sciite mandate dall'Iran per combattere quelle dell'Isis,guidate dall'influente Hadi al-Amiri che a differenza di al-Sadr che non è filo-iraniano appoggia pienamente le politiche di Teheran.
Il trionfo di Sairoun è dovuto proprio ad essere al di fuori dei giochi che vedono l'Iran ma soprattutto gli Usa volersi spartire l'Iraq che viene fuori martoriato dopo le guerre e l'occupazione americana,e dopo la liberazione non ancora completata pienamente dalle milizie Daesh con l'aiuto determinante iraniano.
Il favorito alla vigilia,l'attuale primo ministro al-Abadi a capo della coalizione Nasr,è solamente terzo in quanto sostenitore dell'invasore americano,che ha visto questo voto un punto di rottura voluta dal popolo iracheno che non vuole e non tollera più alcuna ingerenza estera nel proprio paese,propongo il redazionale di Contropiano(internazionale-news )e quello di Nena news(iraq-elezioni-a-sorpresa-al-sadr-comunisti-in-testa/ ).

Sorpresa in Iraq. Comunisti e sciiti dissidenti vincono le elezioni.

di  Redazione Contropiano 
Il mondo è davvero complicato e riserva sorprese davvero uniche. Prendi un paese sconvolto da quasi 30 di aggressione americana, prima con i bombardamenti e poi con l’occupazione militare; diviso per religioni ed etnie (sciiti, sunniti, cristiani, yazidi, ecc); per qualche anno parzialmente in mano allo Stato Islamico col suo strascico di orrori…

Una volta che si torna o si comincia a votare in questo paese, in cui ogni giorno c’è comunque e ancora qualche scontro armato, un attentato, una vendetta, cosa pensate che possa accadere? Chi ha più possibilità di vincere le elezioni?

Chiunque, meno un partito che si chiami ancora comunista…

E invece in Iraq, dove si è votato domenica, pare proprio che abbiano vinto i comunisti, in alleanza con il partito sciita guidato da Moqtada al-Sadr. Lo spoglio dei voti non è ancora concluso, ma secondo la commissione elettorale questa coalizione ha per il momento oltre il 50% dei consensi, mentre quella guidata dall’attuale primo ministro, Haider al-Abadi, è solo al terzo posto.

Un risultato che rovescia le aspettative, per il blocco di Abadi, che si era presentato – e a ragione – come il principale partner sia degli Stati Uniti che dell’Iran, era nettamente favorito.

Al secondo posto c’è la Fatah Alliance di Hadi al-Amiri, una coalizione sostenuta da Teheran, composta per lo più da gruppi di miliziani di Hashd al-Shaabi, che hanno giocato un ruolo chiave nella guerra contro lo Stato Islamico.

Lunedì erano stati conteggiati oltre il 95% dei voti espressi in 10 delle 18 province del paese.

Neanche in Iraq, ovviamente, la legge elettorale è perfetta, anzi… E dunque l’alleanza tra sciiti scontenti, gruppi di sinistra e laici, pur avendo la maggioranza dei voti, non è detto che possa formare un governo. Questo infatti scaturirà dalle trattative che si apriranno dopo l’ufficializzazione dei risultati finali.

Moqtada al Sadr non può diventare primo ministro, dato che non si era candidato, ma avrà certamente un ruolo chiave nel decidere chi sarà il premier.

Tra i principali temi elettorali c’erano le questioni della corruzione, della disoccupazione e della sicurezza. In quest’ultima voce rientrano anche tutti i problemi nati con la guerra, visto che il paese è stracolmo di milizie armate di tutti i tipi.

La commissione elettorale ha registrato comunque un’affluenza del 44,52%, significativamente inferiore alle precedenti elezioni.

A Baghdad, città in cui viene attribuito il maggior numero di seggi, Sadr e l’alleanza Sairoun, del Partito Comunista Iracheno, hanno ottenuto un numero di voti significativamente maggiore rispetto ai suoi rivali.

Secondo la Reuters, la sola Alleanza Sairoun avrebbe raccolto oltre 1,3 milioni di voti, guadagnando 54 dei 329 seggi in parlamento.

Tra i segreti del successo di questa alleanza c’è sicuramente il fatto che Moqtada al Sadr è estraneo all’influenza sia degli Stati Uniti che dell’Iran, ossia i paesi che si contendono il controllo dell’Iraq dopo la vittoria su Isis.

Ma guarda un po’…

Tutti erano convinti che i comunisti in Iraq fossero semplicemente scomparsi, stritolati tra occupazione yankee e integralismo settario. Viene da pensare, indubbiamente, viste le lamentazioni di tanta compagneria sulle “difficoltà” di fare un serio lavoro politico in Italia!

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IRAQ. Elezioni a sorpresa, al-Sadr-comunisti in testa.

Con metà dei voti scrutinati il primo partito è la coalizione Sairoun, seconde le milizie sciite, solo terzo il favorito premier al-Abadi. Un voto di rottura, verso formazioni che presentano nuove priorità. Terremoto nei rapporti con l’Iran: se le milizie sono legate a doppio filo a Teheran, lo sciita al-Sadr non è affatto un filo-iraniano.

della redazione
Roma, 14 maggio 2018, Nena News – I risultati sono ancora parziali, solo la metà dei voti sono stati scrutinati. Ma i primi dati forniti dalla Commissione elettorale mescolano le carte irachene: alle elezioni parlamentari iracheni, che si sono svolte sabato (bassa l’affluenza, poco superiore al 44%) il favorito, l’attuale primo ministro al-Abadi a capo della coalizione Nasr, “Vittoria”, sarebbe solo terzo. Eppure un recente sondaggio dava la sua popolarità alle stelle: il 79% degli iracheni gradiva la sua politica, soprattutto dopo l’annuncio dello scorso dicembre di sconfitta dello Stato Islamico.

In testa al momento c’è la coalizione Sairoun, “In cammino insieme”, formata dal movimento del religioso sciita Moqtada al-Sadr e dal Partito Comunista iracheno. Segue al secondo posto la coalizione Fatah, “Conquista”, che riunisce le unità di mobilitazione popolare, ovvero le milizie sciite legate all’Iran e guidate dal potente Hadi al-Amiri.

Secondo la Reuters che ha visionato un documento della Commissione elettorale, Sairoun sarebbe prima con 1.3 milioni di voti e 54 seggi su 329, Fatah seconda con 1.2 milioni di voti e 47 seggi e al-Abadi terzo con un milione di preferenze e 42 seggi.

Sul piano geopolitico lo sconquasso è visibile: se al-Sadr non è affatto un filo-iraniano, anzi, ha sempre criticato la longa manus di Teheran sugli affari iracheni tanto d andare a far visita alla monarchia saudita lo scorso anno (stessa cosa fece quasi in contemporanea al-Abadi). le milizie sciite sono in qualche modo la principale espressione dell’Iran in Iraq, armate e addestrate dalla unità di élite delle Guardie Rivoluzionari del generale Suleimani.

Si resta in attesa, dunque, dei risultati definitivi: la vittoria di al-Sadr non significa in automatico la possibilità di formare un governo, una coalizione più ampia sarà di certo necessaria. C’è ancora molto da capire, soprattutto in termini di disaffezione della popolazione (più di un iracheno su due non si è recato alle urne) e di priorità nel post Isis: in molti hanno riconosciuto la loro preferenza a forze relativamente nuove o comunque di rottura, vuoi la forza militare delle milizie sciite, vuoi il discorso anti-corruzione, riformista e a sostegno della classe operaia di al-Sadr. Amiri e al-Sadr sono al momento primi in quattro delle dieci province scrutinate.

Certa è la presa di Baghdad da parte di sadristi e comunisti: Sairoun è prima nella capitale, ma anche nelle province di Wasit, al-Muthanna, Diyala e Dhi Qar. Fatah delle milizie sciite vincerebbe invece Bassora, Kerbala, Babil e al Qadisiya, dunque le aree sud a maggioranza sciita. A Baghdad al-Abadi sarebbe solo quinto, prima di lui il rivale diretto, l’ex premier al-Maliki al terzo posto, e la coalizione sunnita Watanuya dell’ex primo ministro Allawi. Nena News

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